IL RISCHIO EDUCATIVO
23 novembre 1995
Consentitemi di iniziare con un breve racconto. Viveva un uomo talmente
distratto che quando al mattino si alzava, non ricordava più dove
aveva posto i suoi vestiti. La cosa lo preoccupava talmente che alla sera
non avrebbe mai voluto andare al letto. Finalmente una sera ebbe un’idea
geniale: annotava su un foglio dove metteva ogni indumento che svestiva.
E così la mattina seguente si sveglia, prende il foglio e legge:
“la maglia ... la camicia...” trovando subito ogni indumento. Sennonché,
finito l’inventario, restò senza parola: sì, disse, ma io dove sono?
Sapeva dove erano i suoi vestiti, ma non sapeva più dove era lui
stesso.
Ogni volta che rifletto sul fatto educativo giungo alla conclusione
che ogni rapporto educativo non tende ad insegnare alla persona “dove trovare
i suoi abiti”: fuori metafora, come comportarsi; tende a far trovare se
stesso. Si può forse “perdere se stessi”? Sì, Gesù
lo ha detto: “che vale per l’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde
se stesso?”. Dunque, l’uomo può trovarsi in una condizione tale
per cui, pur possedendo tutto (“il mondo intero”), ha però perduto
se stesso: non possiede se stesso.
S. Agostino nel libro decimo della sua opera sulla SS. Trinità
ha descritto mirabilmente questo processo di perdita di se stesso. Non
è l’ora, questa, di ripercorrere l’analisi agostiniana. Mi limito
ad alcune osservazioni che siano come la conclusione di questo nostro incontro.
- L’uomo perde se stesso, quando perde la memoria (cfr. quanto
è detto a pag. 169). La persona nasce in un dato originario, con
tutta un insieme di valori e di significati. Ecco perché la famiglia
resta il primo soggetto educativo.
- L’uomo perde se stesso, quando perde la libertà, poiché
è libertà, nell’esercizio della libertà, che l’uomo
possiede se stesso. Solo quando esercito la mia libertà posso dire
in senso interamente vero “io”. L’educazione è educazione alla libertà.
- L’uomo perde se stesso, quando perde la stima di sé, la consapevolezza
della propria dignità. In quel momento è esposto ad ogni
violenza (si ricordi la favola del contadino in città). ma come
si costruisce la coscienza della propria dignità? Nella coscienza
di essere il termine di un Amore infinito. In questa certezza si ha la
consapevolezza della propria insostituibile unicità.
|