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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Veglia Pasquale e Santa Messa "della notte"
Cattedrale di San Pietro, 30 marzo 2013


1. Cari fratelli e sorelle, carissimi catecumeni: il Signore Iddio ha compiuto le sue più grandi opere di notte. Nella grande narrazione della storia della nostra salvezza, che abbiamo ascoltato, è questo un fatto ricorrente.

Quando "Dio creò il cielo e la terra, la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso". La prima notte: la notte in cui avvenne l’atto creativo originario.

Quando Dio liberò definitivamente il suo popolo dal dominio del Faraone, "durante la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque di divisero". La seconda notte: la notte in cui avvenne l’atto salvifico di Israele.

Quando Dio nacque nella nostra natura umana, a Betlemme, ciò avviene in una regione nella quale "alcuni pastori vegliavano di notte" [cfr. Lc 6, 8]. La terza notte: la notte in cui Dio è apparso sulla terra per vivere fra gli uomini.

Quando "passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana Maria di Magdala e l’altra Maria si recarono al sepolcro…non trovarono il corpo di Gesù". La quarta notte: la notte "in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge vincitore dal sepolcro".

Cari fratelli e sorelle, questa è una costante troppo ricorrente nell’agire di Dio perché non nasconda una ragione profonda. Che cosa ha voluto dirci?

In primo luogo, dove Dio è andato a cercare l’uomo; dove l’uomo si trovava: nella notte, nell’oscurità. Quale notte e quale oscurità? Il profeta Baruck ci ha risposto: "perché ti contamini con i cadaveri e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi? Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!". Quando l’uomo abbandona la fonte della sapienza, la luce del Signore che illumina ogni uomo [cfr. Gv 1, 9], si trova a brancolare nelle tenebre. Non sa più né dove deve andare, né come andarvi. Perde perfino la consapevolezza di sé stesso.

Ma c’è qualcosa di più profondo, di più oscuro, significato dalla notte nella quale Dio è andato a cercare l’uomo: la notte della morte; le tenebre di una morte eterna. Chi abbandona la via del Signore, imbocca la via della morte. Non solo e non principalmente la morte fisica, ma la condizione di una solitudine senza fine, privato della beatitudine di chi vive con Dio. Dio, fattosi uomo, è venuto ad abitare "nelle tenebre e nell’ombra della morte", per prenderci per mano e tirarci fuori da questa regione dei morti. Attraverso il profeta, poc’anzi ci ha detto: "per un breve istante ti ho abbandonata ["sei polvere, ed in polvere ritornerai"]; ma ti riprenderò con immenso amore".

Egli ci ha ripreso perché è risorto, ed in Lui ciascuno di noi ha la possibilità reale di rientrare nella luce della divina sapienza, e nel possesso di una vita eterna. La Chiesa, piena di stupore, ha cantato: "questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce alla comunione dei Santi".

2. Ma in che modo noi possiamo divenire partecipi di questo evento di salvezza? In che modo la nostra notte – la notte dei nostri errori e peccati, la notte della nostra morte – potrà "splendere come il giorno, ed essere fonte di luce per la nostra gioia"? L’apostolo Paolo ci dà la risposta.

Scrivendo ai Romani, egli dice: "se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo amore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo" [Rom 10, 9]. La porta che ci fa uscire dalle tenebre e dall’ombra della morte; la porta che ci fa entrare nella luce della vita è la fede. Credi nella risurrezione di Gesù, e sarai salvo.

La fede ci salva perché mediante il sacramento del battesimo fa accadere in noi ciò che Gesù ha vissuto nella notte di Pasqua. Ascoltiamo l’apostolo: "per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu resuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova".

Ecco, fratelli e sorelle, in che modo la nostra notte può essere illuminata dal giorno che è Cristo: mediante la fede ed i sacramenti.

"Voi tutti…siete figli della luce e del giorno; noi non siamo della notte, ne delle tenebre" [1Tess 5,5]. "Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" [Ef 5,14]. Così veramente sia.