Ottava Domenica per Annum [A]
Assemblea Diocesana dell’Azione Cattolica
Seminario, 27 febbraio 2011
1. Il dono che il Signore oggi ci fa della sua Parola, oggi è veramente grande perché è la risposta a quell’affanno per la nostra vita, per il nostro futuro, che abita nel nostro cuore. È dunque una parola di vera consolazione e sicura speranza.
Possiamo iniziare la nostra riflessione dalla prima lettura. La parola profetica si rivolge al popolo ebreo in esilio. Un popolo che aveva perso tutto; che viveva in un paese straniero; che ormai aveva perso ogni speranza in un cambiamento della sua condizione.
Ma Israele aveva custodito la consapevolezza e la memoria degli avvenimenti che lo avevano costituito come popolo libero. E di quegli avvenimenti Dio era stato l’attore. Dio aveva scelto Israele; Dio lo aveva liberato dall’Egitto; Dio gli aveva donato la terra.
Il confronto con la condizione presente e la storia passata era inevitabile: ed anche la conclusione logica: "Sion ha detto: il Signore mi ha abbandonato". Anzi – e qui si tocca il fondo della disperazione – "il Signore mi ha dimenticato". Dio non sa più neppure che esisto.
È a questo popolo che Dio dice qualcosa di incredibile: "si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se vi fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai".
Notate bene. Il Signore non riprende il tema dell’abbandono, ma quello del "ricordo". Come un figlio è così profondamente impiantato dentro le viscere di sua madre, che essa ormai non potrà mai più non solo dimenticarlo ma non commuoversi al suo pensiero, così noi, ciascuno di noi, è impiantato dentro la memoria di Dio. Egli non potrà non commuoversi nelle sue viscere di misericordia per ciascuno di noi. La memoria che Dio conserva di ciascuno di noi, la commozione che prova ogni volta che ci pensa, cioè sempre: questa è la grande rivelazione che oggi ci viene donata.
Gesù nella pagina evangelica riprende questa parola profetica, e la rende ancora più commovente. Non solo, Egli ci dice, si ricorda sempre di noi; non solo Egli prova per ciascuno di noi una vera commozione materna. Ma noi per Lui "abbiamo valore": ai suoi occhi ciascuno di noi è dotato di una incomparabile preziosità.
Gesù ci rivela questo valore contemplando la natura dentro la quale ciascuno di noi vive. Essa ci testimonia una cura straordinaria che il Creatore ha anche per le sue creature più umili, perfino per qualcosa che dura solo un giorno. Se ciò che obiettivamente ha così poco valore, è oggetto di una cura tale da parte di Dio, come si penderà cura di ciascuno di noi che davanti ai suoi occhi siamo la sua creatura più preziosa?
Con tutto questo Gesù non intende dirci che non dobbiamo lavorare per procurarci il necessario, ma intende educarci ad un atteggiamento interiore di fiducioso abbandono dentro un impegno lavorativo spesso duro e faticoso.
Non siamo né frutto, né preda del caso, della fortuna o di un impersonale destino: Dio ci conosce e si prende cura di noi. Ed allora la risposta adeguata alla nostra condizione è il Salmo che abbiamo appena pregato: "Solo in Dio riposa l’anima mia; da Lui la mia salvezza …da Lui la mia speranza".
2. Come avete sentito, Gesù dice che sono i pagani a vivere senza questa intima certezza. Gli fa eco S. Paolo quando nella lettera agli Efesini, dice loro che erano "senza speranza e senza Dio nel mondo" [Ef 2, 12].
Eppure i pagani cui si riferisce Paolo onoravano molti dei; i pagani di oggi hanno e venerano tre dei: il potere, il sesso, il denaro. Ma "sono senza speranza", perché si trovavano e molti pagani di oggi si trovano a vivere in un mondo buio, privo di un futuro. La conseguenza è che, nonostante le apparenze, la vita non è amata.
Cari amici dell’Azione Cattolica, avete scelto come vostro logo: "Vivere la fede. Amare la vita". È esattamente la giusta risonanza della Parola che Dio oggi vi dice.
La fede non solo ci informa, ma ci fa pregustare la Presenza di un Dio che si prende cura dell’uomo. Ed è questa Presenza che cambia la vita, e ce la fa appassionatamente amare in quanto "cosa buona". La fede infatti conferisce alla vita un fondamento vero sul quale possiamo appoggiare.
Ed allora "dobbiamo adesso domandarci: la fede cristiana è anche per noi oggi una speranza che trasforma e sorregge la nostra vita? È cosa per noi "performativa" – un messaggio che plasma in modo nuovo la vita stessa – o è ormai soltanto "informazione" che, nel frattempo, abbiamo accantonata e che sembra superata da informazioni più recenti?" [Benedetto XVI, Lett. Enc. Spe Salvi 10]. È per questo che ancora una volta avete voluto impegnarvi sul piano educativo.
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