Settimana Mariana 1998
OMELIA GIORNATA DELL’AMMALATO
Cattedrale Ferrara 3 ottobre 1998
1. “Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a Te alzerò
il grido: «Violenza» e non ascolti?”. Ogni persona si riconosce
in questo grido del profeta, poiché esso nasce dall’esperienza di
una contraddizione drammatica. Da una parte la presenza del male, sotto
le sue varie forme: nella pagina profetica, il male di una gestione della
cosa pubblica violenta, giusta ed oppressiva del povero. Dall’altra parte
la certezza di una Provvidenza divina che governa le cose umane e ad esse
si interessa amorosamente. Vivendo dentro a questa situazione, il profeta
prega: “fino a quando, Signore …” «Fino a quando»: il mistero
della pazienza di Dio, della tolleranza del Signore nei confronti del male.
Carissimi fratelli e sorelle ammalati, anziani, sofferenti: la
pagina del profeta vi appartiene in un modo del tutto singolare. Quante
volte, ne sono sicuro, vi sarete ritrovati a dire: “fino a quando, Signore?”:
fino a quando implorerò la guarigione, la liberazione, la pace interiore,
il rispetto per la dignità della mia persona, “e non ascolti”? Nonostante
gli sforzi che si stanno sicuramente facendo, la condizione in cui versa
la Sanità pubblica anche nella nostra città, non toglie nessuna
attualità alla pagina profetica. La giusta preoccupazione di far
quadrare i bilanci, non giustifica che la persona del malato sia la prima
a dover entrare in questo logica del risparmio. Essa non può mai
essere considerata una semplice voce di bilancio. Non solo, vicino ad esempi
di grande attenzione alla persona dell’ammalato e dell’anziano, non cessano
comportamenti di assoluto disprezzo della loro dignità, come dimostra
la benemerita opera del Tribunale dell’ammalato. Permangono situazioni
dentro le quali l’ammalato e l’anziano può in verità fare
proprie le parole profetiche: “perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione? ho davanti rapina e violenza e ci
sono liti e si muovono contese” .
Ma il profeta ha trasformato la sua preghiera in domanda: ha
interrogato il Signore. Così come lo facciamo noi quando ci troviamo
in situazioni sopra descritte: fino a quando, Signore? Ed il Signore ascolta:
“il Signore rispose”. Quale è la sua risposta?
Prima di tutto, occorre notare che questa risposta non vale solo
per il profeta. Egli infatti la deve accuratamente scrivere, così
che tutti, anche noi oggi, possiamo conoscerla: “scrivi la visione e incidila
bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente”.
E la risposta che il Signore ci dà è la seguente:
“Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà
per la sua fede”. Ciò che dà consistenza alla tua esistenza,
ciò che impedisce alla tua persona di soccombere a causa della disperazione
o della tristezza del cuore, è la fede. La situazione di malattia,
di disagio, di violenza ed ingiustizia in cui ti trovi, vivila appoggiandoti
sul Signore, fidandoti di Lui, avendo fede in Lui. E’ questo rapporto col
Signore che dà solidità alla nostra vita. In sostanza, il
dialogo del profeta, e di ciascuno di noi oggi col Signore,è il
seguente: “fino a quando o Signore?” dice l’uomo; “appoggiati su di me”
risponde il Signore.
Un autore sacro del Nuovo Testamento, rivolgendosi ad una comunità
di persone assai provate con prove di ogni genere, scrive: “non abbandonate
dunque la vostra fiducia, alla quale è riservata una grande ricompensa.
Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà
di Dio possiate raggiungere la promessa”. (Eb 10,35-36).
2. “In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: aumenta la nostra
fede”. La fede che il Signore ci ha chiesto attraverso la parola profetica,
è difficile ed impossibile alle nostre forze. E’ preghiera questa
particolarmente necessaria per chi, come voi carissimi fratelli e sorelle
ammalati ed anziani, si trova dentro a situazioni di sofferenza, di umiliazioni,
di abbandono, di solitudine. La fede che gli Apostoli chiedono, che noi
dobbiamo chiedere, non è solo una salda adesione alle parole del
Signore. Essa è quella potenza singolare di convinzione e di fiducia
in Lui, che ci dona la pace del cuore anche dentro alle più drammatiche
contraddizioni della vita.
La risposta di Gesù conferma la straordinaria forza della
fede nella vita di una persona: “se aveste fede …”. La vera fede, anche
se posseduta in minimo grado, è capace del miracolo: il miracolo
del cambiamento vero, del cambiamento del vostro io. La fede genera una
nuova persona.
Carissimi fratelli e sorelle: terminata questa celebrazione, voi
ritornerete nelle vostre case, nelle nostre comunità. Come prima?
il miracolo del rinnovamento è possibile: “Ecco, soccombe chi non
ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà di fede”.
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