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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Primi Vespri di Avvento
Apertura dell’Anno della Vita Consacrata
Cattedrale di San Pietro, 29 novembre 2014


Carissimi, con questa solenne celebrazione ha inizio un anno durante il quale tutta la Chiesa ringrazierà il suo Signore per il dono della vita consacrata; per meditare sulla bellezza e preziosità di questo stato di vita del cristiano; per pregare che siano donate vocazioni ad esso.

 

1\ La parola di Dio, che è stata appena proclamata, ci è di guida per entrare nell’anno di grazia che oggi iniziamo.

Essa, infatti, ci richiama al grande dono che Dio fa a coloro che chiama alla santità. La santità è la proprietà che splende nell’Essere divino. Quando il profeta Isaia fu ammesso alla visione della Gloria di Dio, sentì che i serafini "proclamavano l’uno all’altro: santo santo, santo è il Signore egli eserciti" [cfr. Is 6, 1-3]. Il profeta ne rimase così rapito che chiamerà poi abitualmente Dio, "il Santo di Israele".

L’apostolo, questa sera, ci rivela che "il Santo d’Israele" comunica la sua santità anche alla persona umana. Una comunicazione che investe e trasfigura tutto l’essere: spirito, anima e corpo.

La santità di Dio che ci viene donata mediante il Battesimo, è dono affidato alla nostra libertà come impegno di ogni giorno.

Carissimi consacrati, ogni volta che la Chiesa parla di voi, parla di battezzati che, assumendo stabilmente i tre consigli evangelici, intendono conseguire la perfezione della carità [cfr. C. J. C. 573], cioè la Santità. In questo senso, voi siete la parte eletta della Chiesa – assieme ai martiri – perché ne esprimete in maniera chiara l’intima natura: la sposa di Cristo "tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa ed immacolata" [Ef 5, 27]. Sia dunque questo anno un anno di santificazione, secondo le vostre Regole e Costituzioni.

 

2\ L’apostolo ci ricorda anche un’altra dimensione della santità cristiana, dimensione che rifulge in grado eminente nella vita consacrata.

Tutto lo sforzo di far invadere il nostro corpo, la nostra anima e il nostro spirito dal dono che Dio ci ha fatto della sua santità, ha una meta finale: l’incontro con Gesù, Signore Risorto, al suo ritorno. Tutta la nostra vita ha questa dimensione di attesa della venuta del Signore, ed il tempo di Avvento che questa sera iniziamo ha lo scopo di educarci a vivere in questa condizione spirituale.

Carissimi consacrati, voi nella Chiesa ci ricordate continuamente questo. Con il vostro voto di castità perfetta e perpetua siete già "i figli e le figlie della risurrezione", quando non ci si sposerà. Col vostro voto di povertà voi ci ricordate che siamo in questo mondo ma non di questo mondo, e che il bene sommo è dimorare col Signore. Siate casti, siate poveri, perché la Chiesa non perda mai di vista la meta finale del suo pellegrinaggio terreno: l’incontro col suo Signore, revelata facie.

Qual è la vostra forza? Che cosa, alla fine vi assicura la perseveranza nel vostro proposito santo? La fedeltà di Dio "che vi chiama e porterà a termine" l’opera iniziata. Fondandovi su di essa, nessuna tempesta potrà farvi naufragare. La fedeltà di Dio rimane in eterno.