Quarta Veglia di Quaresima
Cattedrale, 5 marzo 2005
1. "Gli disse Gesù: va a lavarti nella piscina di Siloe [che significa inviato]. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva".
Carissimi catecumeni, eletti dal Padre ad essere in Cristo suoi figli adottivi, queste semplici parole narrano quanto accadrà in voi durante la Veglia pasquale: sarete lavati nella piscina battesimale e tornerete da essa che ci vedrete.
Voi avete compreso subito che non sto parlando in senso fisico della vista dei vostri occhi; sto parlano di un’altra cecità da cui solo il battesimo può liberare l’uomo. Una cecità di cui l’uomo, come il cieco del Vangelo, soffre fin dalla nascita. Quale cecità?
La vista dei nostri occhi consente di muoverci senza subire né causare danni: quando si spengono, tutto il nostro corpo è come bloccato, impedito di muoversi.
Avviene una cosa analoga anche ad un livello più profondo della nostra persona. Essa per vivere una vita buona, per non dilapidare il patrimonio della sua umanità, ha bisogno della luce della verità. Non una verità qualsiasi, ma la verità circa il senso della sua vita, circa il bene della sua persona, circa il modo giusto di convivere con gli altri. Quando manca all’uomo la luce della verità che sia capace di sciogliere l’enigma della sua esistenza, egli è perennemente esposto al pericolo di vivere invano, devastato dal non senso.
Voi, carissimi catecumeni, venendo a lavarvi nel battesimo, tornerete che ci vedrete. Incontrando Cristo, vivendo in forza del battesimo in Lui e con Lui, voi saprete quale è il senso della vostra vita; conoscerete la verità circa il bene della vostra persona; imparerete nella Chiesa a convivere con gli altri in modo giusto. Gesù ha detto di se stesso: "io sono la luce del mondo: chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
Gesù è la luce della vita perché Egli ci rivela quale è la nostra origine: siamo stati pensati e voluti dal Padre. Ci rivela quale è la nostra destinazione finale: siamo destinati alla vita eterna. Durante i quarant’anni della sua peregrinazione nel deserto, Israele era guidato dalla luce che emanava da una nube che li precedeva [cfr. Es 13,21 e Sap 18,3]. Anche voi, carissimi catecumeni, nella vostra vita – non raramente paragonabile ad un deserto – sarete guidati dalla luce che è Gesù e la sua parola. Guardate a Lui e sarete luminosi; seguite Lui e non camminerete nelle tenebre. Sarete veramente liberi e liberamente veri, poiché – come Gesù ci ha insegnato – rimanendo fedeli alla sua parola, diventerete suoi discepoli, "conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi" [Gv 8,32].
A ciascuno di voi, il Signore dice: "va a lavarti alla piscina di Siloe".
2. Carissimi fedeli che già siete stati iniziati ai divini misteri, è a voi rivolta questa sera la parola dell’apostolo: "se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore". È già accaduto nella vostra persona quanto i vostri fratelli catecumeni stanno ancora spettando: voi siete già passati dalle tenebre alla luce. Il battesimo che avete già ricevuto è stato la vostra "illuminazione", e vi ha immersi nella Vita divina.
"Ora siete luce nel Signore". Vedete l’opera mirabile del battesimo! Esso ci assimila talmente a Cristo, che ciascun battezzato diventa ciò che è Lui, il Signore. "Io sono la luce", dice il Signore; "siete luce nel Signore", ci dice l’Apostolo. Siamo come "cristificati".
La luce divina che è Cristo, negli uomini che si lasciano fare luce produce i suoi frutti: "il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità".
Perché la luce possa produrre questi tre frutti, è necessario vigilare attentamente sulla nostra condotta, comportandoci non da stolti, ma da persone visitate dalla divina Sapienza.
A noi tutti, catecumeni e fedeli, l’Apostolo esprime il desiderio che partecipando alla Liturgia, cantiamo ed inneggiamo al Signore con tutto il nostro cuore, ossia con tutta la nostra persona. È la divina Liturgia la sorgente della nostra vita cristiana.
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