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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA  PRESENTAZIONE AL TEMPIO: GIORNATA DELLA VITA
CATTEDRALE  2 febbraio 1997

1. “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”. Celebriamo in questa divina liturgia il mistero dell’offerta che Giuseppe e Maria fecero del bambino Gesù al Tempio. Essi andarono al tempio “per adempiere la Legge” come dice il Vangelo: riconoscere che il bambino era del Signore Iddio. E’ durante questa offerta-presentazione che l’uomo, Simeone, vede “la salvezza preparata” da Dio “davanti a tutti i popoli”. Vive l’esperienza intima della vittoria sul timore della morte, esclamando: “Ora lascia ...”. La morte non è più la parola definitiva sull’uomo.
 Vedete, fratelli e sorelle, quanti misteri sono racchiusi in questa santa celebrazione che stiamo vivendo! Gesù compie l’offerta di se stesso, riconoscendo di appartenere totalmente al Padre; questo sacrificio come ci ha insegnato la seconda lettura, salva definitivamente l’uomo dal timore della morte.
Tutti questi santi misteri illuminano mirabilmente la “giornata per la vita” che oggi celebriamo.
 Celebrando la “giornata per la vita”, che cosa in realtà celebriamo? Celebriamo il valore assoluto ed incondizionato di ogni persona umana, in ragione della sua appartenenza esclusiva al Signore Iddio suo Creatore.
 Col loro gesto, Maria e Giuseppe ci ricordano che la vita umana è sacra al Signore e che nessuno ne può disporre. Questa “indisponibilità” vale in primo luogo della persona già concepita e non ancora nata. Se ogni omicidio è abominevole delitto, l’aborto lo è in sommo grado, sopprimendo la più innocente, debole ed indifesa persona umana.
 Col loro gesto, Maria e Giuseppe ci insegnano anche quale è la radice ultima del rispetto che dobbiamo ad ogni vita umana e quindi, per contrasto, quale è la causa ultima di quella “cultura di morte” nella quale viviamo. Quando si perde progressivamente la consapevolezza della nostra appartenenza al Signore, quando si smarrisce il senso di Dio creatore, si smarrisce anche il senso dell’uomo, della sua dignità, del valore incomparabile della sua persona. E’ solo l’esperienza che l’uomo fa del suo rapporto unico ed immediato con Dio, che lo aiuta a vedersi come misteriosamente altro rispetto alle altre creature. Perso il senso di Dio creatore, l’uomo si considera come uno dei tanti esseri viventi: come un “animale” più perfetto. La negazione di Dio genera sempre di fatto una caduta vertiginosa di stima dell’uomo. Ed il primo a subire la conseguenza di questa disistima è logicamente la persona umana più debole, quella già concepita e non ancora nata. “Il criterio proprio della dignità personale - quello cioè del rispetto, della gratuità e del servizio - viene sostituito dal criteri dell’efficienza, della funzionalità e dell’utilità” ... e’ la supremazia del più forte sul più debole” (Ev. Vitae 23)

2. Ma sta accadendo in mezzo a noi qualcosa di ancora più grave, in un certo senso: si è legittimato l’abominevole delitto dell’aborto. Il delitto è stato dichiarato diritto: una tale legge non merita più di essere chiamata tale. “Il compito della legge civile consiste, infatti, nel garantire una ordinata convivenza sociale  nella vera giustizia, perché tutti «possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità» (1Tm 2,2). Proprio per questo, la legge civile deve assicurare per tutti i membri della società il rispetto di alcuni diritti fondamentali, che appartengono nativamente alla persona e che qualsiasi legge positiva deve riconoscere e garantire. Primo e fondamentale tra
tutti è l’inviolabile diritto alla vita di ogni essere umano innocente. Se la pubblica autorità può talvolta rinunciare a reprimere quando provocherebbe, se proibito, un danno più grave, essa non può mai accettare però di legittimare, come diritto dei singoli - anche se questi fossero la maggioranza dei componenti la società -, l’offesa inferta ad altre persone attraverso il misconoscimento  di un loro diritto così fondamentale come quello alla vita”. (Ev. Vitae 71).
 

Conclusione

 L’offerta che Cristo oggi fa di sé al tempio ci ha ridonato la possibilità di riscoprire l’incommensurabile dignità della persona umana. Giunga questa stupenda riscoperta anche nel cuore della nostra città. La sua elevazione alla dignità di essere luogo che appartiene al patrimonio culturale dell’umanità non avrebbe molto senso se non sarà accompagnato dal rifiorire in essa di una vera e propria stima per ogni uomo, ma soprattutto per il concepito, per l’anziano, per l’ammalato. Il nostro vero patrimonio culturale è l’uomo, la sua incommensurabile dignità.