home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SANTA MARIA IN AULA REGIA
Comacchio: 26 settembre 1999

1. "Un bambino è nato per noi… Sulle sue spalle è il segno della sovranità". Il profeta Isaia, come avete sentito, riceve la rivelazione della venuta di un sovrano che sarà in grado di ricostruire nel diritto e nella giustizia un popolo demolito dalla stoltezza dei suoi capi.

L’angelo Gabriele rivolgendosi a Maria, come avete sentito, riprende la profezia antica, assicurandola che il Figlio che nascerà da Lei, avrà "il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Cioè: quanto Isaia aveva profetizzato viene realizzato da Gesù nato da Maria. Che cosa? un regno, l’esercizio di un potere sovrano che sarà salvezza per ogni uomo.

Carissimi fratelli e sorelle, venerando oggi la Madre di Dio "in aula regia", la Parola di Dio ci invita a meditare precisamente sull’atto redentivo di Cristo come atto in cui si esprime il suo potere sovrano, la sua regalità.

Riascoltiamo il profeta: "Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle… tu hai spezzato come al tempo di Madian". Questa parole ci riempiono di profonda consolazione. In che modo un uomo manifesta il suo potere? Come dimostra che ha autorità? Dando ordini e facendosi obbedire. L’uomo dimostra la sua potenza rendendo servi gli altri. Al contrario Cristo. Egli dimostra la sua sovrana potenza rendendoci liberi: spezzando il giogo che ci pesava e la sbarra sulle nostre spalle. Quale giogo?

Provate ad entrare un momento dentro di voi. E’ vero o non è vero che spesso vediamo ciò che è bene e lo approviamo interiormente, e poi facciamo il male? E’ come se la nostra persona fosse intimamente impedita di vivere in quella verità che la nostra coscienza fa brillare dentro di noi. Sentite come l’apostolo Paolo descrive questa esperienza: "non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che è in me" (Rom. 7,16a-17). Vedete come la nostra persona nella sua intima profondità sente in sé come un forza del male che le impedisce di essere libera. Ed infatti, l’apostolo esclama: "chi mi libererà?" (cfr. ib. 24). Ecco, fratelli e sorelle: l’atto redentivo di Cristo è un atto di potere, nel senso che ci libera dalla schiavitù in cui si trova la nostra libertà. Libera la nostra libertà, rendendola capace di amare e fare ciò che è bene: ci rende perfettamente liberi.

Nella misura in cui ci lasciamo redimere dalla grazia di Cristo, che ci giunge attraverso i santi sacramenti, anche noi diveniamo partecipi della sua regalità: "sii fedele fino alla morte" ci dice il Signore, "e ti darò la corona della vita" (Ap 2,10). Ed ancora: "Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono" (3,21). La suprema realizzazione della nostra umanità non sarà dovuta ultimamente ai nostri sforzi, all’intensificazione illimitata della scienza e della tecnica, ma bensì alla concentrazione di tutte le nostre energie nel sì senza riserve alla grazia di Cristo. E’ in questa comunione con Cristo che la nostra umanità trova la sua pienezza.

2. Carissimi fratelli e sorelle, le litanie della B.V.M. terminano con l’invocazione a Maria sotto il titolo di "Regina": ciò che ho detto poc’anzi si è realizzato in modo perfetto in Maria. Ella è stata fedele fino alla morte e perciò ha ricevuto la corona della vita. Nella sua mirabile Assunzione al cielo, Ella fu fatta sedere presso il suo Figlio, sul suo stesso trono, così come Egli nella sua Risurrezione-Ascensione si era seduto presso il Padre, sul trono del Padre.

La regalità di Maria è il trionfo della grazia redentiva e santificante di Cristo dentro alla nostra umanità nel nostro mondo: "ti saluto, o piena di grazia" le dice l’angelo. Sono le prime parole che le sono rivolte: "o piena di grazia".

La regalità di Maria, così intesa, ha due dimensioni: una dimensione personale ed una dimensione ecclesiale. Personale: la sua persona non pose alcun impedimento a che la grazia regnasse nella sua libertà. "Sono la serva del Signore", ella disse. Con queste parole, Maria ci dice che "la regalità cui ogni uomo aspira è essenzialmente un dono, conseguibile sotto la legge dell’umiltà, quale capacità di sostituire "all’iniziativa assoluta dell’uomo […]" quell’iniziativa assoluta di Dio che ci è necessaria" (G. Sgubbi, La Vergine sapiente, in Prisma di verità, CN ed., pag. 451). Ecclesiale: il trionfo della grazia in Maria esprime e prefigura già il destino finale di tutta la vicenda umana, quando Cristo "consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza" (1Cor 15,24b). Così, la Vergine diventa per ciascuno di noi "segno efficace di consolazione e di sicura speranza".

"Per questo ti proclamano beata tutte le generazioni, o Madre di Dio, o Signora del mondo, o Regina del Cielo …

Ti proclameranno beata tutte le generazioni, perché per tutte tu hai dato alla luce la vita e la gloria"

[S. Bernardo, Discorso 2, ed. Cist. V, pag. 168]