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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Tredicesima per Annum (B)
Cento, 1 luglio 2012


Come avete sentito, cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica narra due miracoli compiuti da Gesù: una guarigione, e una risurrezione. Essi meritano di essere considerati separatamente.

1. Il primo miracolo mette in risalto due fatti. Una donna si trova in una condizione, è colpita da una malattia che non può trovare soluzione nei mezzi umani. L’evangelista lo sottolinea molto accuratamente: "aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando".

L’altro fatto è la fede semplice di questa donna: "se riuscirò a toccare anche il suo mantello, sarò guarita". È questa fiducia nella potenza di Gesù che guarisce la donna: "e all’istante le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era guarita da quel male". È Gesù stesso che lo riconosce: "figlia, la tua fede ti ha salvata".

Cari amici, quest’umile donna ci dona un insegnamento assai profondo, poiché col suo comportamento ci mostra una dimensione essenziale della fede.

Essa è la possibilità dell’impossibile: la possibilità di Dio dentro l’impossibilità dell’uomo. Cioè: se ci affidiamo al Signore, ciò che secondo le misure umane è impossibile, Dio lo compie, perché a Lui nulla è impossibile. La Scrittura lo dice chiaramente a proposito di Sara, la moglie di Abramo: "per fede … Sara, sebbene fuori dall’età [ecco l’impossibilità umana], ricevette la possibilità di diventare madre [ecco la possibilità divina] perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa" [Eb 11,11-12].

Gesù dispone di energia divina, e a coloro che lo "toccano" con fede, dona guarigione e salvezza.

2. Ma sembra comunque esserci un limite a tutto questo: la morte. Del resto, il poeta non ha forse detto: "anche la speme, ultima dea, fuggi i sepolcri"? La fede può forse qualcosa contro la morte? Riascoltiamo, fratelli e sorelle, con docilità la Parola di Dio.

Essa ci dice in primo luogo una profonda verità al riguardo: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza". La morte è estranea al progetto di Dio; essa non fa parte del suo disegno creativo; è un elemento di disturbo. In una parola è "nemica" di Dio.

La ragione è che "la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo": è, ultimamente, opera del Satana. E come abbiamo sentito, Dio "non gode della rovina dei viventi". Egli quindi non può sopportare che la morte abbia l’ultima parola: sarebbe la sconfitta di Dio creatore.

Cari amici, siamo così entrati nel significato più profondo del secondo racconto evangelico: la risurrezione di una bambina.

Noi che leggiamo questa pagina dopo la risurrezione di Gesù, comprendiamo che questo fatto è stato la prefigurazione della vittoria di Gesù anche sulla morte. E questo racconto diventa conforto per le parole dette da Gesù: "non temere, continua solo ad avere fede". Non temere neppure di fronte alla morte; anche di fronte alla morte non venga meno la tua fiducia nella potenza e nell’amore di Gesù. Egli, infatti, sapendo che siamo destinati alla morte, è divenuto partecipe della nostra condizione mortale…"per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita" [Eb 2,14-15].

3. Cari fratelli e sorelle, sono sicuro che la pagina evangelica e le mie povere parole hanno nel vostro cuore questa sera una risonanza drammatica.

Non è difficile per voi identificarvi colla donna guarita da Gesù, col padre della bambina morta. Siete piombati in una condizione che a volte può sembrare senza via di uscita, poiché la potenza distruttrice che avete sperimentato può avere estinto in voi anche la speranza. È questa l’impossibilità umana di cui parlavo.

"Non temere" dice questa sera Gesù a ciascuno di voi "continua solo ad avere fede": l’umile, semplice fede della donna guarita. Ed allora potrete fare vostre con tutta sincerità le parole del Salmo: "Signore, mio Dio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore mi ha fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba". Se continueremo ad avere fede, anche noi, faticosamente, potremo giungere all’esperienza del salmista: "hai mutato il mio lamento in danza; Signore, mio Dio, ti loderò per sempre".