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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Scuola della Fede
[1]
L’uomo alla ricerca di Dio
12 febbraio 2013


1. Due sono le grandi metafore della vita: il girovago, il pellegrino. Essi indicano due modi di vivere molto diversi.

Il girovago non ha una meta; il pellegrino ha una meta. Il girovago si distrae ad osservare, e a fermarsi di fronte a ciò che gli piace; il pellegrino, pur non chiudendo gli occhi a ciò che incontra, non si lascia distrarre fino al punto da dimenticare la meta a cui è diretto. Il girovago non ha una strada non avendo una meta da raggiungere; il pellegrino ha una strada che non deve e non vuole abbandonare perché desidera raggiungere la meta.

Passiamo dalla metafora alla realtà. Ciascuno di voi ha nel cuore grandi o piccole speranze, diverse a seconda dei periodi della vostra vita: la speranza di un grande amore ricambiato; la speranza di poter trovare un lavoro sicuro e dignitosamente retribuito; la speranza di avere grandi riconoscimenti professionali, e così via. Tutto questo basta? Siamo condannati a girovagare da una speranza all’altra?

Vi chiedo ora di riflettere su un’esperienza molto significativa, che spesso ciascuno di voi vive. La riassumo nel modo seguente: la delusione del compimento. Succede non raramente che raggiunto l’obiettivo del nostro desiderio, ci troviamo a dire: "tutto qui?". E’ come se fosse più bella la ricerca che il possesso, il desiderio che la soddisfazione. Viviamo spesso una sproporzione esistenziale fra ciò che speriamo e desideriamo e ciò che concretamente possiamo raggiungere.

Chi ha espresso in modo sublime questa sproporzione è stato G. Leopardi. Faccio solo una citazione. Nella poesia, che molti di voi sicuramente hanno studiato, Il sabato del villaggio, il poeta scrive:

"Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensiero farà ritorno"

Il sabato, cioè l’attesa, è "pien di speme e di gioia"; la domenica, cioè il compimento, è "tristezza e noia". E’ questa esperienza che persuade molti a vivere la vita da girovaghi, per quanto possibile. A navigare sempre a vista, senza proporsi un porto in cui fermarsi.

2. Vorrei ora che compiste un passo ulteriore: quale posizione possiamo ragionevolmente prendere di fronte a questa condizione di sproporzione fra il desiderio e i beni che lo soddisfano nella quale ci troviamo a vivere?

Una prima posizione è la seguente: siamo fatti male! Siamo, noi persone umane, realtà assurde, perché desideriamo naturalmente ciò che non possiamo raggiungere.

La conseguenza esistenziale, pratica di questa posizione, o – se volete – il consiglio che viene dato spesso, è il seguente: "accorcia la misura del tuo desiderio, e taglia la tua speranza. Non potendo raggiungere ciò che desideri, cerca di desiderare solo ciò che puoi raggiungere".

Se uno fa propria questa posizione e questo consiglio pratico, può vivere secondo uno stile di vita che ho chiamato del girovago: "va alla ricerca di tutti i beni e le gioie possibili; una volta consumata l’una, passa a consumarne un’altra" [=consumismo].

Ma di fronte alla sproporzione fra desiderio-speranza e soddisfazione raggiunta, è possibile un’altra posizione: quella del pellegrino. La sproporzione non potrebbe derivare dal fatto che la persona umana è fatta per un bene infinito? Certamente essa ha bisogno di avere e nutrire nel cuore "piccole" speranze. Ma il fatto che quando queste si realizzano, appaia con chiarezza che esse non sono tutto, è indice che l’uomo è fatto per una speranza infinita, per un bene infinito.

Il nostro desiderio non va accorciato, la nostra speranza non va tagliata, perché esiste una risposta a loro misura. E il pellegrino si mette alla ricerca di questa risposta.

L’uomo alla ricerca di Dio è l’uomo che non si accontenta dei beni limitati, oggetto delle piccole speranze pure significative ed importanti. E’ l’uomo che prende coscienza che non può bastargli niente che non sia infinito; qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere.

Fermatevi un momento a riflettere sulle qualità o caratteristiche di questa ricerca. E’ la ricerca non semplicemente di una risposta ad una domanda della nostra ragione, del tipo: quanto è lungo il Nilo? C’è vita su Marte? Ma è ricerca di una Realtà di cui ho assoluto bisogno per vivere bene in senso pieno; di una Realtà colla quale possa stabilire una relazione reale.

E’ una ricerca che impegna tutto l’uomo: la sua ragione, il suo cuore, la sua libertà. E al massimo grado. E’ necessario impegnare la nostra ragione colla massima intensità per cercare Dio, e la nostra libertà in grado supremo.

3. Vorrei ora richiamare la vostra attenzione su ciò che può impedire la ricerca di Dio.

Il primo impedimento può essere quella che io considero la più grave malattia spirituale che possa colpire il cuore di un giovane: la tristezza del cuore.

La tristezza del cuore è una sorta di anoressia spirituale che rifiuta di prendere in considerazione ogni proposta che vada oltre la quotidianità; una sorta di pigrizia spirituale che induce neppure più a sperare che sia possibile una vita bella, vera, buona. Cari giovani…ai primi sintomi di questa malattia reagite subito; andate subito…dal medico [un buon confessore], perché altrimenti la prognosi è la morte del vostro io.

Il secondo impedimento è lo scientismo. Questo impedimento è come un’epidemia: la prendi senza accorgertene.

Lo scientismo consiste nel pensare che solo le proposizioni scientifiche sono qualificabili come vere o false, perché sono verificabili col metodo proprio della scienza. Chiedersi dunque: "la proposizione " Dio esiste" o "Dio non esiste" è vera o falsa"? E’ come chiedersi: quanti kg pesa una sinfonia di Mozart? E’ come farsi cioè una domanda priva di senso. Le suddette proposizioni sono mere opinioni soggettive e private.

E’ facile capire che se uno si lascia infettare da questa epidemia, non si mette in ricerca di Dio. Semplicemente si tiene la sua opinione al riguardo.

Potete aver ricevuto col latte materno la certezza di Dio. E’ un grande dono che vi è stato fatto. Ora si tratta di continuare ad essere, o di iniziare ad essere grandi cercatori di Dio. Che cosa significa essere cercatori di Dio ho cercato di spiegarlo sopra.