home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


45° Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni
Cattedrale di S. Pietro, 13 aprile 2008


1. "Chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece vi entra per la porta, è il pastore delle pecore". Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica oggi è per noi, per noi pastori più che per voi fedeli.

Da ciò non deriva che voi non dobbiate ascoltare, come noi. Noi lo facciamo con tremore, confrontando colla parola del Signore il nostro modo di essere pastori. Voi ascoltate perché sgorghi poi dal vostro cuore una preghiera costante per chi pasce le vostre anime.

Nella pagina evangelica Gesù dà il criterio fondamentale per discernere il vero pastore da chi è chiamato "ladro e brigante". Il criterio è espresso dalle seguenti parole: "chi non entra nel recinto delle pecore per la porta …". Chi sia la porta è detto subito dopo: "in verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore". Ma che cosa significa per noi pastori "entrare per la porta"?

Lo possiamo capire, cari fedeli, ricordando la pagina del Vangelo secondo Matteo che narra il conferimento a Pietro dell’ufficio di pastore della Chiesa di Gesù [cfr. Mt 16,13-23]. Dopo che Gesù ebbe conferito a Pietro la cura del gregge, "Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto". A questo annuncio Pietro reagisce violentemente: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma Gesù dice al neo-pastore una parola terribile: "Lungi da me, Satana. Tu mi sei di scandalo".

Miei cari fratelli e sorelle, il pastore entra nel recinto delle pecore attraverso la porta, cioè attraverso Gesù, solo se e solo nella misura in cui egli ama il Signore fino al punto di identificarsi con lui; col dono che Gesù fece di se stesso sulla Croce. Il segno che il pastore è entrato attraverso Gesù, è che quando le pecore, cioè voi fedeli ascoltate il vostro pastore, riconoscete nella voce del pastore la voce di Gesù. Se uno non è entrato per la porta, la sua sarà una voce di estraneo e le pecore "fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". La voce di Gesù continua a risuonare nelle vostre orecchie, cari fedeli, mediante la voce del pastore. È sempre Gesù a guidarvi.

Ma il Signore dice qualcosa di terribile quando parla del pastore che non è entrato per la porta che è Gesù: "il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere". La separazione fra il vero pastore e chi non lo è, è indicata in modo radicale. Il vero pastore non si appartiene ma è "proprietà" delle sue pecore; il falso pastore al contrario considera se stesso padrone del gregge e le pecore – i fedeli – sua proprietà.

2. Miei cari fedeli, come vi dicevo all’inizio, questa pagina del Vangelo è rivolta direttamente a noi, vostri pastori. Ma ascoltandola, vi sarete resi conto della grandezza e difficoltà del nostro servizio. Entrare fra di voi per la porta che è Gesù, significa diventare ogni giorno più immagine viva del suo amore per voi.

Oggi tutta la Chiesa prega per i suoi pastori. Più precisamente, per due grandi intenzioni.

La prima l’ho già indicata: perché i pastori entrino nel recinto delle pecore attraverso la porta. Perché essi ripresentino vivamente in mezzo a voi la carità di Cristo per il suo gregge.

La seconda intenzione della preghiera della Chiesa oggi non è meno importante. Non poche comunità cristiane nel mondo soffrono la mancanza di pastori. Anche la nostra Chiesa comincia ad essere in affanno.

"Pregate il padrone della messe che mandi operai!", ha detto Gesù. Cioè: la messe esiste, ma Dio vuole servirsi degli uomini per portarla nei granai della vita divina. È un grande mistero ciò che è implicato nelle parole di Gesù: il grande mistero della commozione di Dio per la salvezza dell’uomo; il grande mistero della disponibilità del cuore di chi è chiamato. Colla nostra preghiera vogliamo "commuovere il cuore di Dio", e vogliamo suscitare il "sì" di chi è chiamato.

Concludo con le parole di un grande pastore della Chiesa antica: "Lo scopo [della cura pastorale] è quello di mettere le ali all’anima, di strapparla al mondo e consegnarla a Dio, di conservare ciò che è conforme all’immagine divina, rafforzare ciò che vacilla nel pericolo … per mezzo dello Spirito insediare Cristo nei cuori perché vi aliti" [S. Gregorio Nazianzeno, Orazione 2,22; trad. C. Sani e M. Vincelli].

Pregate perché sappiamo fare tutto questo, ogni giorno. Pregate perché l’unico Pastore non faccia mancare pastori veri alla nostra Chiesa.