Veglia Pasquale e S. Messa "della notte"
Cattedrale di S. Pietro, 23 aprile 2011
1. "Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi". Questo è l’annuncio che ci è stato dato all’inizio di questa santa veglia. In essa la condizione umana è cambiata, poiché "questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vittorioso dal sepolcro".
Due sono dunque i misteri che stiamo celebrando: la risurrezione di Cristo dai morti, e la nostra rigenerazione. Ciò che durante questa notte è accaduto in Cristo, è accaduto anche in noi. Che cosa?
Non c’è dubbio che questa notte era stata prefigurata nell’evento che abbiamo sentito narrare nella terza lettura: Israele, guidato da Mosè, è condotto fuori dalla schiavitù dell’Egitto, passando attraverso il mare.
Possiamo brevemente ricordare che Mosè era stato messo in un cesto e deposto sull’acqua del Nilo. Poi, per la Provvidenza divina, era stato tolto dall’acqua, salvato da morte sicura. Egli, salvato dalle acque, ha potuto salvare il suo popolo, facendolo passare attraverso il mare.
Gesù è sceso, è entrato nelle acque della morte. Ma, in virtù del suo sangue effuso, è stato fatto tornare alla vita [cfr. Eb 13, 20]. Egli, in questa notte, ci prende per mano, ci tira su verso di sé, ci attira verso la vera vita.
Non c’è dubbio che la nostra vita è spesso la traversata di un mare in tempesta. Il rischio di affondare nel non-senso ci insidia continuamente. E siamo su una fragile zattera. Ma il Signore, che questa notte il Padre ha fatto tornare alla vita, ci prende per mano, ci porta fuori.
Ma in che modo questo accade? come possiamo anche noi, come Gesù risorto, essere salvati? come possiamo partecipare alla risurrezione di Gesù? Ce lo dice San Paolo, come abbiamo appena ascoltato: "per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova".
Mi rivolgo soprattutto a voi, cari catecumeni. Fra poco riceverete il battesimo. L’apostolo Paolo descrive la sua conversione ed il suo battesimo colle seguenti parole: "non sono più io che vivo; è Cristo che vive in me" [Gal 2, 20]. Ecco in che modo, mediante il battesimo, Cristo ci prende per mano e ci porta fuori dal mare della morte. Il nostro io si schiude, ed in esso viene a dimorare Cristo stesso. Mediante il battesimo, Cristo è in ciascuno di noi e ciascuno di noi è in Cristo. Il risultato stupendo di questa inabitazione è che tutti siamo "uno in Cristo" [Gal 9, 28]: siamo la Chiesa. Nel Signore risorto la nostra reciproca estraneità è superata, poiché siamo in comunione vera a causa di ciò che è accaduto nella nostra identità più profonda: Cristo in noi.
La profezia, che abbiamo appena ascoltata, si sta compiendo fra noi ed in noi, ed in modo particolare in voi catecumeni: "vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure … ; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo".
2. Fra poco compiremo un rito molto significativo: rinnoveremo le promesse battesimali.
Quanto la potenza del Signore risorto opera questa notte in voi catecumeni mediante il battesimo, ed in noi che già abbiamo ricevuto il Sacramento, ha anche il carattere di un germe, di un seme di vita, che deve maturare, lo ha detto S. Paolo: "… perché possiamo camminare in una vita nuova".
Questa vita nuova, o meglio la possibilità che ci è stata data di vivere una vita nuova, deve essere messa in atto. Possiamo essere tentati di non vivere secondo i doni che questa notte ci sono stati fatti. Ma rinnovando le promesse battesimali, diciamo che non vogliamo più vivere nelle tenebre del peccato e nella corruzione del mondo. E subito dopo le promesse rinnovando la nostra fede, diciamo che vogliamo camminare nella luce della divina Rivelazione, e non sottostare al potere delle tenebre.
Il Signore risorto ci custodisca tutti nella sua gloria; ci tenga sempre per mano; ci conduca alla vita eterna. Dopo questa santa notte dice a ciascuno di noi: "non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno … perché io sono il Signore tuo Dio … tu sei prezioso ai miei occhi" [Is 43, 1-4].
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