Settimana Mariana 1998
OMELIA RELIGIOSI E RELIGIOSE
Cattedrale di Ferrara 4 ottobre 1998
1. “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi
è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto
dovevamo fare”. Lasciamo che queste parole scendano nella profondità
del nostro cuore: esse ci svelano la verità del nostro rapporto
con il Signore. Quel rapporto che siete state chiamate a vivere nella donazione
verginale.
La parabola usata da Gesù ci urta in ciò che essa
ha di condizionato dagli usi di una società ben diversa dalla nostra.
Ma proprio questo «urto» è didatticamente efficace per
farci capire la sostanza della cosa: un rapporto dove vige un’assoluta
diseguaglianza poiché è costituito da soli diritti da una
parte, e di soli doveri dall’altra. “Si riterrà obbligato verso
il suo servo?” da una parte; “siamo servi inutili” dall’altra. Non ci potrebbe
essere disuguaglianza più grande. La parabola serve a Gesù
per dirci che questo è il nostro rapporto con Dio: il Padre non
ci deve nulla; la creatura umana deve a Lui tutto ciò che è,
tutto ciò che può, tutto ciò che ha. Se la nostra
esperienza di fede non si radica continuamente nel terreno di questa verità,
se non si nutre continuamente di essa, la nostra fede o prima o poi si
corrompe in idolatria: non incontra più il vero Dio. E’ la semplice
verità espressa nel primo di tutti i comandamenti: “Il Signore è
il nostro Dio; il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio
con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. La vostra
donazione verginale trova nella verità del rapporto Creatore-creatura
la sua radice ultima, e nella forma che la caratterizza vuole essere in
primo luogo richiamo alla Chiesa e al mondo del «diritto di Dio»
: di ciò che si deve al Padre che ci ha creato, cioè tutto,
assolutamente tutto. Che non ci sia parte del vostro cuore, della vostra
persona che non appartenga al Signore, poiché di voi Egli è
particolarmente geloso. La vostra verginità è il segno spirituale
e fisico al contempo di questa totale indivisione del cuore.
Ma la pagina del Vangelo non ci dice solo questo. Questa parabola,
all’apparenza così diversa dalle altre, in realtà ci introduce
completamente nel mistero non solo della creazione, ma attraverso questo,
nel mistero dell’Alleanza sponsale. Questo mistero è dominato dalla
logica della gratuità! La gratuità posta in essere dal rapporto
della creazione, raggiunge la sua imprevedibile pienezza nell’Alleanza.
La gratuità da parte del Padre. “Ti ho amato di amore
eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3). Tutto ciò
che il Padre ci dona, è frutto esclusivo del suo amore: Egli è
nei nostri confronti solo grazia, sola misericordia. “Si riterrà
obbligato verso il suo servo?” dice la parabola. Cioè: “chi gli
ha dato qualcosa per primo, si che abbia a riceverne il contraccambio?
(Rom 11,35). La nostra sola certezza è che Egli ci ama con amore
indefettibile e non condizionato dalla nostra corrispondenza, e per questo
ci conserva sempre pietà.
La gratuità da parte nostra. La nostra risposta all’amore
è offerta pura di tutto ciò che siamo: senza aspettarci altro.
Scrive S. Bernardo: “(l’amore) basta a se stesso, da sé piace e
per sé. Esso è merito e premio a se stesso. Amo perché
amo, amo per amare … Mi è sospetto quell’amore che sembra essere
sostenuto dalla speranza di ottenere qualcosa … L’amore puro non è
mercenario” (Sermoni sul Cantico dei cantici, Serm. LXXXIII,4-5; ed. Vivere
in, Roma 1996, vol. 2, pag. 393-394).
“Così anche voi, quando avrete fatto tutto …”. Sono
servo inutile, non perché ho fatto cose inutili: ho fatto anzi le
cose più preziose. Sono servo inutile, perché sono stato
scelto senza nessun merito, perché non chiedo nulla: mi basta amare.
“A chi ama Dio basta di piacere a colui che ama: non si deve cercare un
premio maggiore dell’amore stesso” (S. Leone Magno, Ser. 79,3; SC 200,
pag. 133).
La vostra consacrazione verginale testimonia che questa è
la vita, che per questo siamo stati creati: per essere amati dal Signore
e per corrispondere a questo amore. Ditelo con forza al mondo di oggi che,
corrotto dall’individualismo, concepisce i rapporti fra le persone esclusivamente
nella forma del contratto: dare per avere, in una parità fra prestazione
e profitto. Ditelo con forza soprattutto ai giovani, perché non
rinuncino alla loro libertà: alla capacità cioè di
donarsi, di dire «siamo servi inutili». L’amore è la
cosa più preziosa che esista, perché è la più
inutile.
2. “Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore
nostro”. La testimonianza da rendere al Signore è quella di cui
ci ha parlato la pagina evangelica: avendo incontrato il Signore, fare
della propria vita un puro servizio alla sua persona.
Questa testimonianza, che nella sua forma verginale raggiunge
una particolare trasparenza, può essere insidiata oggi dalla paura
di risultare «perdenti»: di vergognarci.
Alla logica dell’avere voi opponete la logica del dono; alla
logica del potere voi opponete la logica del servizio; alla logica del
piacere voi opponete la logica dell’amore.
Ma Dio non vi ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza,
di amore e di saggezza. Custoditelo intatto.
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