VEGLIA DI PASSAGGIO ALL’ANNO 2000
31 dicembre 1999
chiesa di S.Spirito
Il tempo non è solo la misura di un movimento. E’ una dimensione, una proprietà della nostra persona umana: del nostro esistere. Non solo in senso individuale, ma anche sociale. Ecco perché questi "istanti" che stiamo vivendo, sono così carichi di tensione spirituale: sembrano come caricarci di un "passaggio" unico, quello da un’epoca storica all’altra. E’ questo un avvenimento che ci interpella profondamente, che provoca sia la nostra ragione sia la nostra libertà, dal momento che lo scorrere del tempo ci pone inevitabilmente la domanda sul suo significato e quindi sul suo fine. Lo scorrere del tempo infatti acquista un significato solo se esiste un suo scopo o fine. Questa connessione, che ogni persona ragionevole coglie immediatamente, fra fine e significato dello scorrere del tempo fa sì che se si eclissa la visione del primo non è più possibile percepire il secondo.
Noi abbiamo voluto, come discepoli di Cristo, vivere questi istanti nella preghiera, per essere illuminati dalla Parola di Dio sul "significato" e sul "fine" dello scorrere del tempo, della nostra storia personale e della storia dell’umanità. Per essere liberati dall’insidia che oggi ci assedia tutti: "… di tanto adoprar, di tanti moti / d’ogni celeste, ogni terrena cosa, / girando senza posa, / per tornar sempre là donde son mosse; / uso alcuno, alcun frutto / indovinar non so" [G.Leopardi, Canto notturno di un pastore errante in Asia]. L’insidia di pensare che tutto questo trascorrere di anni, di secoli e millenni sia privo di significato, non essendo orientato a nessuno scopo.
1. "La Sapienza di Dio parla: il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività". Queste parole ci riportano all’origine di tutto ciò che esiste: di ciascuno di noi e della realtà. Fra questa, la realtà che esiste e che possiamo contemplare coi nostri occhi, e Dio creatore si interpone la "Sapienza di Dio". Di essa si afferma che esisteva presso Dio, e prima che il Signore passasse all’opera della creazione.
Questa pagina biblica ci comunica la PRIMA CERTEZZA incontrovertibile che in questa notte deve nutrire la nostra preghiera e la nostra lode: c’è in Dio un "disegno", un "progetto" che ha presieduto alla creazione dell’universo intero. L’universo non è eterno; esso non è casuale; esso non è caotico: è la realizzazione di un pensiero divino e frutto della sua sapienza. Attraverso una metafora di straordinaria forza espressiva, la S.Scrittura continua dicendo: "quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con Lui come architetto". Come architetto: la costruzione di un edificio non è un ammasso disordinato di pietre. Queste sono disposte secondo un disegno, in ordine al raggiungimento dello scopo per cui l’edificio è voluto. Di fronte ad un qualsiasi ammasso di pietre, a chi ci chiede che cosa sia, non possiamo che rispondere sempre allo stesso modo: "è un mucchio di pietre". Di fronte ad un edificio invece ben costruito, noi possiamo rispondere: "è una chiesa", oppure "è una casa", e così via. L’ordine con cui le pietre sono disposte in vista di uno scopo, dona all’edificio una sua intrinseca bellezza. "Quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con Lui come architetto": la creazione intera, angelica – umana – infraumana, esprime un disegno di Dio realizzato dalla sua sapienza. La realtà ha una sua intrinseca intelligibilità perché è stata realizzata nella Sapienza di Dio, in vista di un fine.
Una volta che siamo riusciti ad assimilare quanto ci dice la parola di Dio, che cioè in Dio esiste un progetto riguardante l’intera creazione, vediamo subito che questo stesso progetto possiede una sua unità intrinseca: niente può sfuggire a questo piano, tutto si colloca dentro di esso. Tutto quanto esiste trova posto dentro di esso: dentro al progetto di Dio. Il cogliere quest’unità del progetto di Dio, dell’architettura della sua Sapienza è per l’uomo di importanza fondamentale. Ogni particolare della nostra vita, ogni momento della storia umana acquista il suo vero significato solo quando lo comprendiamo dentro al progetto di Dio. E’ per questo che la Sapienza ci ha appena detto: "ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie!… Beato l’uomo che mi ascolta… chi trova me trova la vita". Solo chi trova e scopre il "progetto di Dio" che è inscritto ed espresso nella creazione, è in grado di vivere in senso pieno, perché di ogni momento della sua vita ha capito il significato ultimo. Ma all’uomo è dato di trovare la Sapienza?
2. "Il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele". E’ ancora la Sapienza che parla. E’ come se il Creatore dicesse: la mia Sapienza, cioè il progetto in base al quale ho creato e governo tutta la creazione, viene svelato e fatto conoscere ad Israele. Essa ha posto le radici in Israele.
Carissimi fratelli e sorelle, con questa parola il Signore ci dona la SECONDA CERTEZZA che in questa notte deve nutrire la nostra preghiera e la nostra lode. La Sapienza di Dio non ha tenuto nascosto il piano, il progetto conformemente al quale il mondo e l’uomo sono stati creati, e sono governati ogni giorno. Dio ha parlato, e lo ha fatto precisamente per questo scopo: svelarci il suo progetto affinché ciascuno di noi possa consapevolmente e liberamente farlo proprio, rimanervi dentro. E’ questa certezza che deve riempirci il cuore di un’intima gioia: siamo illuminati da Dio stesso sul significato e sul fine di tutta la creazione, perché la Sapienza ha ricevuto l’ordine di dimorare in mezzo ad Israele. "Annunzia a Giacobbe la sua parola… ".
Dove più precisamente accade questa rivelazione? "Ho officiato nella tenda santa davanti a Lui, e così mi sono stabilita in Sion". E’ questo un testo assai profondo! E’ nel culto a Dio, quale avveniva nel Tempio, che la Sapienza di Dio si manifesta. L’intera creazione e l’uomo è stata pensata e voluta in vista dell’incontro dell’uomo con Dio: dell’ingresso dell’uomo dentro la Tenda di Dio, nella sua beatificante compagnia. Il culto, la liturgia svela l’intimo significato di tutta la realtà: l’universo senza liturgia è privo di senso. Senza Tempio, non ci sono dimore umane, vi ho scritto nella Lettera pastorale.
3. "Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna". La rivelazione che Dio fece ad Israele non è stata definitiva: la Sapienza divina non si era pienamente manifestata. Il significato e lo scopo della creazione e della storia non era completamente chiarito. L’autore della Lettera agli Ebrei dice che la rivelazione fatta ad Israele aveva due caratteristiche: era stata fatta "in vari modi", era stata fatta "molte volte". La molteplicità è segno della sua imperfezione. Non tutto era stato detto se erano necessari vari eventi di rivelazione. Di conseguenza, Israele non poteva vivere pienamente il significato del tempo perché non lo conosceva: poteva solo desiderare e sperare la piena rivelazione per poter vivere pienamente. Solo "chi trova me, trova la vita", ci ha appena ricordato la Sapienza.
Carissimi fratelli e sorelle, con la parola dell’Apostolo ci viene donata la TERZA CERTEZZA che in questa notte deve nutrire la nostra preghiera e la nostra lode: la certezza definitiva. La "pienezza del tempo" coincide coll’istante in cui il Figlio di Dio viene concepito da una donna: l’istante del concepimento è l’istante della pienezza del tempo. Pienezza del tempo significa che il tempo, l’intera storia umana e tutta la creazione, ha raggiunto lo scopo in vista del quale tutto era stato pensato e voluto da Dio creatore. E pertanto avendo raggiunto lo scopo, risulta chiaro il significato che aveva il suo percorso, dalla prima parola detta: "Sia fatta la luce. E la luce fu", fino alla parola conclusiva: "Sia fatto in me ciò che hai detto. Ed il Verbo si fece carne". Nella libertà di Maria la creazione raggiunge il suo vertice: ella è la perfezione della creazione.
Dobbiamo fermarci brevemente ma con calma a meditare e contemplare "la pienezza del tempo", nella luce abbagliante del Cantico che abbiamo fatto dopo la prima lettura. In esso, ciò che l’antica rivelazione diceva della Sapienza di Dio viene ora detto, in forma eminente, di Cristo. Veramente Egli, il Verbo fattosi carne per rendere l’uomo partecipe della Vita di Dio, è il "progetto di Dio". Tutto ciò che è, era e sarà è stato pensato e voluto in ordine a Cristo, Verbo incarnato. Il "progetto che era nascosto da secoli nella mente di Dio" è costituito proprio da Gesù Cristo: nulla esiste che non sia riferito a Lui.
L’apostolo esprime questa verità con tre affermazioni fondamentali: "in Lui sono state create tutte le cose", "tutte le cose sono state create per mezzo di Lui", "… in vista di Lui".
Notate subito, carissimi fratelli e sorelle: ciò che viene messo in relazione a Cristo è proprio la totalità. Le parole "tutte le cose" ricorrono con una tale frequenza da tradire la precisa intenzione dell’apostolo: non c’è nessuna realtà che non sia in relazione a Cristo.
Questa relazione è espressa dall’apostolo attraverso tre proposizioni: in Lui, per mezzo di Lui, in vista di Lui. In Cristo la pluralità degli esseri ha la sua originaria unità ed in Lui trovano coesione: l’universo non è un "caos", ma è un "cosmo" poiché Cristo è la chiave di volta di tutta la realtà. E’ per mezzo di Cristo che ogni realtà, che ogni uomo ha avuto la sua origine dal Padre. L’atto creativo del Padre "transita" attraverso Cristo. E’ in vista di Cristo che ogni realtà, che ogni uomo è stato voluto dal Padre, poiché siamo stati creati per essere figli nel Figlio. Lo scopo, il fine verso cui tutto tende è che l’uomo sia introdotto nella stessa vita trinitaria come figlio nel Verbo incarnato. Oh veramente il Verbo incarnato e la nostra eterna predestinazione in Lui è la chiave interpretativa di tutta la realtà! "Il redentore dell’uomo, Gesù Cristo, è il centro del cosmo e della storia". A Lui, in questa notte così suggestiva rivolgiamo interamente la nostra mente e la nostra lode, ripetendo: "In te vive ogni cosa, Signore! A te la gloria nei secoli!". Nulla sia anteposto a Te! Sia lodata senza fine la sola misericordia del Padre!
4. In che modo Cristo realizza il suo primato? Come Egli diventa Colui che in vista del quale tutto esiste? La risposta ci viene dalla pagina evangelica appena proclamata. Con essa lasciamo la pace della contemplazione delle serene certezze della fede, per entrare dentro al dramma divino-umano in cui quelle certezze provocano la libertà umana e satanica. E’ il dramma della nostra storia quotidiana, della storia dell’umanità di questo secondo millennio.
"io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". Ecco come Cristo si pone al centro di tutte le cose create, al centro di tutta la storia umana: dei singoli e dei popoli. Egli è il Crocifisso che esercita una misteriosa attrazione verso di Sé. Come in natura esiste un "centro di gravitazione" verso il quale ogni corpo tende ad andare, così nel mondo delle libertà esiste un "centro di gravitazione" che attira ogni cuore umano. "Tutte le cose sono state create in vista di Lui" e quindi Egli le attira tutte a Sé.
Ma che cosa significa, in che cosa consiste questa universale attrazione e questa gravitazione universale verso Cristo?
Miei cari fratelli e sorelle, cercate di prestarmi attenzione, anche se il mio discorso questa notte sta diventando lungo: è troppo grande questo momento del nostro Anno Santo per non viverlo con tutta la intensità possibile.
Perché qualcuno possa attirare a Sé, deve essere "innalzato": deve essere più alto, più nobile, più grande. Quando è la cosa inferiore che attira a sé la superiore, essa non attira ma inganna e seduce, perché in realtà abbassa. Cristo attira a Sé perché Lui è innalzato sopra tutto e sopra tutti, a causa della sua morte sulla croce (cfr. Fil. 2, 9-11). Perché attraverso la sua morte, Egli è entrato, risorgendo, nella pienezza dell’umanità trasfigurata, che era il progetto originario del Padre sull’uomo. Ogni calore ed ogni vita e luce della nostra terra ha origine dal sole, perché è la stella più luminosa. Nell’interno della storia umana ogni verità, ogni bene ed ogni bellezza è un raggio di Cristo.
Se poi consideriamo chi è attirato da Cristo crocifisso risorto scopriamo finalmente il mistero più profondo della storia. Colui che è attirato è la persona umana: è "qualcuno" e non "qualcosa", è un "io". La calamita attira a sé il ferro, ma un pezzo di ferro non è "qualcuno", non è un "io". E quindi questo tipo di attrazione è un fatto molto semplice. Ma non è così nell’attrazione che esercita Cristo. Egli vuole attirare a Sé l’uomo, ma per farlo in verità deve attrarlo a Sé come persona, cioè come soggetto libero, quindi attraverso una scelta: "se uno mi vuole servire, mi segua". Una persona non può attirare a sé un’altra persona se non mediante una scelta. "Tutto è stato fatto in vista di Lui": il vertice di tutto l’universo creato è questo "punto di tangenza", in cui la libertà dell’uomo si apre al dono di Cristo. In quell’istante la pienezza del tempo di ciascuno è raggiunta, così come quando questo avverrà per tutta l’umanità allora lo scopo di tutta la storia sarà raggiunto: "unicum charitatis vinculum, quo coelestia et terrestria connectuntur" [S.Bonaventura, Breviloquium p.1, c.1]. Sono le nozze di Dio con l’umanità, di cui ci ha appena parlato l’Apocalisse.
Ma dentro a questa stessa storia umana esiste ancora un’altra attrazione; esiste un’altra "logica"; esiste un’altra "libertà". L’attrazione spaventosa che l’uomo prova verso un’affermazione di se stesso prescindendo da Dio o contro Dio e il suo Cristo: quasi una sorta di vertigine che egli prova di fronte all’abisso di una libertà creata capace di rifiutarsi all’attrazione di Cristo. E così la trama della storia è stata intrecciata e lo sarà sempre da due fili.
"Due amori, dei quali uno puro e l’altro immondo, uno sociale l’altro privato, uno sollecito di servire all’utilità comune in vista della città superna l’altro pronto a subordinare anche il bene comune in vista di un’arrogante dominazione… uno che vuole al prossimo ciò che vuole a se stesso l’altro che vuole sottomettere il prossimo a se stesso" [S.Agostino, De Genesi ad litteram 11,15,20; NBA , pag. ].
Poiché il principe di questo mondo, Colui che tiene le fila di questa altra trama, è stato cacciato fuori, noi possiamo essere attirati da Cristo.
Carissimi fratelli e sorelle, due conclusioni finali. La prima. Poiché è nella scelta che si decide il destino del mondo dal momento che è in essa che si decide il destino proprio di ciascuno, l’istante presente – ogni istante che ci è dato di vivere – racchiude la possibilità della salvezza eterna. Esso diventa decisivo. La seconda. Esiste la possibilità per noi di porci già da ora, per così dire, alla fine della storia? Quasi in un punto di vista da cui, per così dire, vederla interamente? Esiste e questo è costituito dalla celebrazione dell’Eucaristia. Essa ti rende presente al punto finale di tutta la storia. E perciò te ne svela il significato. La qualità del nostro tempo dipende dalla qualità delle nostre celebrazioni eucaristiche: la costruzione della storia nasce dall’Eucaristia, poiché "se il chicco di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce frutto".
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