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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa in preparazione alla Pasqua per gli studenti, i docenti ed il personale non docente dell’Università di Bologna
Cattedrale di S. Pietro, 29 marzo 2007


"In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". Cari amici, queste parole di Gesù richiamano alla mia mente l’incontro di un giovane con Cristo, narrato dagli altri tre evangelisti [cfr. Mt 19,16-22; Mc 10,17-22; Lc 18,18-23]. L’incontro inizia da una domanda che quel giovane rivolge a Gesù: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".

È questa una domanda essenziale, che nasce dalla profondità del cuore. È a chi fra noi fa questa domanda che Gesù risponde: "se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". Se vuoi vivere una vita vera, più forte di ogni pericolo che la possa insidiare, osserva la parola di Gesù.

Ma che cosa significa "osservare la parola di Gesù"? essa non è parola semplicemente umana. Attraverso di essa, l’uomo giunge a conoscere la verità intera circa se stesso e circa il mistero stesso di Dio. Quando l’uomo ascolta la parola di Gesù e lascia che essa penetri nel suo cuore, egli non cammina più nelle tenebre ma si colloca nella realtà nel modo giusto. Non è semplicemente l’ascolto di una dottrina insegnataci da un maestro di vita. Si tratta, più profondamente, di aderire alla persona di Gesù, di entrare in una comunione piena con Lui.

Perché voi possiate realizzare questo "incontro" con Cristo e così non vedere mai la morte, Dio ha voluto la Chiesa. Essa, infatti, "desidera servire questo unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita" [Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptor hominis 13; EE8/40].

Miei cari amici, la reazione degli ascoltatori riferitaci dal Vangelo è di particolare attualità. "Gli dissero i Giudei: ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte"". I suoi interlocutori non conoscono altra morte che quella fisica. Si collocano su un piano di comprensione completamente diverso da Gesù.

Siamo oggi testimoni di una progressiva "abolizione dell’uomo": ciò che è a rischio è la humanitas come tale di ogni persona. La principale insidia è precisamente costituita da quel "riduzionismo biologico" che degrada l’uomo a mero incidente casuale dell’evoluzione della materia. La morte è solo il punto finale di una retta. Chi ascoltava Gesù non aveva capito che esiste una morte che insidia ogni attimo del nostro vivere, e che consiste in un esercizio della propria libertà che distrugge il senso del proprio esistere. È a questa morte che sfugge chi osserva la parola di Gesù. È da questa corruzione dell’umanità che il discepolo del Signore libera – come mistico sale – il mondo.

Cari amici, perché la parola di Gesù ha una tale potenza? Perché l’incontro con Lui ci fa passare dalla morte alla vita? "Rispose loro Gesù: in verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono". La formula "Io sono" è la traduzione greca del nome ineffabile di Dio. Quindi Gesù è veramente Dio: Dio fattosi uomo. L’uomo che incontra Gesù, incontra Dio stesso; l’uomo che entra in amicizia con Gesù, entra in amicizia con Dio.

All’uomo che chiede: "che cosa devo fare per avere la vita eterna?", è Dio stesso che viene incontro e si fa suo compagno di viaggio. È solo la verità che è Dio a donarci la vita vera; e pertanto Dio stesso assume la nostra umanità e vive la nostra stessa condizione perché noi, osservando la sua parola, evitiamo di vedere la morte.

Miei cari amici, la Chiesa vi ama; la Chiesa vuole rendervi partecipi, soprattutto nei prossimi giorni della Pasqua, del suo unico vero tesoro: Cristo Signore, la sua parola e la sua Verità, il suo amore e la sua Vita.