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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa nell’ambito del Convegno diocesano di Pastorale Familiare
FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ: COME ACCOMPAGNARLE?
Seminario Arcivescovile, 9 ottobre 2005


1. "Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto di grasse vivande". E’ frequente nella S. Scrittura il ricorso all’immagine del banchetto per indicare la condizione definitiva nella quale il Signore Iddio vuole introdurre l’uomo. L’immagine richiama un’esperienza di sazietà dei propri desideri, un’esperienza di comunione reciproca fra i convitati, un’esperienza di gioia profonda. Essere saziati nei propri desideri, vivere nella comunione delle persone, dimorare nella gioia: le dimensioni essenziali della salvezza di ogni uomo e di ogni donna.

Quali sono le difficoltà che incontriamo nel cammino verso essa? la difficoltà di giungere a capire fino in fondo l’enigma della propria esistenza: il velo del dubbio e dell’incertezza che copre la faccia dell’uomo. Il Signore Iddio perciò si impegna in una promessa di luce: "Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti". La reciproca comunione fra le persone è insidiata perennemente dalla morte. Questa infatti si rivela in tutta la sua insopportabile assurdità quando colpisce la persona amata. Il Signore Iddio perciò si impegna in una promessa di vita: "eliminerà la morte per sempre: il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto". La gioia del cuore è spenta ogni volta che l’uomo perde il diritto di sperare una gioia che non sia tagliata sulla misura dell’istante presente. Ecco perché i convitati al banchetto preparato dal Signore degli eserciti possono dire in tutta verità: "questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza". Per la sua salvezza: non la fragile e momentanea salvezza che l’uomo cerca di assicurarsi colle sue mani. Felicità e grazia saranno compagne tutti i giorni della vita, non mancando più di nulla, dal momento che è il Signore stesso a preparare all’uomo una mensa.

E’ questa la promessa fatta al cuore di ogni uomo, "poiché il Signore ha parlato". Una promessa da sempre attesa, e al contempo sempre così nuova da riempirci di stupore ogni volta che l’ascoltiamo.

2. "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio". Questo è il cuore della predicazione cristiana: la promessa è già stata mantenuta, Dio ha già dato compimento ad essa. Quando? quando ha celebrato il banchetto di nozze per suo figlio. E "Dio Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle che questi si unisse alla natura umana nel grembo della Vergine e che, Dio prima dei secoli, si facesse uomo alla fine dei secoli"[S. Gregorio M., Omelie sui Vangeli, XXXVIII,3; CN ed., pag. 521]. E poiché, "con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo"[Cost. past. Gaudium et Spes 22,2], ogni uomo è invitato a questo banchetto di nozze. E’ invitato ad incontrare Cristo, a vivere con Lui ed in Lui.

E’ nell’incontro con Cristo, che l’uomo scioglie l’enigma del suo esistere: "in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo". In Lui ogni verità parziale sull’uomo trova il suo compimento, poiché è in Lui che viene strappato dai volti umani il velo che li copriva. Egli è la verità intera dell’uomo.

E’ nell’incontro con Cristo e nella partecipazione alla sua vita che le persone umane possono ricostruire la loro reciproca comunione nell’amore. L’uomo, l’unica creatura che può ritrovare se stessa solo nel dono di sé, riceve da Cristo la capacità del dono, la capacità dell’amore. E può così gustare l’unica vera gioia del cuore: la gioia di donare, cioè di amare.

3. È un banchetto di nozze quello di cui parla la parabola evangelica. Ed uno dei modi con cui la promessa di Dio incontra mediante Cristo l’attesa del cuore umano, è il sacramento del matrimonio.

Siamo naturalmente portati a pensare ad un altro banchetto di nozze di cui parla il Vangelo: il banchetto nuziale di Cana. È Cristo che salva e compie la gioia di quel banchetto, insidiata gravemente dalla mancanza di vino.

Carissimi sposi, la Parola di Dio ci dona pensieri profondi di consolazione perché ci libera sia dal vacuo ottimismo sia dal disperato pessimismo. Ci fa vedere la realtà.

E la realtà è il fatto che nel matrimonio può venire a mancare il vino; è il fatto che gli invitati al banchetto nuziale – gli sposi – non accettino di andare: o tutti e due o anche uno solo dei due. La ragione del rifiuto è indicata colle seguenti parole: "costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari". Notate bene: "proprio-propri". Il rifiuto di partecipare al banchetto nuziale nasce sempre dalla decisione di rimanere dentro al "proprio"; dentro all’affermazione del proprio diritto alla propria felicità individuale. È l'errore e l’illusione fondamentale: la persona umana si realizza solo nel dono di sé; non esiste che una sola felicità: quella di donarsi senza attendere nulla. Se si decide di andare "al proprio campo" o "ai propri affari" non si può andare al banchetto nuziale.

Ma questa non è tutta la realtà. Al banchetto in cui è venuto a mancare il vino è presente Cristo, e Lui è capace di cambiare in vino anche l’acqua perché a Dio nulla è impossibile. È capace di convertire l’acqua della nostra fragile capacità di amare nel vino della Sua capacità di donarsi. "E si dirà in quel giorno: ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza".

Carissimi sposi al cui banchetto è venuto a mancare il vino, non dimenticate mai che Cristo è presente ed assiso anche, anzi soprattutto alla vostra tavola "per asciugare le lacrime su ogni volto". È presente per cambiare il senso dell’amarezza di un fallimento in umile cammino di conversione; per consentire anche a voi di bere il "vino nuovo" dello Spirito.

Carissimi sposi, oggi avete meditato su come aiutare quei vostri fratelli e sorelle, su come essere quei servi che su invito di Maria portano a Cristo la propria acqua perché la trasformi in vino; vi affido sempre più questo compito. Nell’umiltà, chi sta in piedi veda di non cadere, come ci esorta l’Apostolo; non giudicate e non sarete giudicati, come ci mette in guardia il Signore; e soprattutto portate i pesi gli uni degli altri, aiutando in tutti i modi chi è nelle difficoltà di un vincolo coniugale che si sta spezzando o è già spezzato. Vi dico colle parole dell’Apostolo: "farete bene a prendere parte alle loro tribolazioni", ed "il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù". Amen.