Santa Messa del Giorno di Natale
Cattedrale di San Pietro, 25 dicembre 2008
1. "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". Cari fratelli e sorelle, questa è la terza celebrazione del santi misteri natalizi. Quale profonda diversità dalle altre due!
In esse la proclamazione del Vangelo narrava i fatti accaduti a Betlemme; parlava delle persone che li hanno vissuti: Maria, Giuseppe, i pastori, gli angeli. Tutto questo ora sembra scomparire, e la parola evangelica vuole condurci alla profondità ultima del mistero natalizio. Desidera che noi ne cogliamo, per così dire, tutto lo spessore.
"In principio era il Verbo". La nascita avvenuta a Betlemme ha la sua radice nell’eternità. Il parto di Maria ha il suo principio prima del tempo: la nascita del Verbo-Dio dal Padre-Dio nell’unità dello Spirito Santo.
"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Il bambino di Betlemme è lo stesso Verbo-Figlio eterno che si fa uomo. Natale dunque non è la metafora religiosa dell’origine della vita, o dell’inizio della nuova stagione. È la memoria di un fatto storico: "il Verbo si è fatto carne".
Facendosi uomo, il Verbo – che è il Figlio unigenito – ci rivela la paternità di Dio. Dio – come abbiamo sentito nella seconda lettura – "che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi … per mezzo dei profeti … in questi giorni ha parlato a noi nel Figlio".
In questa santa celebrazione dei misteri natalizi sta dunque davanti a noi da una parte il mistero di Dio che si rivela come Padre, e dall’altra stanno tutti gli uomini, ogni uomo, senza eccezione. "Per noi uomini, e per la nostra salvezza discese dal cielo" diciamo nella professione della fede "discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno di Maria vergine".
Anche l’uomo di oggi quindi è invitato a stare davanti a questo mistero: l’uomo di oggi, soprattutto, perché ha perso la consapevolezza della sua verità e dignità propria. Non raramente infatti egli degrada se stesso fino a ritenersi un semplice momento dell’evoluzione della materia. È nella stalla di Betlemme che viene rivelata la verità e fondata la dignità dell’uomo, poiché è a Betlemme che viene svelata la paternità di Dio nei confronti dell’uomo.
"A quanti … lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". Altri hanno promesso di dare all’uomo altri poteri: sopra di sé, sugli altri, sulla natura. Dal Verbo fatto carne l’uomo riceve il potere di diventare figlio di Dio a causa del fatto che Dio si è fatto figlio dell’uomo. A Betlemme l’uomo di oggi riceve il potere semplicemente di essere in pienezza uomo. Essere pienamente uomo infatti significa diventare figlio di Dio: questa è la nostra altissima vocazione.
2. E’ possibile difendere veramente la dignità dell’uomo escludendo dalla sua consapevolezza e dalla sua vita associata questa misura? è possibile affermare la causa dell’uomo – non solo a parole, ma realmente – escludendo che essa trovi il suo fondamento ultimo nel fatto che l’uomo ha ricevuto in dono il potere di diventare il figlio di Dio? escludendo dall’uomo la sua nativa dimensione e vocazione religiosa?
Cari fratelli e sorelle, alcune settimane orsono è stato celebrato il 60.mo anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. essa è stata indubbiamente una grande tappa nella vicenda umana, una presa di coscienza forte della dignità di ogni persona. E’ stata una pietra miliare nella costruzione della pace, poiché la guerra nasce sempre dalla violazione di quei diritti, e porta con sé ancor più gravi violazioni degli stessi.
Se però – come è dato quotidianamente di osservare – i diritti fondamentali dell’uomo sono ridotti semplicemente a ciò che ognuno desidera; se, soprattutto, vengono usati come strumento di una visione individualistica dell’uomo, si giunge perfino, all’interno di questa logica, a mutare la definizione di un’istituzione originaria come il matrimonio e la famiglia e a separare un’istituzione così importante come il mercato da ogni regola morale. Allora nessun uomo pensoso dei destini dell’umanità può ignorare che la vera conferma dei diritti dell’uomo è nel fatto che Dio si è fatto uomo. È rischioso appendere la difesa di quei diritti ad una visione relativista della realtà. È rischioso separare la loro difesa dalla loro radice storica: il fatto cristiano, il fatto accaduto nella stalla di Betlemme.
Cari fratelli e sorelle, il Concilio Vaticano II insegna: "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo … Cristo … proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" [Cost. past. Gaudium et spes 22,1; ev 1/1385].
Non si poteva dire in modo più profondo che il mistero dell’uomo è radicato nel mistero del Natale.
Raccogliamoci dunque in esso durante questi giorni, perché il suo splendore illumini la nostra coscienza; illumini le nostre famiglie; illumini la nostra città e la nostra nazione. In questo momento io, il vostro Arcivescovo, lo faccio con voi tutti venuti in questa Cattedrale: vogliamo accogliere l’alto mistero della nostra salvezza. Perché si radichi sempre più profondamente nelle nostre anime la verità della paternità di Dio e quindi della dignità di ogni uomo.
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