Apertura dell'Anno Accademico della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna
25 novembre 2009
L’inno dei secondi Vespri dei Dottori della Chiesa recita: Quod verba missa caelitus,/ nativa mens quod exhibet,/ per hos ministros gratiae/ novo nitore clarent.
Ho trovato questo testo di singolare aiuto per capire la natura ed il senso del preziosissimo servizio che i teologi sono chiamati a svolgere nella Chiesa.
Essi fanno "novo nitore clarere" due fonti di conoscenza: verba missa caelitus, e nativa mens quod exibet. La giustapposizione, anzi la com-posizione di questa duplice conoscenza è l’opera propria della teologia. Se essa si limitasse solo alla prima, direbbe semplicemente la fede e fuggirebbe dalla gioiosa fatica di pensare la fede; se essa si limitasse alla seconda sarebbe ancilla pholosophiae.
L’impegno speculativo è imprescindibile. Ma il testo liturgico dice che i Dottori sono "ministros gratiae". È la "grazia della verità", di cui i teologi sono ministri nel modo loro proprio.
Mi piace concludere con un testo di Caritas in veritate [74]: "Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda, solo assieme salveranno l’uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell’illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l’estraniamento dalla vita concreta delle persone".
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