Omelia della Messa di fine anno accademico
Washington, 1992
1. «Tutti erano assidui... nella preghiera, insieme con Maria, la Madre di Gesù»
Vogliamo celebrare questa Eucaristia per ringraziare il Padre di tutti i doni che ha concesso alla nostra comunità accademica, durante questo anno accademico. Ed abbiamo voluto porre noi stessi accanto alla Madre di Gesù, essere assieme con Maria, come la Chiesa nel Cenacolo.
La Chiesa è divenuta pienamente consapevole delle grandi opere di Dio il giorno in cui riceve lo Spirito Santo e da quel momento inizia il suo pellegrinaggio di fede attraverso la storia dei popoli. All’inizio di questo cammino è presente Maria, “che implora con le sue preghiere il dono dello Spirito” (Lumen Gentium 59).
Lo Spirito Santo è la memoria della Chiesa. Egli radica continuamente la Chiesa nella morte e risurrezione di Cristo, ricorda continuamente alla Chiesa le parole di Cristo e introduce la Chiesa nello loro comprensione, Egli è il vincolo coniugale di amore che unisce la Chiesa-sposa a Cristo-sposo. Nel momento della Pentecoste, lo Spirito prende possesso della Chiesa e, in un certo senso, la costituisce. E tutto questo avviene nello spazio spirituale, nel seno aperto dalle preghiere di Maria. In questi cinquanta giorni, durante i quali noi celebriamo il Risorto che dona lo Spirito, noi uniamo la nostra preghiera alla preghiera di Maria.
Abbiamo concluso un anno accademico. Alcuni hanno concluso i loro studi. Senza la grazia dello Spirito, la scienza diventa dannosa; essa non edifica, ma distrugge. Per questo abbiamo voluto unirci alla Madre di Gesù: perché ci ottenga dal Padre mediante il Figlio il dono dello Spirito. Senza questo dono, l’uomo non raggiunge la Sapienza.
2. «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna»
Maria ha vissuto anche un altro inizio. Ella era presente all’inizio del pellegrinaggio della Chiesa, perché era stata all’inizio dell’opera redentiva di Cristo, quando Egli entra nel mondo, dicendo: “Ecco io vengo per fare, o Dio, la Tua Volontà”. E fu il momento in cui il tempo raggiunse la sua pienezza, perché Dio entrò nel tempo. Infatti, come insegna il Santo Concilio di Efeso, “il Signore nostro Gesù Cristo, nato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, negli ultimi giorni egli stesso, per noi e per la nostra salvezza, fu generato da Maria Vergine Madre di Dio”.
In questa generazione ciascuno di noi, in un certo senso, è stato generato figlio di Dio: abbiamo ricevuto l’adozione a figli. Come insegna, infatti, il Santo Concilio Vaticano II, nella sua Incarnazione, il Figlio di Dio si è unito, in un qualche modo, ad ogni persona umana.
Contempliamo questi due mirabili inizi: il concepimento umano del Verbo per opera dello Spirito, la nascita della Chiesa per opera dello Spirito. Contempliamo Colei che unisce in sé questi due inizi, la Madre di Gesù. Custodiamo nel nostro cuore la memoria costante di questi due inizi. Senza questa memoria, perdiamo la nostra identità. E la nostra attività accademica, alla fine, non ha altro scopo: acquistare un’intelligenza degna dell’opera dello Spirito Santo per opera del quale il Figlio fu generato nel corpo di Maria e la Chiesa costituita nella preghiera di Maria. Se i nostri studi non ci conducono alla lode dell’opera dello Spirito, come possiamo attribuire a noi stessi il diritto di “studiare” Dio?
3. «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»
Ciò che san Paolo disse in poche parole, san Luca descrive più lungamente: il concepimento del Verbo. E nello stesso tempo è concesso a noi, indegni peccatori, di entrare nel luogo più santo della creazione: lo spirito, il cuore di Maria. Che cosa troviamo in questo luogo? L’obbedienza della fede. Finalmente scopriamo, con profonda trepidazione, il mistero più profondo di Maria: il suo rapporto con Dio. Tibi silentium laus: il silenzio è la la tua lode. Come non rimanere stupiti di fronte a questa obbedienza di fede? Essa ha aperto lo spazio, ha reso possibile l’opera dello Spirito Santo, a Nazareth e a Gerusalemme. Questo è vero della Chiesa, questo è vero del nostro Istituto, questo è vero di ciascuno di noi.
Dobbiamo essere radicati nell’opera dello Spirito mediante l’obbedienza della fede. Che senso ha parlare di libertà se non in termini di libertà che è l’obbedienza della fede? Senza questa obbedienza, il nostro Istituto non può esistere. Ne siamo certi. Per questo la celebrazione della conclusione dell’Anno accademico è la celebrazione dell’opera dello Spirito Santo, come si rivela a Nazareth e a Gerusalemme; è la celebrazione dell’obbedienza di fede di Maria che ha reso possibile l’opera dello Spirito.
Lo Spirito è il dono del Signore risorto.
|