Festa di S. Matteo Apostolo, Patrono della Guardia di Finanza
Basilica di San Francesco, 19 settembre 2014
1. Cari amici, la pagina evangelica narra il fatto decisivo della vita del vostro santo Patrono: il suo incontro col Signore. È pertanto utile meditare attentamente su questo avvenimento, ricco di senso anche per noi oggi.
La prima costatazione: l’incontro con Cristo è imprevisto. Matteo sta facendo il suo lavoro, svolgendo la sua professione "seduto al banco delle imposte". È dentro alla sua vita quotidiana che risuona una chiamata: "seguimi". Matteo cambia vita non in conseguenza di faticose e prolungate riflessioni, ma in forza di una iniziativa presa da un Altro.
La seconda costatazione: la chiamata di Gesù è preceduta dal suo sguardo. "Gesù vide un uomo" dice il testo evangelico. Che cosa ha visto Gesù in Matteo in quel momento? come lo ha guardato? "miserando atque eligendo", risponde S. Beda il Venerabile. C’è un salmo nel quale si dice che ogni uomo, ognuno di noi, è visto dal Signore fin da quando noi siamo formati nel grembo di nostra madre. Lo sguardo di Gesù su Matteo era il momento culminante di una cura che fin dall’inizio Dio si prendeva di quel finanziere. Era finalmente la rivelazione fatta a Matteo di un progetto che Dio aveva su di lui.
Cari fratelli, fermiamoci un momento in queste considerazioni sull’episodio evangelico. Ciò che è stato vero di Matteo, è vero di ciascuno di noi. Non veniamo all’esistenza per caso. Siamo pensati e voluti, ciascuno personalmente, dal Signore Iddio poiché ciascuno di noi ha un compito da svolgere, una missione da compiere.
La terza costatazione: la pronta risposta di Matteo. "Ed egli si alzò e lo seguì", dice il testo evangelico. La sequela di Cristo fu sentita da Matteo in quel momento come l’unica soluzione adeguata al suo vivere.
La quarta costatazione: l’incontro con Cristo è la gioia della vita. Matteo ha il cuore così traboccante di gioia che sente il bisogno di festeggiare il fatto, invitando ad un grande banchetto il Signore, i discepoli del Signore, ed i suoi colleghi. E questo gesto, così umano e spontaneo, diventa il "sacramento", il simbolo reale, cioè, di un profondo, inenarrabile mistero: il comportamento di Dio verso l’uomo. È un comportamento ricco di misericordia. L’incontro di Gesù con Matteo è un evento che si inscrive dentro una storia mirabile, la storia di Dio che si prende cura dell’uomo per guarirlo della sua miseria. E, fatto ancora più grande, mediante quel banchetto offerto da Matteo, Gesù diventa umanamente sempre più consapevole della sua missione: "non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
2. Cari fratelli, è tradizione della Chiesa proporre alle varie categorie di persone un santo Patrono. Al vostro corpo è stato dato San Matteo.
La Chiesa compie questo perché ciascun corpo abbia un esempio cui guardare oltre che un protettore da invocare. Certamente la scelta del vostro patrono è dovuta al fatto che Matteo era come voi un finanziere.
Da ciò deriva una prima considerazione. Non esiste lavoro o professione che non sia via alla santità. Anche la vostra professione.
È mediante il suo lavoro, che la persona umana raggiunge la sua perfezione morale e cristiana. La vostra sequela di Cristo non è qualcosa che si colloca accanto all’esercizio della vostra professione, ma si realizza concretamente e quotidianamente nell’esercizio del vostro lavoro. La fede non si pone accanto alla vita di ogni giorno. Ma dentro essa, ispirandola e governandola dal di dentro.
Questo è vero di ogni professione. La festa del vostro santo Patrono mi invita a dirvi però anche qualcosa di più specifico, di più vostro. E mi viene in aiuto l’apostolo Paolo nella prima lettura.
L’apostolo, come avete appena sentito, parla della Chiesa come di un "solo corpo", all’interno del quale ci sono diversità di funzioni per il bene comune.
Ciò che è vero della Chiesa, è vero anche della società civile. Essa non è l’aggregato di tanti individui estranei. Ma deve avere una sua unità interiore istituita dal perseguire lo stesso bene comune. È dentro a questo contesto che vedo la dignità morale del vostro lavoro: impedire che l’egoismo disgreghi il corpo sociale, trattenendo per sé anche ciò che è dovuto al bene comune. Ho detto "è dovuto". Cari amici, il dominio che nella nostra cultura civile sta esercitando la categoria del diritto soggettivo, è un fatto disgregativo, non aggregativo. È la consapevolezza del dovere che unisce.
Cari fratelli, sappiate che anche ciascuno di voi è guardato dal Signore come Matteo, quando è "seduto al banco" del vostro lavoro. Sia questo sguardo, il giudizio buono cioè di una coscienza retta, il vostro primo sostegno e la vostra forza. Così sia.
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