S. Messa di Pentecoste
Cattedrale di San Pietro, 11 maggio 2008
1. Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica e la prima lettura narrano lo stesso avvenimento: il dono del suo Spirito fatto dal Signore risorto ai discepoli. È una narrazione, quella evangelica, molto diversa da quella della prima lettura. La diversità arricchisce la nostra fede, e pertanto dobbiamo meditare ciascuna pagina tenendo presente l’altra. Iniziamo dal santo Vangelo.
Il dono dello Spirito Santo avviene attraverso un gesto fisico simbolico: "Dopo aver detto questo alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo". È indicato anche con accuratezza in quale giorno della settimana il fatto accade: "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato".
Per chi ha una qualche dimestichezza con la S. Scrittura, il racconto evangelico richiama subito un altro racconto. Quello della creazione dell’uomo. Dice la Scrittura: "il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente" [Gen 2,7]. L’indicazione cronologica va nello stesso senso: il sabato era il giorno in cui si era conclusa la creazione; il primo giorno dopo il sabato è un nuovo inizio, un nuovo principio posto dentro allo scorrere del tempo.
Il dono che Gesù risorto fa ai suoi discepoli li rigenera nella loro umanità, li ri-crea. Essi, per la forza di questo alito di vita, diventano esseri viventi, ma della stessa vita divina. Diventano partecipi della vita eterna di Dio. Oggi quindi noi celebriamo la rigenerazione dell’uomo, e l’inizio di una nuova creazione: è "il primo giorno dopo il sabato".
Non dobbiamo però trascurare due particolari nel racconto evangelico. Il primo è il fatto che il dono dello Spirito avviene dopo che Gesù "mostrò loro le mani e il costato": i segni gloriosi della sua passione. Il dono dello Spirito Santo e la conseguente rigenerazione dell’uomo sono riferite, perché ne sono il frutto, alla potenza redentrice di Cristo crocefisso e risorto.
Il secondo particolare è il fatto che al dono dello Spirito Santo è connesso il perdono dei peccati: "a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". Cari fratelli e sorelle, la rigenerazione dell’uomo implica, esige che l’uomo sia consapevole della sua ingiustizia; implica quel giudizio interiore della coscienza mediante il quale l’uomo afferma la verità circa se stesso. Questa consapevolezza della propria ingiustizia, questo giudizio di auto-condanna sono l’altra "faccia" dell’evento narrato nel Vangelo: ha inizio il tempo della grazia; ha inizio il tempo del perdono e della misericordia: "a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". Il dono dello Spirito Santo ci dona la verità della coscienza e la redenzione che ci rigenera.
2. Siamo così giunti al senso profondo della prima lettura. Quale è il segno più chiaro che l’umanità si trova nel disordine, e che ogni uomo vive in una condizione di ingiustizia? La divisione fra le persone, la contrapposizione fra i popoli, l’incapacità di comunicare gli uni con gli altri.
Riascoltiamo ora come viene narrato lo stesso evento narrato dalla pagina evangelica: "Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua". Il segno e l’effetto della presenza dello Spirito Santo nel mondo è la ricostruzione dell’unità della famiglia umana. È la capacità ridata all’uomo di comunicare veramente con l’altro uomo. La comunione interpersonale è la grande elargizione di grazia fatta dallo Spirito del Signore risorto: Egli è lo Spirito di comunione.
Cari fratelli e sorelle, questa sera, la sera di Pentecoste, noi impariamo a leggere la storia umana, a guardarla in profondità, oltre la verità delle cronache quotidiane. La storia umana è percorsa da due forze che cercano di costruire due opposti modi di convivere due città, amava dire S. Agostino: la forza dello Spirito Santo donato ai credenti, com-posizione delle diversità che crea una città di com-posizione; la forza del male che crea un città di contra-posizione.
È questa la contraddizione drammatica del nostro tempo. Da una parte vediamo che i popoli si avvicinano sempre di più e diventano sempre più interdipendenti. Dall’altra vediamo che le fondamenta stesse della convivenza sono progressivamente erose: oscuramento del senso morale, devastazione dell’istituto matrimoniale origine di ogni società, imbarbarimento delle relazioni sociali.
Dentro a questo scontro vive ciascuno di noi: ne è al contempo spettatore e attore. E può allearsi con l’una o l’altra forza.
Questa sera sale la grande preghiera della Chiesa: "Vieni, o Santo Spirito … senza la tua forza nulla è nell’uomo … lava ciò che è sordido … piega ciò che è rigido". Perché la forza che deturpa l’uomo nella sua verità e dignità sia finalmente vinta.
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