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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Settimana Mariana
ORDINAZIONI PRESBITERALI
Cattedrale
11 ottobre 2003

1. "Mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a Lui, gli domandò: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Carissimi fratelli e sorelle, in questa persona che corre incontro a Gesù per chiedergli cosa deve fare per avere la vita eterna, riconosciamo ogni uomo ed ogni donna che, consapevolmente od inconsapevolmente, cerca di incontrare Cristo per avere da Lui la risposta alla domanda fondamentale della vita. Ciò che questa persona (un giovane, precisa il Vangelo di Matteo) chiede non è in ultima analisi di conoscere quali regole osservare, ma piuttosto come dare pienezza di significato alla sua vita: avere, vivere una vita eterna. È la domanda che sgorga dalla profondità del cuore umano; ineludibile per ogni persona.

In questo giovane della narrazione evangelica noi riconosciamo questa sera anche Fabio e Giampiero. Anch’essi, ad un certo momento della loro vita corsero incontro a Cristo, e gettandosi in ginocchio davanti a Lui, gli chiesero come potessero vivere una vita piena di senso, una vita eterna. Sì, perché è a Cristo che ogni uomo, anche l’uomo di oggi, deve volgersi ed avvicinarsi: se vuole comprendere se stesso fino in fondo, non secondo misure parziali e superficiali. Siamo qui, questa sera, per celebrare l’incontro di due giovani con Cristo; per dire ai tanti giovani presenti: correte incontro a Cristo; gettatevi in ginocchio davanti e Lui e chiedetegli: che cosa devo fare per avere la vita eterna?

È allora assai importante che cogliamo il senso profondo della risposta di Gesù, soprattutto là dove essa raggiunge la massima intensità: "una cosa sola ti manca: va, vendi tutto quello che hai … poi vieni e seguimi". Come mai questo giovane, pur potendo dire con tutta sincerità di aver sempre osservato l’intera legge di Dio, non è soddisfatto? Egli ha subíto l’incanto di Cristo [Christi incantationem: S. Agostino, Discorso 224,2, NBA XXXII/1, pag. 370]. Affascinato da Cristo, egli ha intravisto in Lui una pienezza di Verità, di Bene, di Bellezza che tutta la legge morale fedelmente osservata non gli aveva né fatta intravedere né sospettare. E nella luce di Cristo ha compreso se stesso: ha compreso se stesso e la sua vocazione. È stato collocato dentro uno sguardo di amore ["fissatolo, lo amò"] che provoca la sua libertà a compiere quel dono di se stesso, intero ed incondizionato, nel quale solamente la persona può realizzarsi pienamente: "vieni e seguimi". È proposto un "salto di qualità" di vita. Non basta l’obbedienza ai comandamenti: è donato e chiesto all’uomo di aderire alla persona di Cristo.

Anche Fabio e Giampiero sono stati posti nello spazio di questo "incantesimo di Cristo": fissati da Lui ed amati. Hanno ricevuto il dono della proposta: "va, vendi tutto [lascia e spogliati di tutto]… vieni e seguimi". Questa sera la risposta di Fabio e Giampiero viene solennemente sancita nel e dal santo sacramento della ordinazione sacerdotale: per sempre, incondizionatamente, perché muoiono a se stessi per vivere solo in Cristo. Carissimi giovani presenti, dico anche a voi con S. Agostino: "contro le insinuazioni del Satana, lasciatevi incantare da Cristo".

2. "Ha affidato a noi il ministero della riconciliazione". Cristo associa Fabio e Giampiero all’opera della redenzione. Ecco che cosa intende dire a ciascuno di loro, quando dice "vieni e seguimi": "sii ministro del dono che io faccio all’uomo; sii mio ambasciatore, perché Dio esorterà ogni uomo per mezzo tuo".

Questa oggettiva identificazione della loro persona colla persona di Cristo sarà operata dallo Spirito Santo mediante l’imposizione delle mie mani. Essi saranno inseriti nel mistero della redenzione dell’uomo. Il senso della loro vita sarà di essere da ora e per sempre il sacramento vivente del Cristo venuto a donare la vita per la dignità dell’uomo.

Immersi nel grande mistero della redenzione, Fabio e Giampiero da questa sera vedono con occhi nuovi la dignità dell’uomo, dal momento che Dio attraverso loro sene prende cura infinita: consapevoli e della misura della miseria umana e della misura della misericordia di Dio.

Celebriamo questa sera la fedeltà di Cristo alla sua sposa, la Chiesa. Egli non la lascia mai. Attraverso i suoi ministri permane la presenza reale del suo Sacrificio; continua il suo Magistero di grazia e di verità; i suoi fedeli sono la Lui quotidianamente guidati ai pascoli della vita. Nella gioia che vedo in ciascuno di voi è presente la gioia di tutta la Chiesa: la gioia di sentirsi amata dal suo Sposo.

Carissimi Fabio e Giampiero, avete pregato e vi fu elargita la prudenza; avete implorato e verrà fra poco in voi lo Spirito di sapienza: la sapienza di seguire Cristo, la sapienza che è Cristo. Amatela più della salute e della bellezza; preferite il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che da essa promana. Insieme con essa, verranno a voi tutti i beni.