S. NATALE 2001: Messa del giorno
1. "Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo". Carissimi fratelli e sorelle, il profeta – come avete sentito – si rivolge alle "rovine di Gerusalemme" invitandole a prorompere in canti di gioia. Era una la città distrutta quella a cui il profeta parlava; è una comunità umana, la nostra, quella che sembra essere come spiritualmente rovinata e crollata in questi ultimi mesi dell’anno. E’ stato compiuto un atto di violenza folle che ha ucciso migliaia di innocenti; si sta combattendo una guerra che ha fatto, come sempre, vittime innocenti ed inermi. Ma soprattutto, qualcosa è rovinato e sta rovinando dentro al cuore della persona: si estingue la speranza, perché vacilla la certezza sui fondamenti stessi sella nostra convivenza civile. Si sono oscurate le evidenze originarie che solo possono orientare l’uomo al rispetto della sua dignità. Sono le "rovine di Gerusalemme".
Tuttavia la parola di Dio ci fa scoprire questa sera una verità di importanza fondamentale. Nella seconda lettura avete ascoltato: "Dio .. ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo … Questo Figlio … sostiene tutto con la potenza della sua parola". Queste parole ci svelano il rapporto costitutivo che unisce tutto l’universo, questo mondo e in esso ogni persona umana e l’intera vicenda storica, al Figlio, a Cristo.
Cristo è l’"erede di tutte le cose": Egli cioè è stato costituito Signore di tutto; Cristo è colui per mezzo del quale anche il mondo è stato fatto: Egli non ne è solo la meta finale, ne è anche il principio. Cristo è il primo e l’ultimo, Colui per mezzo del quale tutto è stato cominciato e nel quale tutto troverà il suo compimento. Tutti i periodi della storia umana e tutte le regioni dell’universo con chi le abita sono da Cristo ed per Cristo. La conseguenza è che tutto è sostenuto dalla sua potenza.
Carissimi fratelli e sorelle, lasciamo che questa sublime verità prenda possesso del nostra mente e del nostro cuore. L’universo, questo universo, tutta la realtà non è sospesa nel nulla: è sostenuta dalla potenza del Figlio. Tutta la realtà non ha un’inspiegabile origine dovuta semplicemente al caso: "tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste". Tutta la realtà non ha un destino oscuro ed inconoscibile: il Figlio è stato costituito "erede di tutte le cose". Siamo sorretti da un’infinita potenza e siamo destinati alla pienezza della vita, poiché siamo fondati e sostenuti dal Verbo oggi fatto uomo. Che cosa può dare il diritto e la possibilità alle rovine di ascoltare l’invito a prorompere di gioia? Che cosa può assicurare a noi uomini di oggi il diritto e la possibilità della speranza, quando la violenza e l’ingiustizia e l’incapacità di amare sembra corrodere ogni rapporto umano? La coscienza dell’indistruttibile positività del reale dovuta al suo essere stata creata per mezzo del Verbo incarnato ed a lui data in eredità.
2. "La luce splende fra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta". La luce di cui parla il Vangelo è quella del Verbo di Dio di cui ogni uomo è reso partecipe nella sua ragione, nella sua coscienza morale. Come già varie volte vi dissi, ciò che costituisce la vera tragedia dell’uomo di oggi è di aver rinunciato a questa luce, alla luce della sua ragione e della sua coscienza, impedendosi così di vedere quella positività del reale di cui parlavo.
E’ in questo contesto che scopriamo la dimensione umano e divina del fatto odierno. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Egli è venuto per ricostruire le rovine di quella creazione che era stata fatta interamente per mezzo di Lui.
Ma ciò che suscita stupore è la modalità con cui il Verbo compie la ricostruzione della sua Creazione. Egli "si fece carne": assume la precarietà e la fragilità della nostra esistenza; si compromette nella storia e colla storia dell’uomo. "E venne ad abitare in mezzo a noi": l’uomo può anche far finta di niente e girarsi dall’altra parte, ma il Fatto, quel Fatto rimane. E la realtà è salvata: questa realtà creata. Perché se "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi", tutto ricomincia da questa Presenza e tutto è riposto in relazione ad essa. E’ questa presenza del Verbo nella carne che rende possibile all’uomo che non voglia abdicare a se stesso, un incontro con Dio che cambia veramente l’uomo: "a quanti … l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". E’ la nostra condizione umana ad essere cambiata.
La nostra vera disgrazia allora, la disgrazia di questa città è di aver abituato il proprio vivere all’assenza di questo incontro con il Verbo fatto carne, credendo di poterlo sostituire con altro. Vivere invece dentro a questo incontro e di questo incontro significa riconoscere una verità e sperimentare una grazia che nella più grande consapevolezza della propria miseria, ci pone di fronte ad ogni problema umano senza pretese, aperti a tutto e a tutti, umili e forti nella nostra speranza.
La sintesi di ciò che oggi celebriamo è stupendamente espressa dalla preghiera della Chiesa: "O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana".
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