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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Terza Domenica per Annum (C)
Visita Pastorale a Riola, 21 gennaio 2007


Carissimi fratelli, carissime sorelle: quest’anno durante la celebrazione dell’Eucarestia festiva leggeremo il Vangelo secondo Luca; saremo introdotti nei divini misteri dal Vangelo secondo Luca. E’ un Vangelo stupendo, perché è il Vangelo che ci presenta Gesù come rivelazione della misericordia del Padre. Luca ci dice fin dal principio per quale fine egli lo scrive: "perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto". Rendersi conto, cioè verificare continuamente – guidati dall’evangelista – che quanto abbiamo appreso nella Chiesa circa la persona e la vita di Gesù, è degno di essere creduto. La lettura attenta di questo Vangelo ci radicherà più profondamente nella nostra fede, e darà solidità alla nostra esistenza.

Oggi ascoltiamo come viene narrato l’inizio della vita pubblica di Gesù, del compimento cioè della nostra salvezza. L’inizio consiste nella presentazione fatta da Gesù del "programma della sua vita". Ascoltiamo: "Lo Spirito del Signore…". Dunque: il Figlio di Dio si è fatto uomo per liberare l’uomo prigioniero del peccato; per dare la luce, attraverso la sua parola, all’oscurità in cui vive l’uomo; per dare al tempo un significato nuovo, facendolo diventare tempo "di grazia del Signore". Tutto questo, liberazione – luce – grazia, accadono nella vita di Gesù: Egli non farà altro, non sarà altro che liberazione, luce, grazia e misericordia.

Quando tutto questo si realizza? "Oggi si è adempiuta …". Adesso, in mezzo a noi! La parola di Gesù non è come quella dei profeti, la promessa di una salvezza futura: essa compie ora ciò che dice. E che cosa ti sta dicendo questa parola? Che ti è donata la libertà, la luce, la grazia; la parola diventa fatto, in quanto celebrando l’Eucarestia noi siamo resi presenti al sacrifico di Cristo sulla croce, che ci fa passare dal regno delle tenebre nel suo Regno.

Ma poiché si tratta di un dono, sei richiesto di accettarlo. Come? "gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi su di Lui".

Anche ora, se volete, in questa celebrazione i vostri occhi possono scorgere il Salvatore. Quando tu avrai rivolto tutta l’attenzione del cuore a contemplare la sapienza e la verità dell’Unigenito Figlio di Dio, i tuoi occhi vedranno la salvezza. Oh se anche in questa nostra assemblea si verificasse in questo momento quanto è detto nel Vangelo: "gli occhi di tutti stanno fissi su di Lui". Di tutti: degli uomini, delle donne, dei bambini e degli adulti. Non gli occhi del corpo, ma quelli del cuore: questi vedono Gesù. Se guardate a Lui, dalla sua luce sarete illuminati e dal suo sguardo sarete allietati. Avremo detto in tutta verità: "gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi".

2. Miei cari fratelli e sorelle, quanto il S. Vangelo ci ha narrato, quanto oggi la Chiesa vive, ha per voi una particolare intensità. Sono venuto a visitare la vostra comunità; sono venuto ad incontrarvi; durante i giorni trascorsi ho vissuto in mezzo a voi e con voi momenti molto profondi nella condivisione della stessa fede.

Il Vangelo appena ascoltato vi consegna il "ricordo" di questa Visita pastorale.

L’evangelista dice di avere scritto il suo Vangelo perché il lettore si "possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto". È questa la prima consegna che vi lascio, carissimi: dovete rendervi conto della solidità dell’insegnamento che la Chiesa vi trasmette. La vostra fede non sia solo ripetuta, ma sia fatta profondamente propria da ciascuno. Come? Attraverso la fedeltà ai momenti della catechesi che sicuramente il vostro parroco vi assicura. Entriamo in un contesto culturale sempre più abitato da varie proposte religiose: rendersi conto della solidità della nostra fede è una necessità assoluta.

L’evangelista dice che "gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi su di lui". È questa la seconda consegna che vi lascio, carissimi: tenere gli occhi fissi su Gesù. Rivolgendosi ad una comunità cristiana, un autore il cui scritto è la lettera agli Ebrei, scrive: "deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che vi assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù" [12,01-02].

La nostra vita è come un cammino lungo e non raramente faticoso: reso più faticoso dal peso della nostra miseria morale e dal male che ci facciamo gli uni agli altri. Nella vostra vita tenete fisso lo sguardo su Gesù: Gesù che voi incontrate nella celebrazione festiva dell’Eucarestia; che vi è predicato ed insegnato dal vostro parroco.

Dunque, miei cari, due sono le consegne che vi lascio: istruitevi nella vostra fede, rendendovi conto della solidità degli insegnamenti che avete ricevuto; tenete gli occhi fissi su Gesù, seguendo nella vostra vita quotidiana, la sua via, anche educando così i vostri figli.