APERTURA DI S. MARIA IN VADO
26 MARZO 1996
Stiamo vivendo un grande momento nella storia della nostra città:
la firma della convenzione, l’apertura al pubblico del transetto della
basilica-santuario di S. Maria in Vado e la consegna del “Premio S. Maurelio
al merito per il progresso morale e spirituale” alla Fondazione della Cassa
di Risparmio di Ferrara. Ma il tutto è spiritualmente concentrato
sull’apertura di una “spazio santo di bellezza”. Offrire all’uomo la possibilità
di vivere l’esperienza della contemplazione della bellezza è fargli
il dono più prezioso. Nella contemplazione della bellezza, infatti,
la persona viene come rapita in quell’universo di luce intelligibile che
costituisce la sua vera dimora. Luce che rifulge dentro le realtà
sensibili: i suoni, i colori, le masse, le parole. E’ il grande messaggio-testimonianza
dell’arte: nel nostro mondo dimora una Verità, una Bontà
che lo rende degno di essere amato. Sì, poiché (come per
primo aveva capito Platone) la grande importanza della Bellezza consiste
nel fatto che essa è visibile anche dagli occhi fisici oltre che
da quelli dell’anima. Anzi: l’anima la vede attraverso occhi fisici. E
così l’uomo si esperimenta come l’unità integrata di corpo
e di spirito: si esperimenta nella sua verità. “Solamente la bellezza
ricevette questa sorte di essere ciò che è più manifesto
e più amabile” (Platone 250D-E). “Splendore dell’essere, la bellezza
pone l’uomo intero in una specie di connivenza col trascendente” (J. Rousse).
Ma apriamo oggi un luogo dove dimora la bellezza, , che non è
un luogo qualsiasi: è un tempio in cui si celebrano i divini misteri
della fede cristiana, in cui si ricorda il supremo sacrificio di Cristo.
Fra la fede cristiana e bellezza non esiste un rapporto casuale, ma un
rapporto necessario, intrinseco. E non per caso un Concilio Ecumenico fu
convocato per difendere, contro l’iconoclastia, l’arte cristiana: la necessità
per l’evento cristiano di dirsi nella bellezza. L’iconoclastia venne perfino
chiamato “una somma eretica” che scalza tutto il cristianesimo. Nell’Incarnazione
del suo Verbo, Dio ha instaurato la sua “logica rivelativa”. Se la divinità
sfugge ad ogni possibile rappresentazione e se l’umanità, separata
da Dio, si disintegra nella sua forma l’umanità di Cristo è
l’icona della sua divinità. Qui sta l’intrinseca necessità
che tutto ciò che è cristiano sia bello: manifesti cioè
una rassomiglianza che attraverso i nostri sensi ci conduce al riconoscimento
della Presenza.
Ma proprio in questo luogo che oggi apriamo, è accaduto
un fatto straordinario: come una sorte di “fiotto di sangue” per rivelare
all’uomo che cosa avviene quando si celebra il divino mistero dell’Eucarestia.
Eppure, di fronte al Crocifisso, la Chiesa non esclama: “non c’è
in Lui né forma né bellezza”? Si ha qui qualcosa di “paradossale”:
nella mancanza di ogni forma è presente la “forma dell’amore”, l’ordo
amoris. E’ il segno che ci indica in quale direzione dobbiamo cercare di
ricostruire l’unità del nostro essere disintegrato e spezzato.
Grazie a nome della comunità cristiana di averci fatto
questo dono.
|