GIORNATA DELL’AMMALATO
Pianoro Nuovo, 11 febbraio 2009
1. "Come una madre consola un figlio così io vi consolerò. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore". Cari fratelli e sorelle, l’amore di Dio per l’uomo è un fatto tanto grande che la S. Scrittura per farcelo comprendere ricorre a tutte le esperienze dell’amore umano. L’amore del padre verso i figli, l’amore degli sposi e dei fidanzati, l’amore degli amici, sono tutti usati dalla parola di Dio per darci una qualche comprensione dell’amore divino.
Ma oggi – come abbiamo sentito nella prima lettura – il Signore si serve dell’amore materno per dirci il suo amore: "come una madre … così io". Tutti noi abbiamo avuto l’esperienza dell’amore materno. Voi, carissime madri presenti, capite meglio di tutti quanto sto dicendo. Ebbene, tutto ciò che di intensa tenerezza, di insonne cura della persona, di profonda condivisione richiama alla mente l’amore materno, attribuitelo in questo momento al Signore elevandolo all’ennesima potenza.
Tuttavia oggi la parola santa mette in risalto una particolare dimensione, un atto proprio dell’amore materno di Dio: la consolazione. L’amore di Dio consola l’uomo: "come una madre consola un figlio così io vi consolerò".
Quando pronunciamo la parola "consolazione", noi pensiamo subito ad una persona che vive una grande sofferenza ed attraversa una grande tribolazione e ad una persona che si fa vicina per sostenerla ed aiutarla.
Miei cari fedeli, questo è ciò che il Signore fa con ciascuno di noi. Lo aveva ben sperimentato l’apostolo Paolo che chiama Dio il "Dio di ogni consolazione". Ed aggiunge: "il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" [cfr. 2Cor 1,3-4]. La redenzione che Dio in Gesù ha compiuto, è stato un grande atto di consolazione.
È per questo che, come insegna un’altra pagina biblica, i credenti "hanno una grande consolazione nell’afferrarsi alla speranza che è posta loro davanti" [cfr. Eb 6,18]. È una consolazione che ci fa resistere anche quando passiamo attraverso la tribolazione.
Ed è ancora l’apostolo Paolo che scrivendo ai Tessalonicesi, ci assicura che "Dio nostro Padre, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia una consolazione eterna e una buona speranza", conforterà i nostri cuori [cfr. 2Tess 2,16ss].
2. Oggi la Chiesa ricorda un avvenimento ed un luogo dove all’uomo è dato di sperimentare la consolazione di Dio: le apparizioni della S. Vergine a Lourdes. A Lourdes i tribolati, gli infermi sperimentano la verità delle parole divine: "come una madre consola un figlio così io vi consolo. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore". Non a caso, la Chiesa pertanto ha voluto che proprio oggi si celebrasse la Giornata del malato.
Ma Lourdes ci dona un insegnamento importante. Ci insegna che la consolazione di Dio giunge a noi attraverso Maria. Oggi la dimensione materna della cura che Dio si prende di noi, risulta particolarmente evidente. La pagina evangelica appena proclamata ci narra precisamente la consolazione materna di Maria.
La pagina è la conclusione del racconto che il Vangelo fa della visita di Maria a sua cugina Elisabetta: racconto che voi ben conoscete nella sua interezza.
Maria aiuta Elisabetta e consola ciascuno di noi portando nella nostra vita e nella nostra casa la presenza di Gesù. La gioia di Elisabetta, l’esultanza del suo bambino nel grembo, il canto di Zaccaria sono dovuti al fatto che con Maria nella casa è entrato Gesù. "La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi", aveva promesso il profeta. Questa promessa si adempie nella casa di Elisabetta mediante Maria. La mano del Signore si fa manifesta attraverso la presenza e l’opera di Maria.
Carissimi fedeli, noi invochiamo Maria come "consolatrice degli afflitti". Partiamo da questa santa celebrazione nella certezza di avere in Maria colei che ci farà sentire la consolazione del Signore. Ricorriamo fiduciosi a lei in ogni nostra necessità, "E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" [2Tess 2,16-17].
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