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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI
Cattedrale Ferrara 17 giugno 2001

1. "Adoro Te devote, latens deitas, quae sub his figuris vere latitas. Ti adoro devotamente, o Dio nascosto, che sotto questi segni a noi ti celi".

Noi ti adoriamo, o Cristo, nascosto ma veramente presente sotto le sacre speci del pane. Noi in questo momento non facciamo solo memoria di Te o di ciò che Tu ci hai detto: siamo realmente alla tua presenza. Noi ti adoriamo: Tu sei il Verbo unigenito del Padre; Tu sei l’irradiazione della sua gloria e l’impronta della sua sostanza; Tu sostieni tutto con la potenza della tua parola, poiché tutte le cose sono state create per mezzo di Te ed in vista di Te, e tutto trovano in Te la loro consistenza intelligibile. Noi ti adoriamo, centro della storia e del cosmo, risposta completa ad ogni nostro vero desiderio umano. Cibandoci di questo cibo noi diventiamo eterni, perchè Tu sei il pane della vita eterna.

Il nostro guardare tutti verso di Te, Dio nascosto sotto le sante speci, è il simbolo di tutta l’umanità che consapevolmente o inconsapevolmente è tesa verso di Te: per essere da te introdotta nella vera vita. Nel frammento di pane apparente che giace su questa mensa è concentrato tutto il destino del mondo e di ogni persona umana. Esso, quel frammento nel quale noi adoriamo Te, è veramente il punto sul quale tutta la terra può essere sollevata.

2. "Deum tamen meum te confiteor: praesta mea menti de te vivere et te illi semper dulce sapere. Ti confesso mio Dio: fa che la mia mente viva di te e gusti sempre il tuo dolce sapore".

Oggi siamo usciti dalle nostre chiese ed abbiamo voluto camminare con Te sulle strade della nostra città, sulle strade dove l’uomo cammina.

Noi ti abbiamo confessato Dio nostro: non Dio e Signore semplicemente dell’umanità, ma Dio della vita concreta di ciascuno di noi e di questa città. Ti preghiamo: fa che la mente di ciascuno di noi viva di te. Vivere di te: trovare in Te la verità e il bene di noi stessi e della società in cui viviamo, perché abbiamo perduto, stiamo perdendo noi stessi, rassegnati come siamo a vivere al di sotto della nostra dignità! Rassegnati a fare del grande desiderio di amore che unisce l’uomo e la donna nel matrimonio un contratto a termine; del grande desiderio di giustizia che chiede il riconoscimento della dignità di ogni persona una coesistenza di egoismi opposti; del grande desiderio di libertà un permissivismo insensato e noioso; del grande desiderio di verità un inconcludente scambio di opinioni.

Al calare del giorno, noi veniamo affamati a Te: ecco i cinque pani e i due pesci che abbiamo nelle mani. Che cosa sono per sfamarci fino alla sazietà? Ma noi li poniamo nelle tue mani perché tu li benedica, li spezzi e ridoni noi stessi a noi stessi: nell’integrità della nostra umanità santificata e trasfigurata dal tuo sangue.

3. "O pio pellicano, Gesù Signore, purifica me immondo col tuo sangue". Questo altare diventi questa sera sorgente da cui sgorga il sangue che lava questa città, che lava ogni suo abitante, che lava ciascuno di noi.

Penetri quest’onda salutare nel cuore di noi sacerdoti, perché non degradiamo il nostro amore a burocrazia del sacro; nel cuore delle nostre religiose, perché in esso sia fatto spazio solo allo Sposo, Cristo; nel cuore dei nostri sposi, perché siano vero sacramento dell’amore di Cristo verso la Chiesa; nel cuore dei nostri giovani, perché siano le vere sentinelle del terzo millennio; nel cuore dei nostri bambini, perché nessuno osi deturparne la dignità; nel cuore dei nostri anziani ed ammalati, perché non sia vano il loro soffrire.

O pio pellicano, Gesù Signore!