Solennità di San Michele Arcangelo, Patrono della Polizia di Stato
Basilica di San Petronio, 29 settembre 2008
1. Varie volte la S. Scrittura parla del vostro santo Patrono. Ma forse la pagina al contempo più misteriosa e più suggestiva l’abbiamo ascoltata nella prima lettura.
"Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago". La S. Scrittura non ci è donata per soddisfare la nostra curiosità. Che cosa la Parola di Dio vuole dirci, narrandoci un fatto che non è accaduto sulla terra ma in cielo, e prima ancora della fondazione del mondo? Che nella storia umana avviene uno scontro, a volte più palese ed altre volte più nascosto, fra una forza oscura "che seduce tutta la terra" e la forza di chi testimonia fino al martirio. Sappiamo che cosa significa "seduzione": significa inganno, uso astuto della ragione non in ordine alla conoscenza della verità ma al potere. Sappiamo che cosa significa "martirio": significa semplicemente pensare e dire la verità anche quando ciò comporta la morte.
La parola di Dio oggi ci fa vedere pertanto la storia umana in una luce nuova. Essa, la storia umana, è al fondo lo scontro fra la seduzione dell’errore e la testimonianza della verità. Purtroppo non siamo più abituati a questa lettura degli avvenimenti umani.
Non solo, ma la parola di Dio ci aiuta a capire meglio le due forze in campo, quella governata dal "grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana", e quella governata da Michele ed i suoi angeli.
La seduzione consiste nel convincere l’uomo a vivere in assoluta autonomia, negando che esista un ordine morale che non sia lui a costituire. La seduzione consiste nel convincere l’uomo a sradicare la sua libertà dal riconoscimento di una verità circa il bene, che non è il mero prodotto del consenso sociale.
Questa seduzione non è un fatto puramente soggettivo, che accade cioè solo nell’intimo della singola persona. E anche un fatto oggettivo, che prende corpo cioè in una organizzazione della società. Pensate alla seduzione esercitata su milioni di uomini dal sistema nazista e dal sistema comunista: quali devastazioni ha causato!
L’altra forza è descritta nel modo seguente: "Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire".
Miei cari fratelli e sorelle, la Parola di Dio non è un anestetico datoci perché non sentiamo più i dolori della nostra condizione personale e sociale. Essa infatti ci avverte che "il diavolo è precipitato sopra di noi" "pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo".
Nel cielo fu Michele coi suoi angeli a vincere la seduzione di Satana. Sulla terra sono i martiri che vincono, poiché essi combattono "per mezzo del sangue dell’Agnello".
Nel martirio dei suoi discepoli si continua la testimonianza di Cristo. È una sola testimonianza; è un solo martirio; è un solo sacrificio. Quando il discepolo spezzasse questa continuità, quando la sua testimonianza non fosse più quella di Cristo, anche il discepolo o prima o poi viene vinto e sedotto.
Perché la testimonianza di Cristo nel suo discepolo ha sempre il carattere di martirio? Perché inevitabilmente essa si scontra colla "mentalità di questo secolo" [cfr. Rom 12,1-2]. Chi volesse evitare una tale condizione dovrebbe o sottoscrivere compromessi o ritirarsi in una interiorità illusoria. In ambedue i casi, la continuità fra la testimonianza di Gesù e quella del discepolo sarebbe interrotta.
2. La Chiesa, quando vi ha dato come Patrono S. Michele, ha fatto una scelta intelligente: ha visto che il vostro Corpo e la sua funzione si inserisce quotidianamente dentro un grande contesto.
Anche voi volete che la vita umana associata non sia dominata da forze disgregatrici, ma si svolga nell’ordine e nella pace. Vi opponete col vostro lavoro quotidiano a chi è stato sedotto dall’idea di una libertà che nega il riconoscimento dei diritti dell’altro; a chi è stato sedotto dall’idea che paghi di più la legge della forza che la forza della legge. In una parola: vi opponete a chi nega alla radice il modo giusto di convivere.
In questo sta la grandezza del vostro servizio e la dignità della divisa che portate: difendere la giustizia propria dell’ordine pubblico.
Abbiate sempre viva nella vostra coscienza la percezione di questo grande valore. Considerate sempre vostro onore difendere chi è più debole; vostra grandezza servire il bene comune; vostra ricchezza la testimonianza di una buona coscienza.
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