VOGHIERA – MISSIONE VICARIALE
Incontro pubblico con il Consiglio Comunale
1 Marzo 1999
Egregio Signor Sindaco,
Signori Consiglieri,
Carissimi tutti,
non è frequente che un Vescovo sia invitato
ad una seduta di Consiglio Comunale e pertanto sento questo momento carico
di profondo significato per me e per questo amatissimo popolo di Voghiera
e Vicariato. Ringrazio il Signor Sindaco, la dott.ssa Neda Barbieri dell’invito
rivoltomi. Sono qui come testimone di una fede che ha al suo centro un
Dio che si è fatto uomo per salvare l’uomo: ogni uomo e tutto l’uomo.
Poiché questi possa vivere nella pienezza della sua dignità
e del bene della sua umanità, che è il nostro patrimonio
comune.
1. IL LEGAME NELLA COMUNE UMANITÀ. In un momento come questo,
penso che sia di fondamentale importanza chiarire a noi stessi quale è
il vero “legame” che costituisce le comunità umane: in che cosa
ed in forza di che cosa gli uomini si uniscono fra loro. Non è in
ultima analisi l’appartenenza alla stessa nazione, anche se «naturalmente»
i connazionali ci sono più vicini e meno estranei di chi non fa
parte della nostra nazione. Non è in ultima analisi la casuale convergenza
di interessi opposti, anche se «naturalmente» l’avere gli stessi
interessi (nel senso più ampio del termine) fa sì che individui
e popoli si avvicinino e si alleino. Non è in ultima analisi la
paura reciproca, anche se questa può portare singoli individui e
popoli a costruire sistemi di forze in equilibrio, dentro i quali poter
vivere.
Il vero legame che unisce, che può unire uomini fra loro, è
ultimamente la loro partecipazione alla stessa umanità; la consapevolezza
di partecipare alla stessa umanità è la forza spirituale
che consente agli uomini di costruire vere comunità.
Questa partecipazione alla comune umanità è chiamata
dal cristianesimo la «prossimità». Ogni uomo è
il prossimo di ogni uomo, dal momento che ogni uomo è in possesso
della stessa umanità. Il concetto di prossimo come ci è stato
svelato pienamente nel cristianesimo, pone in essere la base di una «comunità
umana» che è molto più estesa e molto più intensa
di qualsiasi «diversità umana», anche di quella che
risulta dall’essere membri di concrete comunità umane diverse. Il
concetto di prossimità, partecipazione alla stessa umanità,
è la fondamentale relazione che unisce ogni persona umana ad ogni
persona umana: “tra tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno” scrive Tommaso
d’Aquino “ciò che gli è più necessario sono gli altri
uomini” (SCG III 121, n. 3001).
Ma è proprio a questo livello profondissimo che si pone
il rischio più grave, l’insidia più minacciosa alla costruzione
di ogni vera comunità umana.
La partecipazione alla comune umanità non è un
fatto naturalmente dato, allo stesso modo con cui ogni vivente è
membro di una specie. La prossimità umana implica consapevolezza
e libertà: la partecipazione di ogni uomo nella stessa umanità
deve divenire consapevole; deve essere vissuta liberamente. La prossimità
umana è insidiata, è minacciata a livello di consapevolezza
dalla negazione che esista una verità sull’uomo; a livello di libertà
dalla conseguente riduzione della libertà medesima a mera ricerca
del proprio individuale interesse. Consentitemi di fermare la mia attenzione
su questa duplice insidia.
1,1. La consapevolezza di partecipare alla stessa umanità
non è una consapevolezza vuota di contenuti: esiste una «natura
umana» che ci costituisce e ci definisce. Ed è precisamente
questa «natura umana» il nostro patrimonio comune, la nostra
ricchezza prima. Esso connota una realtà dai contenuti precisi.
Esiste cioè una verità sull’uomo, né l’uomo è
solamente ciò che convenzionalmente decidiamo che sia.
Perché la negazione dell’esistenza di una verità
sull’uomo è oggi l’insidia più grave alla costruzione di
una comunità umana? La negazione della verità mi impedisce
di sapere quale è bene dell’uomo ed il suo male. Ciò a cui
ogni uomo ha diritto incondizionato viene ad essere determinato puramente
e semplicemente da convenzioni sociali. Private di ogni riferimento ad
un fondamento oggettivo e quindi universalmente valido, le convenzioni
sociali sono fragili miracoli di convergenze di interessi opposti oppure
imposizioni violente del potente di turno. Non si può aver cura
dell’uomo se non si sa chi è l’uomo. E siamo già arrivati
alla seconda grave insidia alla prossimità umana.
1,2. La «natura umana» ciò che definisce e
costituisce la nostra umanità, non è qualcosa di fermo, di
statico, di fissato una volta per sempre. Esso è piuttosto un “fascio
di inclinazioni naturali”: la nostra comune umanità è desiderio
naturale, è orientamento naturale verso quei beni umani che ci realizzano
secondo la misura vera ed intera della nostra persona. E qui entra in gioco
la nostra libertà. Essa non è una pianta senza terreno. Essa
è radicata nelle naturali inclinazioni della persona. Se infatti
ogni organismo vivente è spinto ad azioni e fini che gli sono propri,
non è così dell’uomo. Questi è chiamato ad aderire
liberamente alle sue inclinazioni naturali verso i beni propriamente umani,
diventando così costruttore della propria umanità.
Ma quando si nega che l’esercizio della libertà possa
semplicemente riferirsi ad una Verità sul bene umano che la trascende,
poiché si nega che una tale verità esista; quando di conseguenza
si sradica la libertà dall’obbedienza alla verità come unica
via aperta all’uomo per raggiungere la pienezza della sua identità,
non esiste più nessun criterio sicuro per discriminare rapporti
giusti e rapporti ingiusti fra singoli e popoli. Questi rapporti non esprimeranno,
non realizzeranno più la comune partecipazione alla stessa umanità,
la prossimità umana, ma l’interesse del più forte sul più
debole. Separare l’esercizio della libertà dalla verità è
la radice dell’individualismo attuale che ha ridotto l’uomo ad una mera
convenzione, e la giustizia alla coesistenza di opposti interessi.
La consapevolezza di partecipare alla stessa umanità,
è totalmente condizionata dalla questione della verità e
della menzogna sull’uomo, inseparabile da quella del bene e del male.
2. LA “FORMA EUROPEA” DELLA PROSSIMITÀ. La comune partecipazione
nella stessa umanità prende sempre corpo, si concretizza nelle varie
comunità: il “prossimo” è sempre “membro di una comunità”.
L’uomo è prossimo per un altro uomo in quanto membro di precise
comunità.
La prima di queste comunità umane è il matrimonio e la
famiglia. E’ la comunità originaria che precede ogni altra comunità
Ed infatti la nostra Costituzione dice: “La Repubblica riconosce la famiglia
come società naturale fondata sul matrimonio”. Poi esistono quelle
comunità che le persone umane realizzano liberamente, fino alla
comunità Statale. Vorrei allora che ci chiedessimo che cosa tiene
unite queste comunità al loro interno e fra di loro. Come ho già
detto esiste già una naturale coesione fra le persone umane dovuta
alla loro partecipazione nella stessa umanità. Ma questa comune
partecipazione deve realizzarsi nella comune condivisione degli stessi
beni umani, degli stessi valori umani. Quali sono questi beni umani che
fanno la coesione delle nostre comunità? Mi sembrano almeno tre.
2,1. Il primo è costituito dal primato della persona. E’ stata
questa la novità più sconvolgente introdotta dal cristianesimo.
Primato della persona significa che obiettivamente non esiste nulla più
grande, più nobile della persona umana se non Dio stesso: “la persona
evoca ciò che esiste di più perfetto in tutta la natura”
(S. Tommaso d’A., I, q.29, a.3). Primato della persona significa che essa
non può mai essere considerata come parte di un tutto: “l’uomo non
è ordinato alla comunità politica secondo tutto il suo essere
e tutti i suoi beni” (ibid. I, II, q.21, a.4, ad 3). Primato della persona
significa che tutto deve essere ordinato al bene della persona e la persona
non è ordinata a nessun bene come suo scopo ultimo, se non a Dio
solo.
L’Europa ha sofferto immani sofferenze a causa della negazione di questo
primato, compiuto dai totalitarismi.
L’essenza di ogni totalitarismo consiste precisamente nella negazione
del primato assoluto della singola persona, di ogni singola persona. Il
recupero pieno di esso, la centralità della persona, è la
chiave di volta della costruzione di ogni vera comunità umana.
2,2. Il secondo è costituito dalla naturale reciprocità
delle persone. La persona non è un individuo a se stante: essa è
costituzionalmente in comunione con gli altri. La comunità umana
non è semplicemente una necessità cui l’individuo deve sottostare.
La persona è sempre in relazione alle altre persone. L’uomo è
persona in quanto vive in comunione con altre persone. La libertà
è sempre la nostra libertà; non è mia solamente la
mia libertà contrapposto alla libertà degli altri.
Questa visione dell’uomo genera nella coscienza la grande idea
di bene comune come scopo ultimo di ogni comunità politica. Esso
non consiste semplicemente nel rendere possibile la coesistenza di liberi
individui alla ricerca del proprio interesse individuale. Esso consiste
nella creazione di quelle condizioni necessarie e sufficienti perché
ogni persona possa realizzarsi in pienezza, nella comunione con le altre
persone.
Da questa definizione di bene comune deriva che nella costruzione
delle comunità umane, la politica, intesa come l’attività
che promuove il bene comune, ha un primato nei confronti dell’economia:
tutta l’organizzazione della società umana non si costruisce sull’economia
e non deve essere lasciata nelle mani degli economisti. E’ una costruzione
politica, non economica in primo luogo. Primato della politica nei confronti
dell’economia; primato dell’etica nei confronti della politica; questo
significa bene comune. Non significa imporre un ordine morale attraverso
un contratto sociale; significa porre l’unica base vera di una comunità
europea.
Due conseguenze più concrete. E’ inaccettabile una costruzione
economica nella quale il lavoro umano sia un fattore accidentale: primato
della persona significa primato del lavoro umano in economia. Da sempre
il faraone di turno perseguita l’uomo distruggendo il suo lavoro, perché
è in esso che l’uomo si esprime, si realizza. Il problema del lavoro
è centrale nella nostra cultura: essa è nata dal lavoro,
restituito dal cristianesimo alla sua dignità.
E’ inaccettabile una costruzione politica che non rispetti appieno
il principio di sussidiarietà, secondo il quale non deve mai essere
impedito alle persone l’esercizio delle loro potenzialità di bene
oppure renderlo troppo difficile.
Se il primato della persona è stato paurosamente negato
dai totalitarismi, la naturale comunicazione-reciprocità delle persone
è oggi negata dall’individualismo neo-liberale. Esso sta sfigurando
la ogni prossimità umana non meno di quanto l’abbia fatto il totalitarismo.
In sostanza, l’affermazione del primato della persona nella reciprocità
della comunione inter-personale non è la sostanza stessa della vera
democrazia? E’ questa che deve essere ricostruita nella coscienza della
persona, nel nostro popolo.
2,3. Il terzo valore che fa coesione nella prossimità umana,
è il seguente: ogni uomo è immagine di Dio. Cioè:
la fondazione religiosa è la conditio sine qua non di ogni vera
comunità reciprocità umana. Homo homini res sacra! Quando
questa trasparenza teologica si appanna, l’uomo si illude di essere ciò
che sa fare o la funzione che esercita. L’ora et labora di uno dei Padri
dell’Europa rimane nel suo valore perenne.
Del resto, già Platone aveva messo in guardia dal tentativo
di costruire un sociale umano completamente laicizzato (cfr. Leggi X, 885b).
Egregio Signor Sindaco,
Signori Consiglieri,
Carissimi tutti,
la sfida che ci è rivolta è grande e ci chiede
grande sapienza. Forse l’errore più grande sarebbe quello di pensare
che si possa costruire un sociale veramente umano senza fondarlo nella
consapevolezza di una comune partecipazione ad una verità sull’uomo:
nella luce di una verità sull’uomo. Altre volte il nostro popolo
si è trovato ad affrontare gravi crisi si identità. Li ha
superati traendo sempre nuova forza dal Vangelo che proprio in questi luoghi
lo ha generato: il Vangelo della dignità incomparabile di ogni persona,
il Vangelo della reciprocità personale, il Vangelo della libertà
La Grande Missione vuole essere un momento di riscoperta profonda
della verità e della dignità di ogni uomo, del significato
della vita.
Non possiamo più, noi adulti, far credere ai giovani che
la navigazione della vita sia sempre a vista, poiché non esiste
nessun porto verso cui siamo indirizzati. Far credere loro che la distinzione
fra bene/male equivalga alla distinzione utile/dannoso. C’è bisogno
di un grande sforzo educativo: il fatto che noi ci troviamo qui questa
sera, indica che di questo sforzo vogliamo farci carico.
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