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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SESTA STAZIONE QUARESIMALE
15 marzo 1996 - PARROCCHIA MADONNINA

1. “Il primo è: Ascolta ...”
Fermiamoci seriamente a meditare su questa parola del Signore che ci insegna che il primo comandamento è: “Ascolta Israele...”. La visione di Dio è promessa soltanto per la fine del tempo: noi vedremo Dio solo dopo la nostra morte. Ora possiamo solo ascoltarlo: tutta la vita cristiana è sotto il segno dell’ascolto perché il suo fondamento è la fede e la fede dipende precisamente dall’ascoltare. Dobbiamo ascoltare ed ascoltare vuol dire accogliere la Parola di Dio che è il suo Verbo stesso. Per questo dobbiamo avere una attenzione calma, profonda: come la terra aperta perché sia in essa il seme.
 E che cosa dice il Signore Iddio? “Il Signore Dio nostro è l’unico Signore”: E’ questa la prima parola che dice Dio: Egli rivela la sua unicità. Niente e nessuno è come il Signore: se noi mettiamo qualcuno o qualcosa di fronte a Lui, assieme a Lui, non lo riconosciamo più come l’unico Signore. Ogni autentica esperienza religiosa, dunque, anche quella cristiana, nasce da questa convinzione: è l’unico Signore. Il senso del mistero di Dio come Realtà incomparabile con qualsiasi altra, come realtà assolutamente trascendente sopra ogni altra, è il cuore della religione.
 
 Ma questa esperienza che cosa implica nell’uomo? Che cosa avviene nell’uomo quando si incontra realmente col mistero di Dio? Egli sente l’esigenza di appartenere a Lui completamente: l’unicità di Dio chiede di amarlo “con tutto il tuo cuore, con tutta ...”. Poiché il Mistero di Dio è smisurato, è senza limiti, è infinito, noi non possiamo che riconoscerlo adeguatamente che non mettendo nessun limite nel nostro rapporto con Lui: con tutto il cuore... L’unica misura degna di Dio è l’amore senza misura. La proclamazione dell’unicità del Signore esige un amore totale, esclusivo, un amore che letteralmente consumi l’uomo. Dio è veramente proclamato come unico solo quando nel cuore dell’uomo è amato sopra ogni cosa.
 Ma il Signore fa un’aggiunta di straordinaria importanza: “amerai il prossimo tuo come te stesso”. L’amore di Dio si realizza nell’amore dell’uomo. Questa connessione è propria del cristianesimo perché si fonda sul suo stesso mistero centrale: il Verbo si è fatto carne. In forza di questo avvenimento, noi incontriamo il Mistero di Dio nel mistero dell’uomo! Non c’è un’altra via. L’uomo è la via unica per raggiungere Dio: “religione pura e perfetta”, insegna S. Giacomo, “è questa: soccorrere gli orfani e le vedove”. L’unicità di Dio è riconosciuta concretamente nel riconoscimento dell’unicità di ogni persona umana; la trascendenza di Dio è riconosciuta se tu riconosci che la persona umana non è mai riducibile alle cose; in una parola: solo l’uomo, ogni uomo è immagine di Dio e non puoi amare Dio se disprezzi la sua immagine vivente. Il senso del Mistero di Dio prende corpo nel senso del mistero dell’uomo.

2. “Torna, Israele, al Signore tuo Dio”.
La persona può rispondere al comando divino dell’amore nella misura in cui purifica il suo cuore: nella misura della sua conversione. Solo la distruzione in noi del nostro egoismo ci rende capaci della presenza di Dio in noi e di aprirci alle necessità dei fratelli. La purificazione del nostro cuore è la prima condizione dell’amore di Dio e del prossimo. Questa purificazione è operata da Dio stesso in noi attraverso le varie mortificazioni che la vita ci impone o che noi stessi scegliamo.
 La prima mortificazione, la prima rinuncia che si impone in modo assoluto, è la rinuncia al peccato, la quale si esprime nel pentimento. Pentirsi vuol dire rinnegare noi stessi, sconfessare noi stessi.

 Il cammino dell’amore totale di Dio e dell’amore del prossimo sembra infinito: ma l’uomo è sicuro di percorrerlo, se saremo come Maria, nell’umile ascolto e nella fede. “Beata tu che hai creduto”. Beato veramente ciascuno di noi, perché si compirà la promessa del Signore.