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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


IV DOMENICA PER ANNUM (C)
Giornata per la Vita
Cattedrale di Ferrara
1 febbraio 2004

1. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo". La parola profetica ci insegna una verità profonda e semplice: l’esistenza di ogni persona umana, fin dal suo concepimento, voluta da Dio creatore. Verità questa di cui anche il libro di Giobbe ci dona una impressionante esposizione: "Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte; … di pelle e di carne mi hai rivestito, d’ossa e di nervi mi hai intessuto" [Gb 10,8-10].

Carissimi fedeli, mentre stiamo celebrando la "Giornata per la vita", il primo atteggiamento che dobbiamo avere nel nostro cuore è lo stupore e l’adorazione di quell’intervento creativo di Dio che è all’origine della vita di ogni persona umana. Adorante stupore che genera in noi una certezza: nessuna persona umana è a disposizione di un’altra persona. L’uomo è indisponibile per ogni uomo. Dal momento del suo concepimento alla fine naturale della sua vita l’uomo non può mai essere sottratto all’opera sapiente ed amorosa del Creatore, e messo in balia dell’arbitrio di altri uomini. Che questo sia consentito perfino dalle leggi dello Stato non significa nulla. Noi celebriamo questa giornata per dire ancora una volta l’indiscusso valore di ogni persona umana, anche della persona già concepita e non ancora nata. Nell’inviolabilità della dignità dell’uomo si rispecchia l’inviolabilità di Dio stesso.

2. Ma la "Giornata per la vita" mi porta ora ad una considerazione più particolare e più adeguata alla condizione della nostra città. È l’ultima volta che io celebro con voi questa giornata, e sarà anche l’ultima volta che vi dico quanto sto per dirvi. Tutto può essere riassunto in questa tanto ovvia quanto disattesa verità: "senza figli non c’è futuro" [cfr. Messaggio del Cons. Perm. CEI: 1-11-2003]. Come può avere futuro una città, la nostra, nella quale – secondo gli ultimi dati – il 12% supera quota 75 anni, e se si aggiungono gli oltre 65, sfioriamo il 25%, cioè un quarto della popolazione? La cosa preoccupa ulteriormente perché questa situazione della nostra città si inscrive, come è noto, in una generale crisi delle nascite che caratterizza il nostro Paese. Tenendo ben presente che nella nostra città, così come nella nostra Nazione, le cause di quella crisi sono molteplici, umane, sociali ed economiche, in una giornata come questa è dovere del Vescovo rivolgersi alle persone coinvolte.

Mi rivolgo, in primo luogo, a voi giovani. Probabilmente noi adulti vi abbiamo preparato una "dimora", vi abbiamo consegnato una civiltà nella quale un’esagerata esaltazione della propria soggettività non concede spazio all’altro se non in quanto serve alla propria realizzazione. Una civiltà cioè da cui è bandita l’esperienza della gratuità. Ma siete voi che potete cambiare rotta, contestando questa mentalità. E certamente non siete costruttori di un futuro migliore quando preferite la convivenza al matrimonio; quando rimandate oltre ogni limite ragionevole la decisione di sposarvi; quando la decisione di donare la vita e di avere un figlio nella vostra scala di valori viene dopo la riuscita professionale ed il benessere economico; quando contro ogni saggezza biologica si decide la prima maternità dopo i trenta o trentacinque anni.

Mi rivolgo, in secondo luogo, a voi amministratori pubblici. So bene che durante questi anni è andata crescendo in voi la convinzione che la famiglia non è un ambito periferico del vostro impegno per il bene pubblico. È certo che non si possono "monetizzare i figli" [ibid.], ma è evidente che esiste anche un aspetto economico del problema. Vedo ogni anno che esiste il problema degli asili-nido, che non risultano sufficienti. È necessario dare contributi economici alle coppie che donano generosamente la vita, distogliendo eventualmente il denaro da altre voci di bilancio sicuramente meno importanti. È utopico chiedervi di costruire attorno alla famiglia il progetto del futuro della nostra Città?

Infine ma non dammeno, mi rivolgo a voi sacerdoti. È a voi in primo luogo che il Vangelo della Vita è affidato. È nella vostra predicazione che deve sempre risuonare la voce di chi afferma la dignità incommensurabile di ogni persona umana, senza mai deformare la coscienza dei fedeli esponendo idee contrarie al Magistero della Chiesa.

Sia su di noi e su questa città la benedizione del Dio dei viventi, perché rifiorisca in essa la vita e la speranza.