V Domenica per Annum (A)
Cattedrale - Giornata per la Vita
7 febbraio 1999
1. “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Con
queste parole, il Signore oggi stabilisce la posizione dei suoi discepoli
nei confronti della terra e del mondo: ne sono il sale; ne sono la
luce. Vorrei richiamare la vostra attenzione su due particolari del testo
evangelico. Gesù dice: «il sale»; dice: «la luce».
Quindi non uno dei tanti sali presenti sulla terra; non una delle tante
luci che illuminano il mondo. I discepoli del Signore sono l’unico sale
della terra, sono l’unica luce del mondo. Non solo, ma attraverso l’espressione
«terra – mondo», assai frequente nella Bibbia, il Signore intende
indicare l’umanità intera, l’intera creazione. Ed allora l’affermazione
di Gesù è di sconvolgente drammaticità: tutta l’umanità
possiede una solo luce che può illuminarla; possiede in sé
un solo sale che può impedirle di corrompersi, che può dare
agli uomini gusto di vivere e significato al loro esistere. Sono i cristiani,
sono i discepoli del Signore.
Forse, se stiamo ascoltando attentamente la parola evangelica,
è già sorta dentro di noi una domanda: “E se allora i discepoli
del Signore cessano di essere luce e sale, tutta l’umanità andrà
perduta?” A dire il vero, benchè questa domanda sia legittima, la
pagina del Vangelo non vuole precisamente rispondere ad essa. La parola
di Gesù considera esplicitamente il caso in cui i suoi discepoli
non siano più il sale della terra né la luce del mondo, ma
non per dirci quali sono le conseguenze per la umanità, ma per i
credenti. Riascoltiamo la parola evangelica: “ma se il sale perdesse il
sapore… “. Cioè: se voi perdete il vostro sapore, voi diventate
inutili; voi non avete senso all’infuori della missione che vi è
stata affidata: “non si accende… “. Questa missione è quella di
annunciare il Vangelo nella nostra vita: cosa possibile solo se restiamo
fortemente radicati in ciò che ci caratterizza, nella fede
cioè a Cristo unico salvatore, nella scelta del Regno di Dio e della
sua giustizia e nel rifiuto di ogni compromesso coi potenti di questo mondo.
Che cosa significhi concretamente, ce lo mostra S.Paolo nella seconda lettura:
che cosa ha voluto dire essere luce-sale di una città pagana come
Corinto.
Carissimi fratelli e sorelle, come è importante questa
pagina evangelica! Essa ci dice chiaramente che la comunità cristiana,
che la Chiesa deve essere fortemente e chiaramente identificabile e dentro
al mondo. Viene esclusa da questa pagina una visione di Chiesa chiusa dentro
le sacrestie oppure fuori da esse, ma così omologata al mondo da
divenire semplicemente inutile. Viene quindi esclusa da questa pagina del
Vangelo ogni modo di pensare al «dialogo» col mondo,
tale da comportare la rinuncia a ciò che ci definisce come cristiani:
questo modo di dialogare non solo ci condannerebbe di fronte a Dio, ma
ci farebbe oggetto di disprezzo anche per gli uomini. Scrive un Padre della
Chiesa: “quando il cristianesimo è odiato dal mondo, proprio allora
dimostra di essere non frutto di logica umana ma grandezza di Dio” (S.Ignazio
di Antiochia, Lettera ai Romani 3).
2. Oggi la Chiesa italiana celebra la Giornata per la Vita. Le
parole evangeliche non potevano essere più adeguate per farci capire
il significato dell’odierna celebrazione. Essa vuole annunciare il Vangelo
della vita, richiamando il mondo su un contenuto assai preciso dello stesso
Vangelo: la persona umana è sacra ed inviolabile fin dal momento
del suo concepimento e quindi l’aborto è un delitto abominevole.
Nessuna legge umana può legittimarlo: un delitto non può
mai essere un diritto.
Carissimi fratelli e sorelle: noi diciamo questo dentro ad un
mondo che preoccupato della salvaguardia di ogni specie vivente anche vegetale,
assiste indifferente all’uccisione nel mondo ogni anno di diversi
milioni di concepiti. Si lotta per l’abolizione della pena di morte per
chi anche ha commesso efferati delitti, e si tace della condanna a morte
di milioni di innocenti. Noi diciamo che la persona umana già concepita
e non ancora nata ha lo stesso intangibile valore di ogni altra, poiché
riteniamo che il solo e semplice fatto di essere persone basti, senza bisogno
di altro, per meritare un infinito rispetto. Lo diciamo dentro ad una cultura
nella quale “il criterio proprio della dignità personale – quello
del rispetto, della gratuità e del servizio – viene sostituito dal
criterio dell’efficienza, della funzionalità e dell’utilità”
(Lett.Enc. Evange-lium vitae 23, cpv. 5).
“Se toglierai di mezzo a te l’oppressione… allora brillerà
fra le tenebre la tua luce”. Anche in mezzo alla nostra città esiste
ancora l’oppressione dell’aborto: si compiono ancora aborti. La vera luce
che deve brillare in essa deve essere l’affermazione concreta della dignità
di ogni persona, per ciò che «è» non per
quello che «ha, fa e rende». Ritorni a brillare in essa il
primato della persona, creata «ad immagine e somiglianza di Dio»:
questo significa per la nostra città divenire città di cultura.
|