Mercoledì delle Ceneri
Cattedrale di S. Pietro, 13 febbraio 2013
1. La celebrazione odierna è dominata dall’austero rito dell’imposizione delle ceneri. Quando esse saranno imposte sul nostro capo, il sacerdote ci dirà: "convertitevi e credete al Vangelo".
Viene istituito un rapporto fra la nostra conversione e la fede al Vangelo. E’ la fede al Vangelo che opera la nostra conversione, perché essa ci libera dalle tenebre dell’errore e dell’ignoranza e ci introduce nella luce stessa di Dio. In che modo?
Riascoltiamo la parola di Gesù: "guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini, per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli". Ciascuno di noi è orientato nel suo agire verso il possesso di molti beni, alcuni necessari ad una vita dignitosa, altri assolutamente superflui. Ma alla radice di questo orientamento che ci spinge verso una molteplicità di beni, esiste un orientamento fondamentale verso un qualche bene, che riteniamo essere il più importante in assoluto.
Gesù ci chiede di verificare quale è l’orizzonte ultimo della nostra vita: la stima, il riconoscimento degli uomini oppure la ricompensa del Padre che è nei cieli.
L’apostolo Paolo può aiutarci a comprendere la pagina evangelica. Egli scrivendo ai cristiani di Corinto, li esorta in questo modo: "questo, vi dico, fratelli…quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno, perché passa la scena di questo mondo" [1 Cor 7, 29.31].
Viviamo in questo mondo e certamente non possiamo non fare uso dei beni che sono necessari alla nostra vita quotidiana. Come dobbiamo usarne? Senza perdere mai la consapevolezza che sono beni passeggeri. Come possiamo custodire questa consapevolezza? L’Apostolo in una seconda lettera scritta sempre ai cristiani di Corinto, risponde: "non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne" [2 Cor 4, 18].
Esistono beni visibili, i quali possono anche essere in una qualche misura necessari, ma sono comunque passeggeri. Esistono beni invisibili che sono eterni. Se fondi la tua vita sui primi, passerai anche tu con essi; se la fondi sui secondi, rimani con essi in eterno.
Riascoltiamo ora il Signore: "guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli". E’ questa la conversione prima e più necessaria: volgere lo sguardo nella direzione giusta, altrimenti si sbaglia strada.
Vi dico dunque con le parole di S. Agostino: la nostra mente deve "quindi essere istruita alla purezza del vedere mediante la fede" [La Città di Dio 11, 2]. La fede è la porta che ci introduce nel mondo delle realtà invisibili.
"La nostra mente si rinnova esercitandosi nella sapienza, con la meditazione della parola di Dio e l’intelligenza spirituale della Legge; e quanto più trae profitto quotidianamente dalla Scrittura, quanto più penetra in essa, tanto più si rinnova" [Origene, Commento alla lettera ai Romani, Lib. 9,1].
2. Intravista mediante la fede la meta ultima cui siamo destinati, la "ricompensa presso il Padre che è nei cieli", siamo come pellegrini in cammino: il pellegrinaggio della fede. Quale è la via da percorrere? "Poiché" scrive ancora S. Agostino "se tra chi tende e l’oggetto cui si tende, vi è come mezzo una via, c’è speranza di arrivare; se manca invece o non si conosce per dove si deve andare, non giova sapere dove si deve andare" [ibid.].
Riascoltiamo l’Apostolo dalla seconda lettura: "colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di Lui giustizia di Dio".
Ecco, fratelli e sorelle, la via che dobbiamo precorrere: Cristo stesso. In Lui e con Lui avviene la trasformazione intima della nostra persona: diventiamo giustizia di Dio; siamo assimilati a Dio stesso, e così camminiamo verso la sua visione.
La nostra ingiustizia, camminando in Cristo e con Cristo, giunge a diventare la giustizia di Dio. Ci è pertanto donata, per giungere al Dio dell’uomo, un cammino mediante l’uomo-Dio. Lui, Cristo, è la sola via veramente sicura, perché Egli è Dio e uomo: è dove si va, Dio; è per dove si va, uomo.
"Colui che non aveva peccato": è Dio. "Dio lo trattò da peccato in nostro favore": è uomo. "Perché noi potessimo diventare per mezzo di Lui": è la via. "Giustizia di Dio": è la Meta.
Cari fratelli e sorelle: questa sera inizia un periodo di novanta giorni, che si concluderà con la Pentecoste. E’ una grande metafora della nostra vita. I quaranta giorni della quaresima sono il nostro pellegrinaggio; i cinquanta giorni della Pasqua sono la prefigurazione della nostra condizione eterna.
E’ la porta della fede che ci dona la vera intelligenza della vita.
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