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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DI NATALE
Messa di mezzanotte
Cattedrale, 25 dicembre 2004


1. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terrà tenebrosa una luce rifulse". La parola profetica descrive la condizione in cui si trovava il popolo: un popolo "che camminava nelle tenebre" perché "abitavano in terra tenebrosa".

L’immagine del cammino richiama subito la realtà della vita: non è forse la nostra vita un cammino? Ma un cammino ha un punto da cui parte ed una meta cui è diretto. E l’uomo, ciascuno di noi, da dove viene? a quale traguardo ultimo è orientato?

Molti oggi non sanno più rispondere a queste due domande, ed è a causa di questa ignoranza che camminano nelle tenebre ed abitano in terra tenebrosa. Alle spalle il caso; davanti a sé il nulla eterno. Venuti all’esistenza per caso, siamo destinati a scomparire per sempre: pensano oggi in tanti.

Poiché questa è la risposta che l’uomo oggi riceve in larga misura anche dalla cultura in cui vive; poiché il peso di questa risposta è insopportabile per le spalle dell’uomo, questa stessa cultura lo ha convinto che le domande sulla propria origine e sulla propria destinazione finale sono domande inutili o comunque che non possono ricevere una risposta certa. Si è di conseguenza messo in atto un sistema educativo che tende ad esaltare il provvisorio ed il disimpegno dal definitivo, come buona forma di vivere. È questa la condizione di un popolo che cammina nelle tenebre ed abita in una terra tenebrosa.

A questo popolo, a coloro che vivono in questa condizione, la Chiesa questa notte comunica una notizia: una luce si è accesa; una risposta è stata donata. Quale luce? quale risposta?

2. "Carissimo" ci dice l’Apostolo "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". La luce che illumina l’uomo è la grazia di Dio apparsa in questa notte. La "grazia di Dio": Dio stesso si è mostrato all’uomo come Dio che nutre nei suoi confronti pensieri di grazia e di amorevole vicinanza. All’uomo, a questo uomo di oggi spesso senza radici e senza destinazione, capace di navigare solo a vista, "è apparsa la grazia di Dio". A questo uomo Dio questa notte scopre i segreti del suo cuore, segreti di amore.

Ed è proprio nella rivelazione della grazia, che l’uomo trova la risposta alla sua domanda più grande. Egli viene a sapere che nessuno di noi è venuto al mondo per caso o per necessità, poiché ciascuno di noi è stato pensato e voluto da Dio stesso. Prima di essere concepito sotto il cuore di una donna ciascuno di noi è stato concepito nel cuore di Dio. L’uomo questa notte viene a sapere che non è destinato alla morte eterna, ma a partecipare alla vita stessa di Dio. Quando appare la grazia di Dio, l’uomo scopre interamente la verità su se stesso: Dio rivelando se stesso all’uomo, rivela anche l’uomo all’uomo.

E quindi diventa veramente libero: "tu hai spezzato il gioco che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle e il bastone dell’aguzzino". La grazia di Dio apparsa questa notte infatti "ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà". Quando la grazia di Dio appare, comincia una storia nuova: rigenerato per una speranza viva, l’uomo diventa capace di costruire una vera civiltà.

Ma come e dove "è apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini"?

4. "Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia". La grazia di Dio non consiste in un nuovo insegnamento religioso; non consiste nella notificazione di un più rigoroso codice morale. La modalità che Dio ha scelto per far apparire la sua grazia è la presenza in mezzo a noi di una persona: Gesù Cristo. È una modalità reale, carnale, temporale: la grazia di Dio l’uomo la puo’ vedere, toccare. È Gesù Cristo. La grazia di Dio è apparsa in questo mondo questa notte, perché in questa notte ci "è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore". Ecco perché in questa notte "il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse".

I primi uomini appartenenti a questo popolo furono "alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge". Singolare inizio del nuovo popolo! Non era necessario essere persone di cultura, poiché non si trattava di apprendere una dottrina; non era necessario essere fedeli osservanti delle legge, poiché non si trattava di acconsentire ad un codice. Si trattava di andare a vedere un bambino appena nato, perché quel bambino è la grazia di Dio fatta carne umana. E di questo ogni uomo è capace; a questo ogni uomo è invitato.

I pastori andarono. E quando tornarono che cosa era cambiato per loro? Le pecore in mezzo cui vivevano puzzavano ancora come prima; le loro persone ed il loro lavoro erano disprezzati come prima; il futuro della loro vita era incerto come prima. Che cosa allora era cambiato? La coscienza che avevano di se stessi. Essi si videro amati da Dio e furono pieni di stupore scoprendo la dignità della loro persona.

Carissimi: che Dio vi conceda di uscire da questa Cattedrale come i pastori dalla grotta di Betlemme. Col cuore pieno di lode alla grazia di Dio, e di stupore di fronte alla dignità della vostra e di ogni persona umana.