Domenica Quindicesima per Annum
Fiesso, 10 luglio 2011
1. Cari fedeli, la pagina evangelica parla in primo luogo di Gesù, il nostro redentore. Gesù parla di Sé servendosi dell’immagine del seminatore.
"Ecco il seminatore uscì a seminare". "Da dove uscì?" si chiede un Padre della Chiesa "colui che è presente dappertutto, che riempie tutto? O come uscì? Non nel senso di un luogo, ma entrando in relazione con noi mediante il suo piano provvidenziale, facendosi più vicino a noi con il rivestire la carne" [S. Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo 44, 3; Città Nuova, Roma 2003, vol. 2, 275].
Uscì dunque il seminatore: venne fra noi il Figlio di Dio. Per fare che cosa? a predicare il Vangelo della grazia e della misericordia; a parlarci dell’amore del Padre per noi. Il Vangelo chiama "semina" l’insegnamento di Gesù; "terreno" le persone che ascoltano questo insegnamento.
Tutta questa immagine Gesù la poté desumere dal profeta. Come avete sentito, nella prima lettura il Signore Iddio ci ha parlato, paragonando la sua Parola alla pioggia e alla neve che fecondano e fanno germogliare la terra. Ma con questa immagine ci viene anche detto per mezzo del profeta che la parola di Dio ha in se stessa e per se stessa una forza operativa: "non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata".
Allo stesso modo, il Vangelo predicato da Gesù ed il suo insegnamento non era solamente la comunicazione di contenuti fino ad allora sconosciuti agli uomini, ma è una parola, una comunicazione che produce frutti e cambia la vita [cfr. Benedetto XVI, Lett. Enc. Spe salvi 2, LEV, 5]. Non è solo informazione, ma opera ciò che dice.
2. A questo punto, tuttavia, sorge in noi la domanda: se la parola di Dio dettaci da Gesù, non ritorna a Lui senza effetto, come si spiega che tanti ascoltano la sua predicazione e non diventano suoi discepoli? Non a causa del seminatore e della inefficacia della sua Parola ciò avviene, ma delle disposizioni della persona che ascolta.
Cari amici, qui noi ci incontriamo con un grande mistero. Dio ci ha amati per primo; ci ha prevenuti in tutti i suoi doni di salvezza; ha preparato per tutti il suo banchetto di gioia e di grazia. Egli ha fatto quanto era in Lui, ma una cosa non fa: entrare in casa nostra senza chiedere il permesso, sfondando la porta. Egli desidera che la nostra volontà risponda ai suoi doni liberamente, perché non vuole degli schiavi ma degli amici.
La pagina evangelica ci rivela che non esiste un solo modo di rifiutare la salvezza propostaci. Ce ne sono tre.
Alcuni – dice il Signore – sono simili ad una strada. A causa della loro indolenza, della loro negligenza, della loro noncuranza ascoltano la parola del Signore, ma come non ascoltassero. Entra da un orecchio ed esce dall’altro.
Altri sono simili ad un terreno sassoso. A causa delle difficoltà, delle tentazioni che incontrano volendo ubbidire a quella Parola che hanno ascoltato, tralasciano l’insegnamento. Non hanno permesso che la parola di Gesù penetrasse profondamente nel loro modo di pensare, di valutare, di vivere.
Infine, altri sono simili ad un terreno pieno di rovi e spine. A causa del loro radicamento nel mondo; nel modo di pensare e di valutare della cultura antievangelica in cui vivono, quella parola evangelica che hanno ascoltato non produce alcun frutto.
3. Cari amici, non stiamo facendo … una lezione di storia. Non vi sto semplicemente dicendo che cosa Gesù duemila anni orsono ha insegnato; non vi sto dando delle informazioni.
Ma, adesso, a ciascuno di voi Gesù sta dicendo: "io sono uscito questa mattina a seminare nel tuo cuore, perché voglio condividere con te, ora, i miei pensieri. E tu, come mi stai ascoltando? Come uno che appartiene a quelle tre categorie, o come un terreno che fa fruttificare la parola udita, che la fa cioè diventare norma della sua vita?".
Cari fratelli e sorelle, non ci capiti di appartenere a nessuna di quelle tre categorie, ma custodiamo la Parola che ci è stata predicata col ricordo, colla riflessione, colla vita. Così sia.
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