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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Festa della Santissima Trinità
Pieve di Cento, 26 maggio 2013


1. La Chiesa oggi celebra una festa un po’ singolare. Essa nella Liturgia celebra sempre un mistero della vita di Gesù: la sua nascita, la sua morte, la sua risurrezione. Oggi, per così dire, non celebra nessun mistero particolare della vita di Gesù, ma accoglie semplicemente la rivelazione che Dio fa della sua vita intima, vita di relazione fra tre persone divine – il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo – nell’unica natura divina.

Possiamo dunque chiederci: perché Dio ha voluto rivelarci il più intimo mistero di Se stesso, la sua vita intima?

La rivelazione che Dio ha fatto di Se stesso è un atto di profondo amore, il segno della più profonda amicizia verso l’uomo. Durante l’ultima cena Gesù ci ha detto: "non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il padrone; ma io vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi" [Gv 15, 15].

Non è forse così anche tra le persone umane? Noi non diciamo i nostri segreti più intimi a chiunque. Li diciamo solo alle persone che amiamo profondamente e dalle quali ci sentiamo amati. Un grande maestro della nostra fede, S. Tommaso d’Aquino, scrive: "questo è caratteristico dell’amicizia, che l’amico riveli i suoi segreti all’amico. Poiché l’amicizia unisce gli affetti e dei due fa quasi un cuore solo, a nessuno sembra di fare uscire dal segreto del suo cuore ciò che rivela all’amico" [Contra Gentes IV, 22].

La Chiesa dunque oggi vuole celebrare nella lode il fatto che essa sia stata introdotta nei segreti di Dio.

2. Ma la nostra ammirazione ed il nostro stupore crescono quando consideriamo il modo con cui Dio ci ha rivelato la sua vita intima.

Dio si è rivelato mediante le azioni che Egli compie per la nostra salvezza. Dal modo con cui Dio agisce, noi, mediante la fede, siamo istruiti sulla sua vita intima.

Riascoltiamo attentamente la seconda lettura. L’apostolo Paolo ci ha detto: "giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo". Fate bene attenzione! L’apostolo ci dice che noi siamo ora in pace con Dio: siamo in un rapporto buono, bello, gioioso con Dio. Chi ha compiuto quest’opera di riconciliazione? "Per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo". E’ Gesù che ci ha reintrodotti nell’alleanza, nell’amicizia con Dio. Poi il testo prosegue: "l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". Abbiamo bisogno di "sentire" che Dio ci ama, perché non cadiamo nella disperazione; e dobbiamo essere capaci di corrispondere all’amore di Dio. E’ lo Spirito Santo che riversa nel nostro cuore l’amore con cui Dio ci ama: ce ne dona l’esperienza; e nello stesso tempo ci rende capaci di corrispondere.

Vedete, cari fratelli e sorelle, come l’apostolo Paolo narrandoci la storia della nostra salvezza, parla delle tre persone della SS. Trinità: Dio – il Padre, col quale siamo amici; Nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale siamo rientrati nell’amicizia col Padre; lo Spirito Santo, nel quale noi diventiamo realmente partecipi dei frutti dell’opera di Gesù.

Dio ci rivela Se stesso, ci rivela che è tre persone – Padre, Figlio, e Spirito Santo – perché tutte e tre compiono l’opera della nostra salvezza. Salvandoci, si rivelano.

3. Possiamo infine, porci una terza ed ultima domanda: perché Dio, decidendo di rivelarci la sua vita intima, ha deciso di farlo attraverso la storia della nostra salvezza?

Perché lo scopo che Dio si proponeva era precisamente di introdurci nella sua stessa vita divina. Ascoltiamo ancora S. Paolo: "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbá, Padre" [Gal 4, 4-5].

Vedete che "entrano in scena" le tre persone divine, che si rivelano compiendo un’opera straordinaria: introdurre ciascuno di noi, come figli adottivi nel Figlio naturale Gesù, nelle relazioni che vivono eternamente le Tre persone divine.

Oggi dunque è la festa della persona umana, poiché di essa viene proclamata la dignità suprema. Ma è ancor più la glorificazione di Dio. Quanto più eleva la sua creatura, tanto più manifesta e dispiega la sua gloria. "La gloria di Dio è l’uomo vivente; la vita dell’uomo è la conoscenza di Dio" [S. Ireneo].