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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XV DOMENICA PER ANNUM (A)
Portogaribaldi, 11 luglio 1999

1. "Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare… mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. Egli parlò loro in molte parabole". Carissimi fratelli e sorelle: nei suoi aspetti essenziali, l’inizio della pagina evangelica narra esattamente ciò che sta succedendo ora fra noi. Che cosa? E’ Gesù stesso che è presente in mezzo a noi e che ci sta parlando attraverso la lettura e la spiegazione del S. Vangelo. Egli "è presente nella sua parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la S. Scrittura" [Cost. Sacrosanctum Concilium, 7,1]. Ed attorno a Cristo, seduti, siete tutti voi.

Di che cosa oggi ci parla il Signore? Precisamente della sua Parola che oggi, ogni domenica, viene annunciata e predicata. Narra, per così dire, la vicenda della sua Parola.

Dobbiamo partire da un’affermazione che Gesù fa: Egli dice che la sua parola [vi ripeto: la sua Parola è questa che avete sentito e state sentendo ora] è un SEME. Cioè: come un seme che ha in se stesso una forza misteriosa che lo fa vivo e lo fa crescere, così la Parola di Gesù ha in se stessa e per se stessa una forza vitale che si mostra progressivamente nel tempo dovuto, nella stagione dovuta. Noi dobbiamo percepire la diversità essenziale fra la parola del Signore e la parola umana: non esprime solamente, ma produce ciò che dice. E’ efficace. Un testo del N.T. dice: "La parola di Dio … è viva ed efficace e più affilata di qualunque spada a due tagli; essa penetra fino a dividere anima e spirito, giunture e midollo, e a distinguere i sentimenti e i pensieri del cuore" (Eb 4,12) [cfr. la prima lettura].

Ma nello stesso tempo in cui Gesù ci rivela questo, Egli ci dice anche che la "sorte" delle sue parole non è sempre identica: non sempre cioè esse producono il loro frutto! Forse perché esistono parole del Signore più efficaci, ed altre meno efficaci? Non precisamente! Ma perché, diversa è la condizione in cui si trova chi l’ascolta e quindi l’attitudine in cui può essere ascoltata. Prestate però bene attenzione! Ciò che la parola di Gesù produce nella nostra esistenza, il suo frutto, non è causato dalla nostra disponibilità: non è la fede e non è la fedeltà che produce. Essa è solo la condizione perché non impediamo alla parola di produrre in noi i suoi frutti. E pertanto, quando venisse meno in noi questa disponibilità all’ascolto, la parola che state udendo sarebbe impedita di esercitare la sua forza. E’ per questo che S. Paolo scrivendo ai cristiani di Tessalonica, dice "Voi la riceveste non come parola di uomini, ma, com’è in realtà, parola di Dio, che opera in voi che credete" (1Ts 2,13). La parola dell’apostolo, che ora vi sta parlando, se accolta con fede, opera in colui che crede; resta impedita in e da colui che non crede.

2. Ma che cosa significa "accogliere con fede – non accogliere con fede" la parola del Signore? Gesù ipotizza quattro situazioni diverse in cui può venirsi a trovare la predicazione della sua Parola.

La prima situazione è quella che occorre quando uno ascolta, ma non vuole comprenderla: è come seminare sopra una strada. E’ la situazione di chi non vuole penetrare, meditare ciò che ascolta: ha il cuore lontano.

La seconda situazione: è quella che occorre quando uno, pur avendo ascoltato, non custodisce nel suo cuore quella parola che ha ascoltato: non la conserva, meditandola – e ciò o prima o poi succede – che la fedeltà alla parola udita lo pone in situazioni di gravi difficoltà, egli dimentica ciò che ha udito ed accolto.

La terza situazione è quella che occorre quando uno, pur avendo ascoltato la parola del Signore, la riceve in un cuore che è abitato da preoccupazioni proprie di questo mondo. La parola del Signore è extra-mondano e anti-mondana e non può non scatenare dentro al cuore un conflitto tra le sue esigenze e "la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza". Ed allora lascia, dimentica la parola ascoltata e rimane nelle tenebre.

La quarta situazione è quella di colui che ascolta, comprende, medita e conserva nel suo cuore la parola ascoltata: nonostante le persecuzioni che può incontrare e i "desideri della carne" che sente nel suo cuore. In questi, la parola ascoltata può produrre tutti i suoi frutti.

A questi Gesù dice: "beati i vostri occhi perché vedono…". Ed infatti: "se voi rimanete nella mia parola siete veramente miei discepoli e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi".