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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità dell’Assunzione di Maria
Seminario, 15 agosto 2011


La Chiesa oggi celebra la più importante e solenne festa mariana: la assunzione al cielo di Maria.

Per ricordarci quale è il mistero mariano che stiamo celebrando, possiamo ricorrere alle parole con cui Pio XII di v.m. dichiarò infallibilmente questa verità della nostra fede. Dice dunque il Magistero della Chiesa: "l’Augusta Madre di Dio… ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo" [Cost. Ap. Munificentissimus Deus, AAS 42(1950), 796]. Dunque il mistero mariano che oggi celebriamo è il seguente: Maria, in Cristo e per mezzo di Cristo, ha già vinto la morte ed è già, anche col suo corpo, nella gloria celeste.

1. Se vogliamo avere una qualche comprensione di questo fatto, ci viene in aiuto l’apostolo Paolo nella seconda lettura.

Egli ci rivela che la persona umana, ciascuno di noi, è come radicato in un duplice principio.

Siamo radicati in Adamo e come incorporati a lui, dal quale abbiamo in eredità sofferenza, morte e peccato. Ma, ci insegna l’Apostolo, siamo incorporati, radicati anche in Cristo risorto, il nuovo Adamo, e così la sua vita incorruttibile è già in noi. "Essere in Cristo", infatti, significa appartenere già alla nuova creazione; vivere già della vita del Risorto.

Due destini si incrociano così nella nostra vicenda umana: un destino di morte, in conseguenza della nostra incorporazione ad Adamo; un destino di vita, in conseguenza della nostra incorporazione a Cristo.

Come si estingue, si abbandona la prima e si entra nella seconda? Mediante la fede ed i sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia. La vera scelta decisiva del nostro destino quindi è la fede. Riascoltiamo l’Apostolo: "se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo".

La Chiesa, nel suo Magistero infallibile, oggi ci dice che Maria fu talmente incorporata a Cristo, talmente radicata e fondata in Lui, che al termine della sua vita terrena divenne subito partecipe della vita incorruttibile del suo Figlio risorto, anche nel suo corpo. Esso quindi non conobbe il disfacimento del sepolcro ma fu subito rivestito di immortalità. Maria vive già quello che noi proclamiamo nel Credo: "aspetto la risurrezione dei morti e la vita eterna".

2. Grande è la luce che emana da questo mistero mariano; veramente esso ci fa conoscere verità circa la nostra persona che sono di fondamentale importanza.

Fra poco nel prefazio diremo: "in Lei… hai fatto risplendere per il tuo popolo pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza".

"Sicura speranza" in che cosa? Che il nostro destino definitivo non è quel poco di cenere in cui saremo ridotti nel sepolcro; che la nostra sorte ultima non è il nulla eterno. In Maria vediamo anticipato ciò che accadrà in ciascuno di noi, se resteremo incorporati a Cristo: l’ingresso nella vita eterna.

"Vita eterna" è certamente una realtà che con molta difficoltà e imprecisione possiamo descrivere. Ma che cosa essa sia nella sua sostanza, ci viene comunque detto dalla Parola di Dio. È la vita che noi vivremo con il Padre in Cristo, per sempre. È questa vita il nostro destino finale.

Ma c’è anche un’altra grande verità circa la nostra persona, che l’odierna festa mariana ci rivela. Non una parte di noi stessi solamente vivrà in Cristo risorto col Padre, ma tutta la nostra realtà umana, dunque anche il nostro corpo. Più precisamente: la nostra persona intera, corpo e spirito, vivrà col Padre in Cristo. Tutta la nostra persona e tutto ciò che l’ha plasmata durante questa vita, sarà accolta dal Padre nella sua eternità; sarà trasformata nella divina incorruttibilità. Niente andrà perso: tutto sarà purificato, trasformato, glorificato. O se vogliamo usare il vocabolario liturgico odierno: sarà "assunto in cielo". Quello che disse Gesù, tutti i capelli del nostro capo sono contati [cfr. Mt. 10,30], non è un’esagerazione.

Cari fratelli e sorelle, la liturgia non ci illude. Come avete sentito nella prima lettura, la nostra vita sulla terra trascorre nel contesto di uno scontro tra il drago e la donna, il bene ed il male. Mi piace allora terminare con una preghiera di san Bernardo.

"Ti preghiamo, o benedetta… fa’ che colui che per te s’è degnato di farsi partecipe della nostra miseria ed infermità, grazie alla tua preghiera ci faccia partecipe delle sue grazie, della sua beatitudine ed eterna gloria". [Sermone 2 di Avvento, 5: PL 183, 43]. Amen.