Generati nell'amicizia
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Generati nell'amicizia
GENERATI NELL'AMICIZIA
«Voi siete miei amici, se farete ciò che io comando». Essere fatti amici di Gesù, diventarlo non è opera nostra. È Lui che decide di introdurci in un’alleanza di amore con Lui. Ma rimanere in questa alleanza, dimorare in questa amicizia dipende da noi: in qualunque momento noi possiamo decidere di uscirne. Quando? Quando decidiamo di osservare i suoi comandamenti. Si rimane nella amicizia con Gesù, se osserviamo i suoi comandamenti; ne usciamo, se non osserviamo i suoi comandamenti. L’amicizia è stata giustamente definita: «volere/non volere le stesse cose dell’amico». [Card. Carlo Caffarra, Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore, Bologna, 29-04-2005] href="http://www.caffarra.it/omelia290405.php
Abbiamo conosciuto un santo. Lo pensavamo prima che morisse, lo sappiamo ora che si è allontanato dai nostri occhi. Non è un vago sentimentalismo, di quelli che oggi vanno tanto di moda e addirittura guidano molte scelte degli uomini.
Potremmo dire, con il profeta, «Il Signore me lo ha manifestato e io l'ho saputo» (Ger 11,18). Abbiamo conosciuto il Cardinale Carlo Caffarra, è stato il nostro Arcivescovo a Ferrara, ci siamo sentiti in profonda consonanza, abbiamo gioito del suo insegnamento. Soprattutto, il suo vivere ci ha edificato, nel senso letterale: “costruiti”. Tutti coloro che si sono ritrovati, ora, in questo gruppo di amici hanno motivo di essergli grati. E questa gratitudine si esprime nel riconoscere che la radice di questa amicizia, talvolta solo con il filo sottile di averlo conosciuto, collega uomini e donne di età e nazionalità diverse grazie alla stima per lui.
«Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, [...] noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1 Gv 1,1; 3).
Averlo caro significa aver riconosciuto in lui una trasparenza di Dio, aver scorto nel suo modo di pensare e di fare — e dunque in ciò che lui aveva posto a fondamento della sua vita — la Vita stessa di Dio. Lui voleva/non voleva le stesse cose di Dio. Lui era amico di Dio. A questa amicizia abbiamo dato fiducia, ci è servita per approfondire la nostra con il Signore.
Non ci sorprende affatto, adesso, avere riscontro di tante persone che, avendo seguito anche da lontano il suo insegnamento tramite il sito www.caffarra.it, desiderano onorare la memoria di un maestro. E di un amico.
Siamo qui per questo, per stringere legami che il Cardinale aveva già delineato con il suo servizio a Cristo. Siamo qui per incontrare altri amici sulla strada da lui tracciata, quella che ci indicò al suo ingresso, quando la diocesi — lui disse — prese possesso della sua povera persona. In quella omelia, del 4 novembre 1995, troviamo ancora immutate le ragioni del nostro amore e la identica consolazione. Le preghiere che allora chiedeva per sé, oggi sia lui ad ottenerle per noi.
«Sono in mezzo a voi nel nome di Cristo, nell’unione la più profonda possibile col suo vicario, il Papa, al quale in questo momento rinnovo ancora una volta, il solenne e gioioso giuramento di fedeltà e totale obbedienza, anche a nome di voi tutti fedeli di questa santa Chiesa. Ed è a Cristo che dovrò rendere conto. Non chiedetemi di essere altro o di fare qualcosa d’altro, se non fungere da ambasciatore di Cristo, essere suo servo: segno del Suo amore per ciascuno di voi, senza nessuna discriminazione. Servo del suo amore per la vostra salvezza, perché non accogliate invano la grazia di Dio. Il mio programma pastorale? Non ne ho nessuno, cercherò di non averne nessuno, poiché il programma esiste già: il Vangelo di Cristo. Solo esso dovrò annunciare; solo esso dobbiamo vivere; solo di esso dobbiamo “far festa e rallegrarsi”. […] Pregate dunque perché il Vostro pastore sia sempre esemplare: non aspiri alle prosperità della vita presente, non tema le avversità, disprezzi le lusinghe dei potenti di questo mondo, volgendosi sempre al conforto della dolcezza della contemplazione interiore. Pregate perché sia sempre discreto nel suo silenzio e utile nella sua parola, vicino a ciascuno colla compassione e più di tutti dedito alla contemplazione, umile alleato di chi fa il bene ma inflessibile persecutore dell’errore e del male, e soprattutto abbia in sé viscere di misericordia verso tutti». http://www.caffarra.it/om041195.php
CM
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