Venerdì Santo: Via Crucis
Via dell'Osservanza, 5 aprile 2007
Miei cari fedeli, abbiamo concluso il nostro cammino, la Via Crucis. È un cammino che non cessa di commuoverci nelle profondità del nostro essere; che non cessa di coinvolgerci, come se anche ciascuno di noi fosse un "attore" di quel grande dramma che questa sera abbiamo voluto in un qualche modo rappresentare di nuovo davanti ai nostri occhi.
Che cosa ci commuove in verità quando facciamo la Via Crucis? Che cosa accade nella profondità di ciascuno di noi quando camminiamo nella Via Crucis, la sera del venerdì santo?
1. Noi vediamo nel Cristo la passione dell’uomo: è la Via crucis hominis. La vita dell’uomo ci appare questa sera nella sua verità più dolorosa. Nella condanna di Cristo vediamo la condanna a morte di innumerevoli innocenti: l’innocente già concepito e soppresso ancor prima della nascita; gli innocenti di popolazioni civili uccisi dalla follia della guerra; gli innocenti che a causa della loro povertà sono condannati a morte dalla mancanza di cibo e di acqua.
Nelle cadute di Cristo noi vediamo l’impossibilità di uomini e donne di alzarsi dalla loro schiavitù, dalle devastazioni che la loro umanità subisce a causa di scelte liberamente compiute ed in un certo senso irreversibili.
Via crucis-via hominis: ciò che questa sera ci commuove è la ripresentazione davanti ai nostri occhi della drammatica vicenda dell’uomo.
2. Ma è solo questo che ci commuove? è soprattutto questo? La narrazione che l’evangelista Marco fa della passione di Cristo termina nel modo seguente: "Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: veramente quest’uomo era Figlio di Dio" [15,39].
È la morte, o meglio è il modo in cui Gesù muore che rivela l’identità della sua persona. Il Figlio di Dio rivela Sé stesso a chi gli sta di fronte nella sua morte: più che nei suoi miracoli; più che nella sapienza della sua dottrina.
Perché la morte di Gesù possiede questa potenza rivelativa, espressiva? perché, in fondo, solo Dio può amare l’uomo in questo modo. Nel modo con cui Gesù muore si fa visibile la passione di Dio per la persona umana. Il centurione ha percepito che stava accadendo su quella Croce un avvenimento unico: la violenza e l’ingiustizia trasformata in atto di amore. E questo lo può compiere solo la misericordia di Dio.
L’ufficiale romano ha potuto vedere questo avvenimento perché "stava di fronte a Gesù". Stare di fronte a Gesù: questa è la collocazione giusta. Non imparare solo il suo insegnamento; non osservare solo la sua legge; è necessario stare di fronte a Lui, guardarLo ed essere guardati. Perché solo se stai di fronte a Lui, tu poi dire a Dio "Tu". Questa sera, come l’ufficiale romano, siamo stati di fronte a Gesù, ed Egli ci ha mostralo la sua identità.
Via crucis-via Christi: ciò che questa sera ci commuove è che il Dio in cui crediamo noi cristiani è un Dio che per amore dell’uomo percorre la via della croce.
Dunque, miei cari, abbiamo visto la passione e la morte dell’uomo e abbiamo visto la passione e la morte di Cristo. A lungo sono state separate.
E quindi sulla miseria dell’uomo regnava la desolazione, e sulla sua morte la minaccia della disperazione.
Questa sera le due passioni si sono congiunte: in ogni uomo che soffre, che è umiliato ed oppresso, è Cristo stesso che soffre, che è umiliato ed oppresso.
E là dove questa congiunzione avviene, accade il miracolo: la schiavitù dell’uomo è vinta in Cristo e da Cristo, e Cristo riproduce in ogni uomo la sua vittoria.
È per questo che una donna – è la donna che custodisce il segreto della vita – la mattina di Pasqua scopre che il sepolcro è vuoto, e si sente dire: non cercare tra i morti chi è vivo.
|