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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di San Giovanni Battista
Sovrano Militare Ordine di Malta
Venezia, 25 giugno 2016


È grande dono del Signore ed onore per la mia persona poter celebrare la solennità del vostro patrono con voi, in questa chiesa del Gran Priorato di Lombardia e Venezia. Come chiede la Liturgia cercherò di darvi un piccolo aiuto per la comprensione della Parola appena annunciata, e del Mistero del vostro Santo Patrono.

Partiamo dalla considerazione di un fatto incontestabile. Come risulta chiaramente anche dalla seconda lettura, la predicazione apostolica ha custodito fedelmente non solo la memoria della persona di Giovanni, ma anche la memoria della sua catechesi. L’Apostolo Paolo, sempre nella seconda lettura, sintetizza tutta la predicazione del Precursore nel modo seguente: predicava un battesimo di penitenza, cioè di conversione. Questa predicazione, questo pressante invito alla conversione doveva continuare a risuonare dentro la Chiesa, tra il popolo cristiano.

Cari amici, questo fatto ci fa scoprire una dimensione essenziale della vita cristiana. Essa deve essere caratterizzata da una conversione permanente. Per quale ragione? Mediante il battesimo siamo stati rivestiti di Cristo. Siamo stati cioè conformati a Lui. Questo dono sublime, questa grazia diventa un compito per la nostra libertà, nel senso che dobbiamo “convertirci” continuamente dal nostro modo di pensare, dal nostro modo di valutare cose e situazioni, dal nostro modo di agire, al modo di pensare, di valutare cose e situazioni, di agire di Gesù.

«Diceva Giovanni sul finire della sua missione: io non sono quello che voi pensate! Ma ecco viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali». Giovanni esiste in vista di un Altro. L’attenzione non deve trattenersi su di lui; egli esiste solamente per indirizzare i nostri sguardi sul Signore Gesù. Ora comprendiamo bene perché gli Apostoli hanno voluto che la Chiesa lungo i secoli continuasse ad ascoltare la predicazione di Giovanni: siamo continuamente nel pericolo di non guardare a Gesù, ma in altre direzioni. Pietro, come racconta il Vangelo, quando camminava sulle acque del lago in tempesta, cominciò ad affondare perché distolse lo sguardo da Gesù, e lo posò sull’acqua.

Ma che cosa concretamente vuol dire “non distogliere lo sguardo da Gesù”? Vuol dire dimorare nella Sua Parola, come ci è trasmessa dalla Chiesa, e che troviamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Quando sentite voci diverse da quella fede che avete appreso sulle ginocchia di vostra madre, verificate se quelle voci sono o no in accordo col Catechismo. E tirate le dovute conseguenze.

Vorrei ora richiamare brevemente la vostra attenzione su un particolare del racconto evangelico, così narrato: «Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino, e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”».

L’imposizione del nome avveniva sempre durante la circoncisione. Questa significava l’appartenenza del neonato alla discendenza di Abramo, e quindi l’acquisizione del diritto ad ereditare le promesse che Dio aveva fatto al Patriarca. Il nome quindi indicava chi era il nuovo discendente di Abramo. Pertanto era normale che fosse un nome già portato da un parente, da un ascendente della propria genealogia.

Ma nel caso di Giovanni avviene qualcosa di straordinario. È Dio stesso che mediante il suo angelo dice al padre come lo doveva chiamare. È il segno che con Giovanni sorge l’aurora del Sole di Giustizia Cristo Signore. È il segno che a Giovanni sarà affidato da Dio medesimo un compito, una missione singolare: indicare la presenza del Salvatore nel mondo.

Cari amici, i vostri Padri fondatori hanno posto l’Ordine sotto il patronato di Giovanni Battista. Da ciò posso dedurre che essi hanno intuito un’analogia tra la missione di Giovanni e la vostra. Discorrere compiutamente su questa analogia esigerebbe troppo tempo. Mi limito ad un punto.

Una dimensione essenziale del vostro carisma è la tuitio fidei. Gesù parlando un giorno di Giovanni ne mise in luce la singolare fortezza: “in lui non avete visto una canna sbattuta dal vento o uno vestito in vesti preziose”. Egli morì martire della santità del matrimonio, condannato da un re stupido e ubriaco sedotto da una sgualdrina, consigliata da una madre crudele e corrotta. Cari amici, la vostra storia è piena di numerosi vostri fratelli che hanno dato la vita per il Vangelo, e per la difesa della Chiesa. Anche a voi il Signore chiede una forte testimonianza alla verità del Vangelo: siate degni della spirituale genealogia in cui il Signore vi ha collocati. Poiché là dove non c’è combattimento non c’è fede.