PRIMA STAZIONE QUARESIMALE
S. BENEDETTO 23 febbraio 1996
1. “Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora
digiuneranno”.
La parola del Signore oggi ci chiama a meditare sul digiuno che, colla
preghiera e la carità, costituisce la triade santa di ogni vero
cammino quaresimale. Ma, come sempre, il Vangelo ci sconcerta subito: i
discepoli (e Gesù) non digiunano; i discepoli di Giovanni e i farisei
digiunano. Dunque: esiste digiuno e digiuno. Esiste un modo di digiunare
che non è cristiano. Quale?
Il significato immediato del digiuno è chiaro. Se il cibo
è vita, il digiuno, che ne è la privazione, è la morte.
Era perciò più che naturale che esso entrasse nelle pratiche
religiose comuni a tutti i popoli. Il “senso religioso” autentico si nutre
di una verità basilare: l’uomo ha, ma non è la vita. Egli
la riceve da Dio: non gli appartiene e non ne è proprietario. Col
digiuno, l’uomo riconosce che la vita è dono di Dio.
“Possono forse gli invitati a nozze ...”. E’ accaduto un evento
assolutamente nuovo che impedisce all’uomo di digiunare in quel modo. Il
dono della vita è stato fatto definitivamente a ciascuno di noi,
in Cristo: la vita piena, la vita eterna. Che senso può avere ancora
digiunare, cioè dire che l’uomo è destinato alla morte senza
Dio, dal momento che Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi? Non
è più logico, in questa mutata situazione, celebrare il banchetto
della vita che ci è stata donata per sempre? Non solo. Non si tratta
di un banchetto qualsiasi: “lo sposo è con loro”. E’ cioè
un banchetto in cui si celebra l’unione tra Dio e l’uomo. E di che natura
sia questa unione, si ricorre alla stupenda immagine delle nozze. Essa
ci fa capire chi è Dio per l’uomo e l’uomo per Dio. Dio è
passione per l’uomo, lo ama perdutamente e cerca di unirsi a lui. Ed ad
ogni uomo è così donata la capacità di amare Dio “con
tutto il cuore, con tutta l’anima ...”. Come è possibile digiunare,
se sta accadendo questo evento? Digiuna chi non ha ancora incontrato Gesù
Cristo.
Ma Gesù dice che “verranno giorni quando lo Sposo sarà
loro tolto” In che senso? nel senso che Egli ci ha lasciato come presenza
visibile; ci ha immersi nel mondo della miseria, della paura, del combattimento
con Satana; ci ha provati col suo silenzio spesso per noi inspiegabile.
Ed allora la Chiesa, noi soprattutto in questi giorni santi di quaresima
abbiamo cominciato a digiunare. Col nostro digiuno vogliamo dirgli che
sentiamo la sua assenza e lontananza, che lo attendiamo.
2. “Ecco, non digiunate più come fate oggi”.
Il Profeta ci mette in guardia. Il nostro digiuno è attesa del
Signore. Ma esso non ci può far dimenticare che oggi il Signore
è presente nei suoi poveri: al digiuno va unita la carità.
A chi attende il Signore non resta oscuro che Egli in qualche modo è
sempre presente: “i poveri saranno sempre con voi”.
Carissimi, quantunque ogni tempo della nostra vita sia da riempirsi
colla carità, tuttavia questo tempo quaresimale se vogliamo veramente
convertirci, c’invita in modo speciale ad impegnarci soprattutto nella
carità. Nessuna devozione è così gradita al
Signore che la carità usata ai poveri, ai malati, ai piccoli: egli
dove trova le opere di misericordia vi riconosce l’immagine della sua pietà.
Nel povero è Cristo che è aiutato; nell’infermo è
Cristo che è sollevato; nel piccolo è Cristo che è
educato. Amen.
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