PELLEGRINAGGIO GIUBILARE A ROMA
(II)
La fede di Pietro e la nostra fede
Catechesi nella Chiesa di S.Gregorio VII
20 ottobre 2000
1. "Chi dice la gente che io sia? – E voi chi dite che io sia?" Quando Gesù interroga l’uomo sull’identità della sua Persona, distingue nettamente due interlocutori o, se volete, due risposte possibili: "la gente" e l’opinione che essa ha di Lui; "e voi" cioè i suoi discepoli e la loro opinione.
Esiste infatti una differenza essenziale fra ciò che "la gente" pensa di Gesù e ciò che di Lui pensa il suo discepolo. Quale è la diversità? E’ assai importante saperlo per conoscere se anche noi abbiamo di Gesù l’opinione che ha "la gente" oppure se apparteniamo ai suoi discepoli. Dunque, la diversità essenziale delle due risposte in che cosa consiste?
Notate bene un particolare nel testo evangelico: "uno dei profeti" - "il Cristo". Per l’opinione comune Gesù è uno che appartiene ad una serie di persone: la serie dei profeti, pensava la gente di Galilea. Poi la serie sarà quella dei fondatori delle religioni: Gesù è uno dei fondatori delle religioni [come Maometto, come Budda]. Poi la serie sarà quella dei grandi maestri di morale: Gesù è uno dei grandi maestri di morale [come Socrate, come Confucio …]. Poi la serie sarà quella dei grandi rivoluzionari policiti-sociali. E così via. Solitamente si attribuisce a Gesù di essere il primo, il più grande della serie.
Non è così per i discepoli del Signore: Egli è il Cristo. Egli cioè è unico e non fa parte di nessuna serie; Egli non è riducibile a nessuna "classe" umana. Pietro dicendo: "tu sei il Cristo" esprime semplicemente la fede del discepolo che riconosce "a Gesù una valenza salvifica tale, che Lui solo, quale Figlio di Dio fatto uomo, crocefisso e risorto, per missione ricevuta dal Padre e nella potenza dello Spirito Santo, ha lo scopo di donare la rivelazione (cfr. Mt 11,27) e la vita divina (cfr. Gv 1,12; 5,25-26; 17,2) all’umanità intera e a ciascun uomo" [Congr. Per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Jesus, 15,1].
La vera divaricazione fra chi è discepolo del Signore e chi non lo è, non consiste nel fatto che l’uno attribuisce a Gesù un ruolo quanto si vuole grande in ordine alla salvezza dell’uomo, e l’altro nega questo ruolo. La vera divaricazione consiste nell’attribuire o non carattere di unicità, di universalità e di assolutezza al significato e al valore salvifico dell’opera di Gesù Cristo: chi non pensa che Gesù è l’unico, universale ed assoluto mediatore della nostra salvezza la pensa come la gente, non come vero discepolo.
2. "Le parole, le opere e l’intero evento storico di Gesù, pur essendo limitati in quanto realtà umane, tuttavia, hanno come soggetto la persona divina del Verbo incarnato e la completezza della rivelazione delle vie salvifiche di Dio" [J. Ratzinger].
Poiché, dunque, ciò che ci fa essere cristiani è la nostra fede in Gesù Cristo, è il professare la stessa fede di Pietro, è necessario che richiamiamo brevemente i punti centrali della nostra fede in Gesù Cristo, i pilastri sui quali essa si costruisce umile, robusta e lieta .
(a) Il nostro Dio è il Dio di Gesù Cristo. Per essere cristiani non basta credere in Dio: è necessario credere che Gesù Cristo è Dio e Dio è come ce lo ha rivelato Gesù Cristo. Certamente anche la nostra ragione, se usata rettamente, ci porta a concludere che esiste Dio, ma con questo Dio scoperto dalla nostra ragione noi non possiamo entrare in rapporto diretto, immediato. S. Paolo dice che noi lo vediamo come in uno specchio: nessuna persona normale si mette a parlare con un’immagine nello specchio.
Esistono certamente immagini di Dio anche nelle religioni. Il Dio del Vecchio Testamento è il vero Dio, ma rivelatosi solo parzialmente: solo Gesù ci ha svelato l’intera identità di Dio.
Il Dio dei mussulmani esprime alcune verità riguardanti il mistero di Dio, ma quella religione contiene anche gravi errori su Dio.
Solo il Dio rivelato da Gesù è il vero Dio. Perché? Chi poteva dirci chi è Dio se non Dio stesso? Chi poteva svelarci l’identità di Dio se non Dio stesso? Gesù è l’unico rivelatore di Dio perché è Dio stesso. Egli ci rivela il mistero di Dio: ci dice che Dio è Padre, è Figlio, è Spirito Santo e Dio è tre persone uguali e distinte nell’unità della stessa natura divina.
Gesù, il Dio-Figlio unigenito, ci ha parlato del Padre dicendoci che è ricco di misericordia; che si cura di ciascuno di noi perché ciascuno di noi è prezioso ai suoi occhi; che Egli è stato mandato dal Padre perché Questi vuole che tutti siamo salvi.
Gesù, il Dio-Figlio unigenito, ci ha parlato dello Spirito Santo dicendoci che sarebbe stato donato a ciascuno di noi, perché ciascuno di noi possa conoscere la Verità; perché possa essere un vero testimone di Gesù.
Ecco il primo fondamentale pilastro della nostra fede cristiana: bisogna credere che Gesù Cristo è Dio, e che Dio è come ce lo ha rivelato Gesù Cristo.
(b) Gesù Cristo è l’unico e definitivo salvatore dell’uomo: "In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiate salvarvi" [At 4,12].
La rivelazione fatta dal Padre in Gesù manifesta "il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2Pt 1,4)" [Cost. Dogm. Dei Verbum 2].
Il tema della salvezza è centrale nella professione della nostra fede. Che cosa significa "essere salvati"? due cose: è salvo colui che possiede tutto ciò che vuole e non vuole nulla di male; e lo possiede eternamente. Possiamo anche dire: salvezza significa vita eterna. Non solo intesa, come è comunemente, vita dopo la morte. Vita eterna significa pienezza di ogni bene, per sempre: che pienezza di bene sarebbe infatti se sapessi che non dura per sempre?
Se riflettiamo solo un momento, comprendiamo subito che l’uomo può trovare la sua salvezza solo incontrando Dio stesso. Più precisamente: divenendo partecipe della stessa vita di Dio. Solo Dio è pienezza di ogni bene eternamente posseduti. Ed infatti tutte le religioni non sono altro che i tentativi che l’uomo fa per venire in possesso della vita stessa divina. Ma sono tentativi vani poiché tra Dio e l’uomo vige una distanza infinita e quindi insuperabile.
L’unica via di salvezza è che Dio stesso ci venga a prendere: assuma la nostra natura umana, senza distruggerla ma elevandola alla sua stessa vita. O, visto lo stesso avvenimento da un altro punto di vista: che Dio stesso si umilii prendendo la nostra condizione umana, perché solo così l’uomo viene innalzato alla condizione divina. In sintesi: perché l’uomo diventi Dio è necessario che Dio divenga uomo. Ed è ciò che precisamente è accaduto solamente in Gesù: Egli è Dio che si fece uomo perché l’uomo potesse divenire partecipe della vita di Dio. E per questo che solamente Lui ha potuto dire: "Io sono la via, la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6).
Voglio a questo punto chiarire un aspetto della verità che stiamo spiegando, assai importante. Su di esso si è fatta confusione, anche da parte di teologi e/o catechisti. Prestatemi molta attenzione, perché ciò che sto per dirvi è assai importante.
Si dice: "tutte le religioni salvano, purché si viva onestamente; anzi, perfino l’ateo si salva, purché viva onestamente". Sono affermazioni equivocabili, perché pur avendo un aspetto di verità sono proposizioni false. Mi spiego.
Se un mussulmano, un buddista senza loro colpa non conoscono il Vangelo, poiché "Dio non fa preferenze di persona, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto" (At 10,34). Ma questo non significa che sia Maometto o Budda a salvare quell’uomo: è sempre e solo Gesù Cristo, nel modo a Lui solo noto. Attraverso quegli elementi di verità presenti in altre religioni, semi del Verbo divino [semina Verbi], Gesù il Cristo stimola il cuore delle persone, incolpevolmente ignare del Vangelo, ad aprirsi alla sua azione salvifica. Le principali "vie di ingresso" della grazia di Cristo nel cuore di questi uomini sono la certezza dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima, e la coscienza dell’obbligo di osservare la legge morale naturale. Paragonare, anzi equiparare la condizione obiettiva in cui si trovano queste persone e la condizione in cui si trova chi crede nel Verbo fatto carne, significa aver già seriamente oscurata la propria fede in Cristo.
Questa verità della nostra fede viene espressa nel modo seguente: Gesù il Cristo è il salvatore esclusivo-costitutivo di ogni uomo. Esclusivo: non esiste nessuna altro Salvatore. Costitutivo: le altre mediazioni possono avere elementi positivi per la salvezza, ma senza la grazia di Cristo sono inefficaci. Solo con Lui, in Lui e per mezzo di Lui diventano strumenti di salvezza.
E’ questo dunque il secondo pilastro della nostra fede: noi crediamo che non vi è nessun altro all’infuori di Gesù Cristo nel quale l’uomo possa salvarsi. Egli è l’unico mediatore fra Dio e l’uomo.
(c) "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!" [Eb 13,8]: non a caso questa espressione biblica è il logo del Giubileo.
Il mistero di Gesù Cristo ha diverse fasi, ma esse non sono dovute ad un Gesù diverso nella sua identità. Egli è il Verbo presso il Padre e l’Unigenito nel Suo seno: Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre. Egli, cioè questi stesso Verbo è Gesù di Nazareth nato da Maria 2000 anni fa, vissuto in Palestina per circa trentatré anni e morto sulla croce. Egli è il crocefisso Risorto, Signore glorioso che ora è vivente nella sua Chiesa che è il suo Corpo. E’ Lui che noi attingiamo nella nostra fede, che incontriamo nei sacramenti. Il Gesù che noi oggi incontriamo è il Verbo eternamente generato dal Padre; è lo stesso di cui i Vangeli mi riferiscono le parole e mi narrano i fatti; è il Signore risorto beatitudine di chi vive già in pienezza la vita eterna e nostro compagno di viaggio, che ci illumina colla sua Parola predicataci dalla Chiesa, ci nutre col suo Corpo e Sangue e ci guida attraverso i Pastori della sua Chiesa.
Perché è importante che teniamo presente tutto questo, che professiamo chiaramente nella nostra fede che Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre? Per una serie di ragioni fra loro connesse che ora brevemente espongo.
Nella nostra esperienza di fede possiamo pensare ad un Gesù che nel testo scritto nei Vangeli ci da il suo insegnamento, che noi poi cerchiamo di osservare come meglio possiamo. E poi vivere il nostro momento di preghiera come incontro con il Signore non "sentito" ora presente in mezzo a noi. E così si opera come una divisione, una separazione fra quel Gesù di cui parlano i Vangeli [il "Gesù della storia": Cristo ieri] e il Signore che io prego [il "Gesù della fede": Cristo oggi]. La fede cristiana però non sopporta questa separazione: anzi se essa si insinua, la nostra non sarebbe più la fede cristiana.
La fede cristiana afferma invece questo fatto: poiché Gesù è veramente risorto nel suo vero corpo, Egli è vivo oggi fra noi, come persona unica ed irripetibile e singolare, così come lo era prima della sua morte, ma ora con tutta la pienezza di vita umana incorruttibile dovuta all’azione risuscitante del Padre. Oggi, Gesù di Nazareth, essendo il Risorto, è in un contatto personale con chi crede in Lui: un contatto attivo che chiede di rendere partecipe ogni uomo della sua stessa vita. L’Eucarestia sta a testimoniare e a rendere possibile questo.
Il luogo dove questo incontro avviene è la Chiesa. Ecco cosa significa credere che Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre.
Concludo questa prima parte della mia catechesi con una pagina di F. Dostoevskij: "Su Cristo, potete discutere, non essere d’accordo… tutte queste discussioni sono possibili e il mondo è pieno di esse, e a lungo ancora ne sarà pieno.
Ma io e voi, Šatov, sappiamo che sono tutte sciocchezze, che Cristo – in quanto solo uomo – non è Salvatore e fonte di vita, e che la sola scienza non completerà mai ogni ideale umano e che la pace per l’uomo, la fonte della vita e la salvezza dalla disperazione per tutti gli uomini, la condizione sine qua non e la garanzia per l’intero universo si racchiudono nelle parole: ‘Il Verbo si è fatto carne’ e nella fede in queste parole".
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