STAZIONE QUARESIMALE
22 marzo 1996 - SANTUARIO DI S. LUCA
1. “Io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero”.
In questo luogo fra i più santi della nostra città, amato
e venerato dai nostri santi, siamo posti di fronte alla suprema manifestazione
del Mistero di Dio e del suo Amore: il Crocifisso.
E la parola di Cristo che ora abbiamo appena udita ci invita ad andare
all’origine di questo avvenimento: alla sua origine fuori della storia
umana. “Io non sono venuto da me”. La sua presenza fra noi ha la sua origine
nella decisione del Padre di inviarlo “quando venne la pienezza del tempo,
perché noi ricevessimo l’adozione a figli”. Lo ha inviato: dove?
Nella nostra condizione umana. Fino a quale “punto” di questa nostra condizione
umana? Fino alla morte ed alla morte di croce. “Voi non lo conoscete”.
Noi non conosciamo il Padre, il suo Amore di Padre verso l’uomo peccatore,
fino a quando non conosciamo il mistero della crocifissione del Figlio.
2. “Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo
ed è contrario alle nostre azioni”.
La prima lettura ci mostra immediatamente una situazione costante nella
storia umana: la persecuzione che spesso il giusto subisce a causa della
sua giustizia, una persecuzione che spesso può giungere fino alla
sua messa a morte. La Santa Chiesa ha sempre letto questa pagina come una
spiegazione della Passione di Cristo. Egli, il Solo Giusto, è stato
soppresso dai peccatori. Ma, fratelli e sorelle, non ascoltiamo questa
pagina come se parlasse di altri. Essa parla di ciascuno di noi. “Condanniamolo
ad una morte infame”. Ciascuno di noi ha firmato questa condanna. Ma che
senso può avere tutto questo? Sto parlando di uno dei misteri più
profondi e sconvolgenti della nostra fede: la crocifissione di Gesù
e la condanna dei nostri peccati (dei miei, dei tuoi) di cui Egli si è
caricato. Ciascuno di noi nel contemplarlo, deve riconoscere quello che
ha compiuto e così non piangere più su se stesso, ma su di
Lui, sul crocefisso. “Non conoscono i segreti di Dio”. Questo è
il segreto di Dio: il suo Figlio incarnato si fa carico del nostro peccato
e così ce ne libera colla sua morte.
Mai come questa sera, dobbiamo fare nostra la preghiera della sera:
“fa che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo
nel rinnovamento della vita”. I frutti della redenzione sono nati nell’albero
della Croce. Essi sono la fiducia di poterci accostare al Padre, la giustizia
e la pace del cuore, la misericordia verso i poveri. E’ il rinnovamento
della nostra persona, generato dalla Croce di Cristo.
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