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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Conferimento del mandato ai catechisti
Cattedrale, 22 settembre 2013


"Solleva l'indigente dalla polvere…per farlo sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo": così il cantore ha cantato a nome nostro nel Salmo responsoriale. Queste parole dicono il dono che Dio ha fatto a voi catechisti. Vi chiama ad essere cooperatori col Vescovo nell'azione grandiosa di trasmettere, attraverso la catechesi, la luce della fede.

Poniamoci dunque in ascolto docile della Parola di Dio appena proclamata, per avere una conoscenza più profonda dell'intima natura del vostro servizio.

1. Il Vangelo, come sempre, sconcerta. Si ha l'impressione ad una prima lettura, che Gesù presenti come modello ai neo-presbiteri e a tutti noi, un amministratore disonesto ed infedele nei confronti del suo padrone.

Ma, cari fedeli, facciamo bene attenzione. Ciò che offre a Gesù l'occasione per donarci il suo insegnamento non è la disonestà dell'amministratore infedele. Né ancor meno è lodata la disonestà. Il padrone della parabola – Gesù non ammira la disonestà, ma la scaltrezza dimostrata. Gesù ammira l'uso dell'intelligenza che i figli delle tenebre fanno nel loro ambito, per operare ciò che è male, mentre lamenta l'inerzia dei figli della luce nel fare ciò che è bene. "I figli di questo mondo….verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce".

Cari catechisti, al centro dunque della pagina evangelica troviamo l'idea della scaltrezza, che Gesù vede scarseggiare nei suoi discepoli.

Quest'attitudine è indicata nel testo originale, con un termine che è un termine chiave nel vocabolario cristiano. Esso denota l'attitudine del cristiano che, conoscendo profondamente il progetto del Padre sull'uomo [cfr. Ef 1,8; Col 1,9], sa come muoversi dentro alle vicende che tessono la trama della sua vita. E' la capacità di interpretare sapientemente la situazione che ci troviamo a vivere, e di comportarsi coerentemente.

In questo senso la parabola diventa chiara. L'amministratore si trova a vivere in una situazione difficile: sarà licenziato. In questa condizione non si scoraggia, non si arrende: mette in atto la sua ragione per uscirne.

Anche i discepoli di Gesù vivono nel mondo; hanno quotidianamente a che fare con difficoltà di ogni genere. Essi devono viverle secondo la parola di Gesù, facendo uso della propria ragione illuminata dalla fede.

In sostanza: Gesù ci esorta ad usare bene la nostra intelligenza nelle cose di Dio; ad usarla conformemente ai criteri del progetto salvifico del Padre.

2. Carissimi catechisti, è lo Spirito Santo che interiormente ci guida a questo difficile discernimento.

Esso presuppone una profonda trasformazione della nostra mente, possibile solamente se al contempo non ci conformiamo supinamente alla mentalità corrente. E' precisamente questa trasformazione che lo Spirito Santo opera in noi.

La sua presenza in noi ha come scopo di renderci sempre più simili a Cristo: Egli ci fa essere, vivere, pensare come e in Cristo. Così rinnovati, la nostra persona diventa capace di discernere in ogni situazione la via di Dio.

Avrete notato che Gesù per indicare i suoi discepoli usa un'espressione molto suggestiva: ci chiama "figli della luce". L'apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso, riprende la denominazione di Gesù: "se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce….cercate ciò che è gradito al Signore" [Ef 5, 8.10]. I veri figli della luce sono coloro che sono capaci di comportarsi come tali, perché lo Spirito Santo dona loro la capacità di discernere ciò che è gradito al Signore.

Questa operazione che lo Spirito Santo compie in noi, mi conduce a due riflessioni conclusive.

La prima. Cari catechisti, voi siete mandati dalla Chiesa alla missione più importante: trasmettere la fede della Chiesa. Questa non è un'azione puramente umana, come potrebbe essere l'insegnamento di una materia a scuola. E' un'azione che voi compite "nello Spirito Santo".

Che cosa significa "nello Spirito Santo"? Molte cose, ma due sono particolarmente importanti. Dire "nello Spirito Santo" significa "nella Chiesa": voi trasmettete la fede della Chiesa, perché siete "nello Spirito Santo".

Inoltre, "nello Spirito Santo" significa "nella forza dello Spirito Santo". Sono ben consapevole delle difficoltà che incontrate. Non scoraggiatevi. E' nella potenza dello Spirito che voi agite.

La seconda conclusione ve la dico con un testo stupendo di S. Agostino. "Ora, per tutte le cose che capiamo, non ci rivolgiamo a chi parla con voce che risuona da fuori, ma alla verità che interiormente presiede la stessa mente, forse invitati a farlo dalle parole" [De Magistro XI, 37]. Dentro al cuore di chi ascolta la vostra catechesi abita un "catechista interiore". E' in realtà Lui stesso che fa catechismo nel cuore, mentre voi fate risuonare la catechesi alla orecchie.

Carissimi catechisti: pregate per ricevere in questa Eucarestia la forza dello Spirito. E sarete capaci di diventare testimoni della verità che salva.