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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di Tutti i Santi
S. Caterina al Pilastro, 31 ottobre 2006


1. "Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente". Celebrando la solennità di Tutti i Santi, la parola di Dio ci invita a "guardare" all’amore che il Padre ha per ciascuno di noi. È un amore che lo ha spinto non solo a crearci, ma a renderci partecipi della sua stessa vita divina. Non siamo solamente sue creature, ma siamo anche suoi figli: "e lo siamo realmente". Chi crede in Gesù ed ha ricevuto il Battesimo, è rinato "dall’alto"; è stato come rigenerato dallo Spirito Santo [Gv 3,1-8].

Miei cari fedeli, la solennità odierna rivela all’uomo, ad ogni uomo e donna, la sua dignità immensa. Nessuno di noi e venuto al mondo per caso; nessuno di noi è destinato al nulla eterno. Siamo resi partecipi della stessa vita eterna di Dio, indipendentemente da ogni nazione, razza, popolo, lingua.

La solennità di Tutti i Santi ci fa gustare la gioia di partecipare a questa famiglia dei figli di Dio, o, come scrive S. Paolo, di "partecipare alla sorte dei santi nella luce" [Col 1,12].

Ma la nostra grande nobiltà ci obbliga, e la grazia ricevuta diventa un compito. "Chiunque ha questa speranza" ci ha detto or ora l’apostolo "purifica se stesso, come egli è puro". Sì, diventare santi significa realizzare nella nostra vita di ogni giorno quello che già siamo, in quanto elevati in Cristo alla dignità di figli adottivi di Dio. Questa vita che ci è dato di vivere nel tempo, deve progressivamente svelare e come lasciar trasparire nella nostra persona e nelle varie situazioni quella santità donataci nel battesimo, fino a quando "saremo simili a Lui, perché lo vedremo come egli è".

2. Miei cari fedeli, ma per voi la Solennità di Tutti i Santi ha quest’anno un significato del tutto particolare. L’1 novembre 1966 il Card. G. Lercaro di v.m. affidava a don Emilio Sarti di v.m. la vostra comunità che così iniziava il suo cammino.

Ciò che abbiamo ascoltato nella prima lettura è in un certo senso prefigurato e come significato in ogni comunità cristiana. La prima lettura ci ha come sollevato fino al paradiso, alla vita eterna dei nostri fratelli e sorelle che già vivono nella pienezza della gioia divina. Anche nelle comunità cristiane sulla terra si realizza attorno all’Eucarestia festiva una profonda unione spirituale e soprannaturale di famiglia di Dio. Ciò che accade attorno all’Eucarestia dove poi trasformare la nostra vita quotidiana: l’essere uno in Cristo ci rende capaci – se lo vogliamo – di trasformare anche i rapporti sociali fuori dalla Chiesa.

È ciò che – ne sono sicuro – è accaduto durante questi quarant’anni, sotto la guida dei vostri parroci. Solo il Signore conosce quanto di bene avete operato: nelle famiglie, per l’educazione delle giovani generazioni, nell’attenzione ai poveri.

La celebrazione quarantennale coincide colla celebrazione del Congresso Eucaristico Diocesano e della vostra Decennale. È in Cristo, e nella fede in Lui che diventiamo nuove creature, così che la nostra comunità possa continuare il suo cammino di fede.