VEGLIA PASQUALE
15 aprile 2006
1. "O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore". È questo il grande mistero che stiamo celebrando in questa veglia: il ricongiungimento della terra al cielo e dell’uomo al suo Creatore.
L’origine di questa veglia è antica. Essa venne celebrata la prima volta nella notte in cui il popolo ebreo fu liberato dalla schiavitù egiziana, e quella liberazione fu la prefigurazione profetica della nostra liberazione.
Meditando attentamente la terza lettura, possiamo ben capire in che cosa consiste ogni vera liberazione. Il punto di partenza è la condizione di un popolo che vive in una società, quella egiziana, che adora idoli e non il vero Dio. È questa la radice di ogni schiavitù umana: l’idolatria. Legare cioè la riuscita della propria vita ad una creatura, incaricandola di essere risposta adeguata ai desideri del cuore umano. Inganno tragico! Nessuna creatura è in grado di offrirci una tale risposta.
Il punto di arrivo, la meta cui tende il gesto redentivo del Signore è pertanto di condurre l’uomo verso l’intimità divina, dentro all’alleanza con il suo Creatore: "fai entrare" abbiamo cantato "il tuo popolo e lo pianti sul monte della tua eredità". Dentro a questo rapporto di alleanza col Signore, Israele riceve il dono della Legge, che indica all’uomo la via sicura della beatitudine e della vita. "Ascolta, Israele, i comandamenti della vita" ci ha appena detto il profeta Baruc "cammina nello splendore della sua luce … poiché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato". Ecco la vera liberazione dell’uomo: ricongiunto al suo Signore, egli non brancola più nel buio; egli conosce la via della vita.
2. Ma, carissimi fedeli, abbiamo letto una pagina del profeta Ezechiele che sembra contraddire tutto questo: "la casa di Israele, quando abitava il suo paese lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni … li ho dispersi fra le genti". La liberazione è fallita; il destino dell’uomo sembra essere implacabilmente la dispersione e l’esilio lontano dalla patria della propria identità, in una insuperabile schiavitù. Di quale liberazione allora l’uomo ha veramente bisogno, se il dono della Legge non è bastato?
Ascoltiamo ancora il profeta: "vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati … vi darò un cuore nuovo". Ecco, questo è il punto centrale. È il cuore dell’uomo la vera sede della sua schiavitù, l’uomo è schiavo perché e fino a quando è schiavo nel suo cuore. Questa notte l’uomo è stato veramente liberato perché gli viene donato un cuore nuovo, perché il suo io è rigenerato. In che modo? Mediante i santi sacramenti pasquali del Battesimo e dell’Eucarestia.
Mediante essi noi diventiamo partecipi di quanto è accaduto in Cristo che muore e risorge. Ho parlato di "rigenerazione del proprio io". Ora "la rigenerazione … come emerge dalla parola stessa, è l’inizio di una seconda vita. Perciò prima di iniziare una seconda vita, bisogna porre fine alla prima" [S. Basilio M., Lo Spirito Santo 16,35]. In che modo? Voi catecumeni, mediante il santo battesimo che fra poco riceverete, nel quale ponete fine alla vita di prima e sarete rigenerati; voi fedeli, facendo memoria del vostro battesimo e rinnovando le sue promesse. Tutti soprattutto partecipando alla santa Eucarestia.
O notte veramente unica! la gloria del Signore risorto pone fine in ciascuno di noi alla vecchia creatura ed in Lui siamo nuove creature. O notte veramente unica! "ciò che è distrutto si ricostruisce ciò che è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose".
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