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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Saluto al Convegno della Facoltà Teologica
"L’apporto della Chiesa di Bologna al Concilio Vaticano II e la recezione del Concilio nelle Chiese dell’Emilia-Romagna"
13 dicembre 2006


Chiarissimi Professori,
Signore e Signori,

è stato un atto di intelligenza voler celebrare il decimo anniversario della morte di Don Giuseppe Dossetti con una riflessione seria sul Concilio Vaticano II, più precisamente sull’attuazione del Concilio medesimo nella nostra regione. Esso infatti – la sua preparazione, la sua celebrazione, la sua attuazione – costituisce uno degli avvenimenti fondamentali dell’itinerario cristiano e sacerdotale dossettiano.

Non è mia intenzione addentrarmi nella materia di studio oggetto del vostro convegno. Non lo chiede il genere letterario proprio di saluto iniziale che hanno queste mie parole. Mi siano consentite solo alcune fugaci riflessioni.

1. Mi è caro partire da un testo del servo di Dio Giovanni Paolo II di v.m.: "sento più che mai il dovere di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre" [Lett. Ap. Novo Millennio Ineunte 57; EV 20/117]. Durante questi giorni voi dovete verificare se, come, in che misura il Concilio Vaticano II è stato la bussola che ha orientato il cammino delle nostre Chiese.

Ovviamente perché la bussola possa orientare è necessario che chi intende usarla sappia leggerla correttamente: la corretta interpretazione del Concilio è premessa necessaria al lavoro che farete in questi giorni. Consentitemi qualche parola al riguardo, partendo da una metafora musicale.

Lo spartito musicale non è stato scritto dal compositore per essere solamente letto, ma soprattutto per essere eseguito. Noi sappiamo realmente che cosa ha voluto dirci Mozart quando compose il suo Ave verum solo quando un coro lo esegue. Penso che un’interpretazione dei testi del Vaticano II che ignori l’interpretazione che di esso ha dato la Chiesa guidata da Paolo VI, da Giovanni Paolo II, ed ora da Benedetto XVI sia esposta a non pochi né piccoli pericoli. A me sembra che fra le interpretazioni espresse dalla Chiesa emergano e siano punti impreteribili di riferimento i numerosi Sinodi dei Vescovi, la cui intenzione profonda era sempre quella di orientare la vita della Chiesa secondo la bussola del Vaticano II. Ugualmente importanti sono anche i grandi documenti dottrinali dei Pontefici sopra ricordati.

La chiave ermeneutica, anzi la dottrina ermeneutica circa il Concilio Vaticano II ci è stata offerta dal S. Padre Benedetto XVI nel discorso tenuto alla Curia Romana il 22 dicembre 2005 [cfr. Insegnamenti di Benedetto XVI, I, LEV 2006, pag. 1023-1032]. Esso ci dona un insegnamento fondamentale che mi sembra di poter sintetizzare colle seguenti parole: l’ermeneutica di un Concilio non può contraddire la natura della Chiesa di cui il Concilio è atto [operari sequitur esse], la quale "è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del popolo di Dio in cammino" [ib. pag. 1024].

A voi è chiesto di verificare in questi giorni se l’attuazione del Concilio è avvenuta secondo questa fondamentale condizione di ogni organismo vivente.

2. La seconda riflessione prende ispirazione da alcune parole del ben noto discorso di apertura del beato Giovanni XXIII: "Il nostro dovere non è soltanto di custodire questo tesoro prezioso, come se ci preoccupassimo unicamente dell’antichità, ma di dedicarci con alacre volontà e senza timore a quell’opera che la nostra età esige".

Quale è l’opera che la nostra età esige? Non c’è dubbio che essa si chiama evangelizzazione, intesa come comunicazione del Vangelo quale risposta adeguata alle grandi domande dell’uomo. In fondo, il Concilio voleva precisamente essere – come disse Paolo VI nel discorso di chiusura – un grande atto di amore verso l’uomo, poiché – come continuamente ripeterà Giovanni Paolo II – l’uomo è la via della Chiesa.

Voglio sperare che anche a causa di avvenimenti come questo, cresca nelle nostre Chiese il dinamismo missionario, la volontà di narrare ad ogni uomo che "è apparsa la grazia di Dio in Cristo", per la rigenerazione di ogni uomo in Cristo. Buon lavoro!