SOLENNITA’ DEL NATALE
Messa del giorno
Cattedrale, 25 dicembre 2004
1. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Queste parole narrano compiutamente l’avvenimento che oggi celebriamo ed esprimono al contempo l’originalità assoluta del cristianesimo, rendendolo incomparabilmente unico.
Il Verbo di Dio, che "era presso Dio" come "irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza", si è fatto carne, cioè uomo. Indicando però la nostra umanità con la parola "carne", l’evangelista intende sottolineare il fatto che il Verbo ha assunto la natura umana nella sua condizione di debolezza ed inconsistenza. S. Leone papa dice: "Rimanendo intatte … le proprietà di ambedue le nature e congiungendosi in una unica persona, la maestà (divina) assume in sé l’umiltà della condizione umana, la potenza l’infermità, l’eternità la condizione mortale … e il Dio vero e l’uomo vero si associano armonicamente nell’unicità del Signore" [Discorso XXI, 2,2]. Noi oggi celebriamo questo avvenimento.
Quale fu la conseguenza per l’umanità e per ogni uomo? L’evangelista la indica colle seguenti parole: "la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo". È stato fatto all’uomo il dono della verità, in un momento preciso della storia, per opera di Gesù Cristo il Verbo di Dio.
Ciò è accaduto perché Lui è la stessa verità. Mosè non ha fatto che trasmettere la Legge; altri hanno trasmesso una dottrina religiosa o morale: Gesù Cristo invece non ci procura solo il dono della Verità, ma Egli stesso è questo dono, perché è il Verbo fatto carne. È questa singolarità ed unicità di Cristo, che conferisce all’avvenimento che oggi celebriamo un significato assoluto ed universale, per cui, pur essendo un avvenimento accaduto dentro alla storia, ne è il centro e il fine. A causa di ciò che oggi è accaduto, la storia umana è rimasta per sempre divisa in due tempi: prima di Cristo – dopo Cristo.
Questa posizione di Cristo fa sì che Egli non possa essere collocato nel "super-mercato delle religioni" dove l’uomo entrando "compra" ciò che meglio risponde alle sue esigenze. La posizione di Cristo nella storia dell’umanità non consente che Egli sia relativizzato; che il cristianesimo sia computato come una fra le altre religioni. Chi relativizza il Cristo, anche se poi ne esalta la persona, in realtà lo ha già abbandonato.
Dal momento in cui queste parole hanno cominciato a risuonare nel mondo - "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" -, la questione più urgente per l’uomo è di sapere se esse sono vere o false. Tutti noi sappiamo bene che se sono false, se Dio non è venuto a vivere in mezzo a noi con noi, ciascuno di noi resta definitivamente consegnato al suo destino di morte: solo Dio può salvarci e vana alla fine è ogni speranza definitiva posta nell’uomo. Ciò che decide delle sorti eterne dell’uomo è la fede in Cristo, il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
2. "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. A quanti però l’hanno accolta, ha dato il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome". La decisione di abbandonare le proprie tenebre per accogliere la grazia della Verità, la decisione di credere in Cristo cambia radicalmente la condizione umana. La fede in Cristo dà all’uomo il potere di diventare figlio di Dio: in questo consiste il vero cambiamento della nostra condizione.
È un cambiamento che riguarda ciascuno di noi. Diventiamo partecipi della stessa vita divina del Verbo fattosi carne. Il mistero natalizio è un "mirabile scambio". Il Verbo prende la nostra miseria per donarci la sua ricchezza; prende la nostra morte per donarci la sua vita; prende la nostra corruzione per donarci la sua incorruttibilità. Dio si fece uomo perché l’uomo sia deificato. La nostra destinazione finale è la beata eternità del Padre. Venendo ad illuminare il nostro giorno terreno, il Verbo fatto carne lo ha introdotto nell’eternità.
Il giorno del Natale è allora la contestazione più forte a quella "demoralizzazione dell’uomo" a cui assistiamo ogni giorno, e la "questione antropologica" oggi riceve la sua soluzione definitiva. L’uomo non è riducibile alla natura in cui vive, poiché oggi è deificato; la felicità cui egli è destinato non è limitata al tempo, poiché oggi è diventato eterno. Veramente "solo nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo … Cristo … proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" [GS22,1; EV 1/1385]. Oggi in Cristo la natura umana è stata assunta senza per questo venire annientata, e quindi anche in ciascuno di noi è stata elevata a dignità sublime.
Ma il cambiamento ha investito non solo i singoli, ma anche la società umana. Resi figli dello stesso Padre, gli uomini sono entrati in una nuova comunione fraterna. A chi ha dato il potere di diventare figlio di Dio, ha dato con ciò stesso il potere di diventare fratello: il mistero del Natale fonda la vera fraternità umana. Chi crede nel Dio fatto uomo per liberare l’uomo dalla sua brutale solitudine, vede ogni uomo come degno di infinito rispetto, cura ed attenzione; chi crede nel Verbo fatto carne cerca di imitare la magnanimità di Dio verso l’uomo.
Carissimi fedeli, voler togliere il riferimento a Cristo per costruire una vera fraternità umana significa voler costruire un edificio privo di fondamenta, perché la legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia della Verità è messa oggi a disposizione di ogni uomo per mezzo di Gesù Cristo.
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