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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CATECUMENI: consegna del "Padre nostro"
Cattedrale, 8 marzo 2008


1. Miei cari catecumeni, al termine di questa celebrazione compirò sopra di voi un gesto assai significativo: toccando col pollice l’orecchio destro e sinistro di ciascuno di voi e la vostra bocca dirò: "apriti".

Come sapete, questo gesto è stato compiuto da Gesù, come ci narrano i vangeli, quand’egli guariva miracolosamente i sordomuti. Un grande pensatore della Chiesa antica, Origene, ha scritto: "come Dio apre la bocca dei santi, così penso che apra anche le loro orecchie affinché ascoltino le parole divine" [Omelia sull’Esodo, III, 2]. Come esistono i sensi del corpo, così esistono anche quelli dello spirito mediante i quali noi "ascoltiamo" col nostro spirito la parola del Signore, e "diciamo" parole che ci sono ispirate dal Signore. Dunque, questa sera voi riceverete un grande dono: la capacità di ascoltare la parola del Signore; la capacità di parlare col Signore.

La capacità di ascolto. Attraverso il profeta Geremia il Signore ci ha detto: "Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici" [Ger 7,23]. Come ci ha appena detto nella prima lettura, se noi ascoltiamo il Signore, egli "ci insegna a camminare tenendoci per mano". La guida è la sua parola ma se il nostro orecchio si chiude, "se non presteremo orecchio e non ascoltiamo la sua voce", non giungeremo mai a vivere una buona vita, una vita felice.

2. Aprendoci la bocca, il Signore vi insegna anche a parlare. In che senso? Ce lo spiega S. Paolo nella seconda lettura: "che voi siete figli ne prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbá, Padre".

L’Apostolo in primo luogo con queste parole vi rivela, cari catecumeni, il grande dono che riceverete nel santo Battesimo. In esso voi diventerete partecipi della divina filiazione di Gesù, il Figlio unigenito: nel Figlio anche voi diventerete figli. La vostra condizione in rapporto a Dio cambierà profondamente. Non sarete più solamente sue creature, ma diventerete veramente e realmente – non per modo di dire – figli. Egli non vi amerà solamente come il Creatore ama le sue creature, ma come un padre ama il suo figlio. Più precisamente: l’amore con cui il Padre ama il Figlio-Gesù, ama anche ciascuno di noi. E come lo Spirito Santo è il vincolo che stringe in unità il Padre ed il Figlio-Gesù, così nel momento del Battesimo vi sarà donato lo Spirito Santo che vi spingerà verso il Padre.

In questa condizione, cambia anche il modo con cui voi vi rivolgete colle vostre parole a Dio. Con quali parole voi dovrete parlargli? Il Vangelo secondo Luca narra che "un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito, uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare".

Siccome il Figlio unigenito, l’unico Figlio per natura è Gesù, noi dobbiamo imparare da Lui come pregare il Padre. Dobbiamo fare nostro il modo di pregare che è proprio di Gesù. Segnerò la vostra bocca col segno della Croce perché il battezzato partecipa al dialogo che Gesù intesse col Padre; viene introdotto nella conversazione che Gesù scambia col Padre. Questa è la preghiera cristiana, profondamente diversa da ogni altra preghiera. E il Padre nostro, che questa sera vi è consegnato, è la fondamentale articolazione del nostro discorso col Padre.